AGENT CARTER
Stagione 1, episodi 1 & 2
“Now is not the end” e
“Bridge and Tunnel“

“Sometimes the best man for the job is a woman”
Perfetto esempio del trend della crossmedialità (pardon transmedialità), Agent Carter, basato sulle vicende dell’monimo personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby, dimostra di essere uno spin-off più che indipendente dai prodotti madre. In più la sua breve durata (otto episodi ordinati) ci fa ben sperare in termini di qualità.
Dopo la fine della seconda fine della seconda guerra mondiale, l’agente Peggy Carter (una bravissima Hayley Atwell) viene relegata a ruolo di mera burocrate presso la SSR (Strategic Scientific Reserve, ovvero il futuro S.H.I.E.L.D. ), ma poiché tali mansioni le stanno non poco strette, decide di aiutare Howard Stark (Dominic Cooper), brillante scienziato e magnate (nonché padre di Tony Stark/ Iron Man) a ripulire il proprio nome dopo l’accusa di aver venduto armi pericolose al mercato nero. Ad affiancarla ci sarà il maggiordomo di Stark, Edwin Jarvis (James D’Arcy).
Il pilot inizia con un flashback, una scena presa dalla fine del film Capitan America, in cui l’agente Carter è in collegamento radio con l’amato Steve Rogers, proprio mentre l’aereo su cui viaggia l’uomo sta per perdere inesorabilmente quota. Un triste ricordo che influenzerà molto la vita di Peggy negli anni a venire.
Dopo questa scena straziante, veniamo portati nella New York del 1946, nell’appartamento che Peggy Carter condivide con una certa Colleen, apprendiamo dalle parole di quest’ultima che Peggy lavora persso una certa compagnia telefonica (che in realtà si rivelerà una copertura dell’SSR).
Ovviamente, essendo una donna degli anni 40, la sua vita lavorativa non è proprio tutta rose e fiori: deve vedersela infatti con i pregiudizi dei suoi colleghi al maschile dovuti non solo al suo sesso ma anche alla sua passata relazione con Capitan America, che molti vedono come una sorta di “raccomandazione”. In particolare a rederle la vita difficile ci pensa l’agente Thompson ( Chad Michael Murray ).
In ufficio si affronta una questione spinosa: le accuse di tradimento nei confronti di Howard Stark, il quale chiede aiuto proprio a Peggy per tirarsi fuori dai guai. Ed è qui che entra in scena Jarvis, il maggiordomo di Howard, dal quale Tony prenderà spunto per creare J.a.r.v.i.s. l’intelligenza artificiale di Iron Man. All’inizio la donna lo scambia per un malintenzionato, che riesce a mettere k.o. senza molta difficoltà, in seguito i due diverranno collabotori.
Per aiutare Stark, Peggy si prende una giornata libera al lavoro, che le viene concessa facilmente dopo aver detto che si tratta di “cose da donne”. Ah, l’ingenuità dei maschilisti! Fortunatamente per noi, le “cose da donne ” dell’agente Carter prevedono l’intrusione in un nightclub sotto le mentite spoglie di Veronica Lake alter-ego biondissimo dellla nostra Peggy, che grazie al travestimento riesce a sedurre il proprietario del locale nonché abile ricettatore e a rubargli la soluzione esplosiva originariamente progettata da Stark.

Quando sembra andare tutto per il meglio, un ignoto fa irruzione nell’appartamento di Peggy, uccidendo Coleen. A quanto pare il nemico da battere è Leviathan.
Nel secondo episodio “Bridge and Tunnel” Peggy è in una tavola calda, intenta ad ascoltare alla radio uno sceneggiato-parodia su Captan America, che come possiamo immaginare, non le va tanto a genio.
La cameriera Angie si accorge che Peggy sta cercando casa e si permette di suggerirle un appartamento nel suo stesso stabile, ma il pensiero di ciò che è accaduto a Colleen la dissuade.
Trova quindi sistemazione in una delle case di Stark. Ogni tentativo da parte di jarvis di rintracciare Leviathan e gli uomini muti non è andato a buon fine. Decidono quindi di seguire la pista di Leet Brannis, malvivente noto a quelli che conoscono un po’ il MCU(Marvel Cinematic Universe).
Nel frattempo uno degli uomini con la macchina da scrivere fa una domanda al suo misterioso interlocutore circa Leet Brannis e il Nitramene. Si reca poi da Geno Di Lucia, e dopo aver ottenuto delle informazioni lo uccide.
Il mattino seguente, l’agente Carter si reca al Daisy Clover Dairy Farm(centrale del trasporto del latte) travestita da ispettore della salute e si mette sulle tracce di un tale Sheldon McPhee has been out sick for two days and has the truck at houn impiegato rimasto a casa per malattia negli ultimi giorni.
Nel frattempo al SSR l’agente Thompson riceve le macerie dell’intera Roxxon, credono che dietro l’esplosione ci sia Stark. Nel frattempo a Pweggy viene ordinato di ispezionare i dipendenti della Roxxon per scongiurare eventuali contaminazioni da raggi-vita, un agente riconosce due sospettati, ma quando ad uno di questi viene chiesto di consegnare i vestiti indossati in mattinata, egli tenta invano di fuggire. L’uomo, Van Ert, viene quindi condotto da Thompson per essere interrogato (e torturato).
Ottenuto l’indirizzo di McPhee, Peggy gli dà la caccia, riuscendo a trovare anche i furgoni e un altro uomo il quale le rivelerà in cambio di protezione che Leviathan vuole qualcosa da Stark. McPhee invece riesce a scappare.

Sul furgone nel frattempo sta per esplodere la bomba, i tre si lanciano fuori, ma Brannis appare in fin di vita. L’uomo tuttavia prima di morire riesce però a disegnare sulla sabbia un simbolo.
Sulla scena del delitto di Brannis l’SSR ritrova peròdelle impornte digitali riconducibili alla misteriosa bionda dell’episodio precedente, che noi sappiamo essere Carter.
Fortunatamente il suo volto non compare in nessuna delle foto. In un magazzino nel frattempo viene ritrovata la targa del furgone esploso precedentemente.
Riflessioni:
– Più che spin-off di Agents of S.H.I.E.L.D.S lo definirei uno spin off di Capitan America, l’intro lo rende abbastanza chiaro. Inoltre i registi del pilot sono gli stessi del film di Capitan america: il primo avenger.
– Sicuramente vi starete chiedendo quando la serie si colloca cronologicamente rispetto al corto Agent Marvel: One Shot. Ebbene, contrariamente a quanto ci aspettassimo, il corto non è il prequel della serie, ma avrebbe luogo dopo la fine di questa prima stagione e dopo la fine del primo film di Capitan America.
– Per sottolineare l’epoca in cui la serie viene ambientata viene fatto ampio ricorso ad una colonna sonora retrò e ad una fotografia dalla luce “sfarfallata”, mentre per i flashback si ricorre all’effetto Seppia e pellicola rovinata. Una scelta che a me pare un po’ esagerata, a un certo punto con tutta quell’incandescenza mi stavano lacrimando gli occhi, si può benissimo fare un bel period drama senza tutti questi effetti (vedi Mad Men), anche se in questo caso si può concedere una licenza fumettistica.
– Che bellezza rivedere le stesse facce del film, in particolare Dominic Cooper nei panni di H.Stark .
– Sono l’unica a pensare che Chad Michael Murray sia molto più a suo agio quando deve fare lo stronzetto di turno piuttosto che il bravo ragazzo? Vedi in Girlmore Girls o Dawson’s Creek. Nelle vesti di Lucas era un po’ sprecato, invece.
– Tra le coinquile che menziona Angie c’è una certa mary che lavora allo studio legale Goodman, Kurtzman & Hollyway, non vi dice nulla? Nei fumetti è il posto in cui lavora She-Hulk, e i cognomi sono stati scelti da Stan Lee per omaggiare i creatori della Marvel.

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