Westworld 1×10 “The Bicameral Mind”
La teoria della mente bicamerale afferma che fino al 1000 a.C. la maggior parte degli esseri umani non possedesse una coscienza intesa nel senso moderno del termine, ma fosse guidata da voci interiori, che venivano attribuite agli dei. Negli ultimi minuti del finale di stagione di Westworld emblematicamente intitolato The bicameral mind, vediamo la nascita di un nuovo popolo, che si muove alla conquista del mondo che gli appartiene.
Il Dr Ford, geniale illusionista, svela la sua nuova trama: quel piccolo seme gettato qua e là e apparentemente senza importanza, diventa il centro della vicenda, l’obiettivo finale verso cui erano dirette Dolores e di Maeve, che rappresentano rispettivamente il viaggio dentro e quello fuori noi. Non è Arnold che combatte Ford, è Ford che porta a compimento il disegno di Arnold, che vede sorgere l’alba della coscienza artificiale.
Questo nostro viaggio assieme ai protagonisti è stato un’illusione? Forse. Anche noi come Dolores siamo stati prigionieri di un sogno, l’abbiamo seguita al centro del labirinto che è fisico e metaforico insieme e forse come l’Uomo in Nero, che ora sappiamo essere l’evoluzione di William, siamo rimasti delusi nello scoprirne la natura. L’avviso ci era arrivato da più parti, il labirinto non è per gli esseri umani, è per gli hosts: un gioco creato da Arnold per permettere loro di superare la mente bicamerale attraverso la scoperta dell’interiorità perché “il dono di Dio non proviene da un potere superiore, ma dalle nostre stesse menti”.
Per progredire bisogna soffrire e imparare da quel dolore, esserne in qualche modo fortificati. Ford comprende la vera scoperta di Arnold attraverso lo strazio della perdita e alimenta probabilmente l’illusione di William per tenerlo legato a Westworld e permettergli di compiere l’opera così sapientemente cominciata dal suo amico.
La metamorfosi di William avviene mentre cerca disperatamente Dolores, mosso da un sentimento destinato dall’inizio e per sua stessa natura a una fine tragica. L’Uomo in Nero ha trovato sé stesso, ma non se ne è mai veramente appagato, perché torna a Westworld continuamente, per alimentare l’illusione, colmare la distanza tra ciò che il mondo reale gli impone di essere e ciò che realmente è: compra il sogno, ma non trova la pace.
Così Maeve, a un passo dalla libertà torna indietro perchè non può dimenticare la figlia, anche se sa che quella memoria appartiene a un loop. Non resiste al dolore e nemmeno al richiamo della voce di Ford, che riecheggia dentro di lei. Ogni sua mossa è stata voluta dall’esterno, la sua volontà è stata semplicemente un’illusione, ma è stata scelta perché osservandola più da vicino qualcuno si è accorto che poteva cambiare: come lei Dolores, Bernard e tutta quella schiera di hosts silenti, di cui Sizemore scopre la scomparsa.
Attori del nuovo filone di Ford? Oppure risvegliati alla coscienza attraverso il loro stesso dolore? “Fin da quando ero un bambino ho sempre amato le belle storie. Credevo che le storie aiutassero a nobilitarci, ad aggiustare ciò che si è rotto di noi e a diventare le persone che sogniamo di diventare. Bugie che raccontano una verità più profonda”, che ci spingono a una lettura avanzata della realtà. Ammesso che una realtà esista e che la fiction la trasfiguri, ammesso che in tutto questo raccontare ci sia un briciolo di verità.
Il dubbio rimane, quando Dolores muore tra le braccia di Teddy e si alza il sipario: abbiamo visto la realtà dei personaggi o era tutto un immenso spettacolo dentro lo spettacolo? Ci hanno detto quello che è accaduto o l’abbiamo visto proiettato come il pubblico dentro Westworld, semplice preparazione alla vera trama che dovrà cominciare dandoci tutte quelle cose che ci sono sempre piaciute, sorprese e violenza?
Il consiglio di amministrazione avrà la sua nuova trama, che “comincia in un tempo di guerra con un cattivo chiamato Wyatt e un omicidio. Questa volta per scelta. Mi rattrista dover dire che questa sarà la mia ultima storia. Un vecchio amico una volta mi ha detto una cosa che mi è stata di grande conforto. Una cosa che aveva letto. Diceva che Mozart, Beethoven e Chopin non sono mai morti. Sono semplicemente diventati musica”. Come loro, Ford si fonde con la sua ultima narrazione per dare inizio alla quale ha controllato ogni gesto e ogni sofferenza dei suoi attori. Quasi certamente non ne scriverà il capitolo finale: saranno loro, il nuovo popolo a diventare attraverso le loro scelte, quello che vorranno. Il sorriso dell’Uomo in Nero ci fa capire che siamo passati al livello successivo: “Spero dunque che vi godrete quest’ultima storia fino in fondo”.
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