Assassinio sul Nilo
Assassinio sul Nilo è un audace mystery-thriller sul caos emotivo e sulle fatali conseguenze scatenate dall’amore ossessivo. Basato sul romanzo del 1937 di Agatha Christie, il film è uscito nelle sale italiane il 10 febbraio 2022, dopo essere stato rimandato più volte a causa della pandemia e per le accuse contro uno dei protagonisti, Armie Hammer.
Kenneth Branagh dirige la pellicola e interpreta l’iconico detective Hercule Poirot, insieme al ricco cast composto da Tom Bateman, la quattro volte candidata all’Oscar Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Gal Gadot, Armie Hammer, RoseLeslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders e Letitia Wright.
La sceneggiatura di Assassinio sul Nilo riunisce gli autori del successo globale del 2017, Assassinio sull’Orient Express, ed è firmata da Michael Green. Il film è prodotto da Ridley Scott, Kenneth Branagh, p.g.a., Judy Hofflund,p.g.a.e Kevin J. Walsh,mentreMark Gordon, Simon Kinberg, Matthew Jenkins, James Prichard e Matthew Prichard sono i produttori esecutivi.
ATTENZIONE: quello che segue è una recensione con alcuni spoiler del film Assassinio sul Nilo. Se non avete ancora visto il film o non volete guastarvi le sorprese, vi consigliamo di non proseguire la lettura.

Una vacanza in Egitto
La vacanza in Egitto dell’investigatore belga Hercule Poirot a bordo di un elegante battello a vapore si trasforma in una terrificante ricerca di un assassino, quando l’idilliaca luna di miele di una coppia perfetta viene tragicamente interrotta. Il film è ambientato in uno scenario epico, caratterizzato da ampi panorami desertici e dalle maestose piramidi di Giza, una drammatica storia di un amore finito male, con un gruppo cosmopolita di viaggiatori dal look impeccabile, colpi di scena che lasceranno il pubblico con il fiato sospeso in attesa della rivelazione finale.
Assassinio sul Nilo è stato girato con cinepresa 65mm Panavision alla fine del 2019 e trasporta il pubblico negli anni ‘30, ricreando molti dei luoghi che hanno ispirato l’affascinante thriller di Agatha Christie. Uno dei protagonisti principali del film è sicuramente l’Egitto. Le atmosfere sono sempre affascinati, grazie alle scenografie e ai costumi che ci permettono di percepire il periodo storico in cui si svolge la storia, anche se a volte pecca di computer grafica.
Fin dall’incipit in bianco e nero, con una fotografia che omaggia i grandi classici del cinema muto, Branagh utilizza il cinema del passato per aprirci le porte verso un film che nel suo svolgimento – però – non ci regala altrettante sorprese e innovazioni.
Negli ultimi decenni, la “formula” Christie è sembrata più a suo agio in televisione (ad esempio, la serie britannica Miss Marple), dove è risultata meno ermetica e preziosa, fino a quando Kenneth Branagh ha raccolto la sfida con il suo remake del 2017 di Assassinio sull’Orient Express.

Location con un grande potenziale
Parte essenziale della storia si svolge sul Nilo. All’inizio, le ambientazioni egiziane sembrano un po’ sintetiche – si può dire che le piramidi sono fatte in CGI – ma nel momento in cui i personaggi vagano per gli angoli polverosi e le fessure di Abu Simbel, l’imponente tempio lungo il fiume scavato in una scogliera come monumento a Re Ramesse II diventa uno sfondo di maestosità sorprendente.
Gli atti principali della pellicola si svolgono sul SS Karnak, il vasto battello a vapore fluviale a due livelli che ospita una dozzina di vacanzieri di lusso. Pieno di corridoi e scompartimenti, è un esempio della sfacciata ricchezza degli anni ’30, e un veicolo di suspense migliore rispetto all’ Orient Express. Infine, il cardine della trama è un triangolo amoroso aristocratico vendicativo, che prova a coinvolgerci nel dramma che precede l’omicidio, accrescendo un climax di tensione.
Tutto inizia il un locale londinese, dove una donna vamp ereditiera, Linnet Ridgeway, interpretata da Gal Gadot – raramente così brillante nell’interpretazione – , fa un giro di ballo con Simon Doyle (Armie Hammer), il fidanzato della sua migliore amica, Jacqueline (Emma Mackey).
Un salto temporale ci porta sul Karnak: troviamo Linnet e Simon, ora sposati e in luna di miele, mentre la gelosa e tradita Jacqueline si trasforma nella loro stalker. Porta con sé una pistola calibro 22 e un movente per omicidio.

Un cast corale mal gestito
La gestione del cast corale non è stata delle migliori. Il film ha un potenziale da blockbuster, ma manca di un equilibrio tra i vari personaggi. Non riesce a riservare il giusto spazio a ciascun di loro e il ricco cast si riduce a un insieme di caratteri dalla scarsa chimica.
Non è la prima volta che Hollywood ci prova, sfruttando nomi di alta portata e fama internazionale, come i character poster per attirare l’attenzione del pubblico. Il problema si crea quando si ha una sceneggiatura debole, che non dà il doveroso spazio a questi grandi volti del cinema.
Fatta eccezione per l’eccellente Emma Mackey (Sex Education), la performance di Hammer – ad esempio – manca attivamente all’interno della pellicola. Un’interpretazione piatta e di stampo prefabbricato, che non dà nulla di nuovo a un personaggio già visto. Lo troviamo nei panni dell’astuto, arrogante, estremamente abbronzato Simon. Una presenza dell’attore nel film, dopo le accuse di abuso mosse contro di lui, considerata problematica, ma va detto che appare sullo schermo più della maggior parte degli altri attori.
Branagh aggiorna dettagli, ma mantiene intatta la storia originale. Assassinio sul Nilo prosegue abbastanza piacevolmente, nutrendosi della spinta di Poirot per risolvere il mistero. In un interrogatorio sbaglia e si confonde, segno che Branagh vuole che prendiamo sul serio l’ossessività del detective. Poirot ha una sotto-trama malinconica e romantica, elemento che prova a dare un minimo di profondità al protagonista, per farci empatizzare – difficilmente – con lui.

Un mistero troppo facile da risolvere
Il fulcro della storia si concentra nella scena in cui Poirot raccoglie i sospetti e risolve il crimine. Per circa dieci minuti, il film ti smuove dalla poltrona – finalmente -, che è quello che vuole il pubblico da un contenuto tratto da un’opera di Agatha Christie. Poi ti ricordi del film diretto da Rian Johnson Knives Out del 2019, e realizzi che qualcosa di diverso e migliore è già stato fatto.
Assassinio sul Nilo, per quanto dignitoso, non riesce unire arguzia, eccitazione e allegria vecchia scuola del giallo classico. L’intrigo di per sé è leggermente più prevedibile, se comparato all’Orient Express, soprattutto per chi è esperto del settore.
Bisogna dare atto all’abile mano di Branagh, nel suo approccio teatrale quando tratta i personaggi, cinematografico nell’apertura di spazi aperti. Gal Gadot come vamp statuaria, si confronta con la sempre più brava Emma Mackey nei panni della vendicativa donna sedotta e abbandonata. La veterana Annette Bening si ritrova al fianco dell’astro nascente, vista in Black Panther, Letitia Wright.
In altre opere simili di genere, c’è un motivo per cui le storie di Agatha Christie sono considerate classici senza tempo. In queste rivisitazioni, però, occorre qualcosa di innovativo e diverso, pur sempre ripescando dai classici, ma con un tono che non renda del tutto piatta la pellicola.
Assassinio sul Nilo gode di un’ottima regia di Kenneth Branagh, anche se incapace di catturare l’atmosfera e il ritmo dei capolavori del genere whodunit.
” Per quanto buono, il film non riesce a raggiungere la perfetta fusione di umorismo, frenesia e il senso di soddisfazione dei gialli vecchia scuola, presente invece in Knives Out”. Variety
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