
In questo quarto episodio ci svegliamo sul letto insieme a Beckett e Castle. In realtà quest’ultimo vorrebbe continuare a dormire, ma Beckett è preoccupata per la sua carriera e vuole parlarne con lui, che naturalmente ci regala le sue solite risposte sarcastiche.
KB: “Castle? Stai dormendo?”
RC: “Si.”
KB: “Allora perché mi hai risposto?”
RC: “Parlo nel sonno. Si chiama anche sonniloquio. Devi ignorarmi.”
Beckett però è molto agitata e non gli dà ascolto. È stata licenziata a Washington e non può riavere il suo posto a New York per un blocco delle assunzioni.
Non passa molto tempo però che i due vengono nuovamente chiamati all’azione. Questa volta la causa è una fan di Castle, che tiene in ostaggio delle persone in uno studio dentistico. Qui la serie ricorda e omaggia il personaggio di Misery, protagonista del romanzo di Stephen King “Misery non deve morire“, in cui una fan psicotica e ossessiva se la prende con il suo scrittore preferito. Emma viene infatti paragonata a Kathy Bates, che la interpreta nel film tratto, che vi consiglio caldamente di guardare.
La donna è sospettata dell’omicidio del fidanzato, ma si dichiara innocente e vuole parlare solo con Castle, affinchè riesca a dimostrare che non è lei l’assassina. Castle coraggiosamente, indossa il suo mitico giubbino antiproiettile con scritto WRITER ed entra nello studio dentistico per parlare con Emma.

L’intuito dello scrittore gli suggerisce che Emma sia innocente e dunque si adopera per dimostrarlo. Intanto a Beckett viene concesso di indagare e la vecchia squadra si riunisce temporaneamente. Emma è bipolare, alcolizzata, emotivamente instabile e con un omicidio alle spalle, quindi viene abbastanza spontaneo sospettare di lei. Le prove iniziali raccolte da Beckett e la sua (ex) squadra sembrano infatti portare verso la colpevolezza della donna. Avete letto bene, ho scritto sembra. Infatti castle continua a crederle, anche dopo essersi beccato una pallottola in pieno petto a causa di un ostaggio iperattivo che tenta di fare l’eroe.
Tranquilli, è sano come un pesce e pronto al prossimo episodio. Il giubbotto antiproiettile lo ha salvato e come ha detto lui stesso ha messo il puntino sulla “i” di writer. Castle si rialza stordito e dice di aver capito chi è il vero assassino.
Da qui la vicenda comincia a chiarisrsi. Angelo, il ragazzo di Emma, aveva scoperto chi erano i genitori biologici della donna, la quale aveva da sempre desiderato trovarli, e voleva rivelarglielo il giorno del suo compleanno. Il padre si dà il caso sia Aaron Stokes, un potente uomo d’affari. Angelo tuttavia quando suona al suo campanello trova solo il genero, un certo Raymond Vance, irritante e saccente avvocato. Una volta saputo della figlia illegittima, l’avvocato ha temuto che la moglie dovesse dividere l’eredità con quest’ultima, così ha ucciso Angelo, l’unico oltre a lui a sapere i fatti e ha incastrato Emma.
Proseguendo con le coincidenze, il padre di emma è anche il partner di golf del commissario, così quando scopre che Beckett non è più detective fa in modo di sdebitarsi e la nostra eroina riacquista in un batter d’occhio il suo lavoro. Emma invece finalmente conosce il padre, che da sempre aveva represso il desiderio di vederla. Nonostante ciò si prodigano in un tenero abbraccio.

Voto 7: Le novità non sono durate molto. Castle sembra non poter fare a meno molto a lungo dei suoi personaggi, le cui caratterizzazioni sono un tratto distintivo della serie, così dopo tre episodi di questa sesta stagione la squadra è di nuovo riunita e tutto è tornato come prima. Tranne per un matrimonio, che ancora ha da farsi.