Castle 7×21 – “In Plane Sight”
Dopo la conclusione avuta settimana scorsa intorno alla scomparsa e al ritrovamento di Richard, che non ha accontentato tutti i fan, Castle ritorna con un nuovo episodio tutto ad alta quota, più precisamente a 3.000 piedi da terra.
Il viaggio di Castle e Alexis verso Londra non va come previsto, tanto che a me nel guardare quest’episodio mi è passata la voglia di salire su un aereo! Grazie sceneggiatori!
Castle e Alexis si trovano su un volo di linea, direzione Londra, per trascorrere un weekend insieme. Padre e figlia non hanno la stessa opinione su come passare ogni momento del viaggio una volta atterrati: Alexis vorrebbe vedere anche dei suoi amici, mentre Castle vorrebbe che stessero sempre insieme. Non hanno tempo di concludere questa conversazione perché una grande turbolenza si abbatte su di loro. Si sa, quando c’è turbolenza, l’unica cosa che rassicura una persona che ha paura di volare sono le hostess e gli steward che sorridono e ti dicono che non c’è niente di cui aver paura. Ma questo non è il caso.
Castle sa che c’è qualcosa che non va. Ed essendo pochi minuti prima in collegamento video con Kate, rimasta a New York a lavorare, lo sa anche lei, ma purtroppo, per il momento, non c’è nulla che lei possa fare. Castle si alza e raggiunge l’equipaggio nella cabina di bordo. L’equipaggio è formato dalla appassionata lettrice di gialli (soprattutto quelli di Castle), l’hostess Farrah Darwaza, dallo steward Jim Kogut e dall’assistente capo cabine Debbie Parker. Tutti e tre sono nel panico. Debbie, conoscendo Richard e la sua collaborazione con il NYPD, pensa che possa aiutarli in una questione: l’air marshall (ovvero il maresciallo dell’aria che si trova sugli aerei) Kyle Ford è scomparso.
Come può essere scomparsa una persona su un aereo? Non c’è tempo per le domande, su questo volo si trova anche Alexis, Castle non vuole che sia a rischio e così si mette subito al lavoro, alla ricerca del maresciallo Ford. Debbie lo accompagna nella stiva, l’unico posto in cui non hanno ricontrollato due volte. E infatti, come volevasi dimostrare, da una brillante intuizione dello scrittore, scoprono il cadavere di Kyle nascosto in un porta vestiti. All’uomo hanno sparato alla testa e inoltre la sua pistola è scomparsa. Le cose si mettono male, bisogna mettersi alla ricerca dell’assassino e Castle ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, compreso quello di Kate e della squadra da terra e quello di Alexis, che sarà fondamentale per risolvere il caso.
Scovare l’assassino senza scatenare il panico sull’aereo è la missione di Castle, Alexis e di tutto l’equipaggio. Ma, da dove iniziare? Come fare? Glielo ricorda Kate: bisogna trattare questo caso come tutti gli altri casi, bisogna partire dall’inizio. Prima di tutto si costruisce una timeline della vittima. Mentre Alexis mostra telefonicamente a Laine il cadavere di Kyle Ford, scoprendo che l’assassino è mancino, ripercorriamo con Castle gli ultimi movimenti della vittima grazie alle ricostruzioni degli assistenti di volo e grazie alle foto scattate da due sposini in luna di miele. Sullo sfondo troviamo Ford che guarda insistentemente una persona: il passeggero Isadore Baldon, il nostro primo sospettato.
Più che sospettato, quando scopriamo che il suo vero nome non è Isadore Baldon ma Aiman Haddad, che sta volando illegalmente perché si trova sulla NO FLIGHT LIST. Il che vuol dire solo una cosa: è un terrorista. Appena l’uomo capisce di essere osservato corre verso il bagno, fa una telefonata e dice: “They know, and it’ll all be over soon.”. Anche questo non promette niente di buono, Castle riesce ad afferrarlo e lo porta nella stiva, dove può fare una sola cosa: interrogarlo.
Castle: “Wish me luck.”
Beckett: “You don’t need it. You’ve done this a million times.”
La pistola non è con lui, ma l’uomo si è imbarcato con un bagaglio, che speriamo tanto non contenga una bomba. Mentre Alexis e Debbie vanno alla ricerca del borsa, Castle interroga l’uomo che afferma di non aver niente a che fare con i terroristi e che sta andando in Siria a trovare la mamma malata. Vola sotto un altro nome ed è stato inserito nella lista nera dei voli perché il cugino è un sospettato terrorista. Ma lui no, lo può giurare. In effetti anche il bagaglio è vuoto. Potrebbe essere che con il nostro primo sospettato ci siamo sbagliati, è già successo anche in passato. L’uomo, però, ci dà un’informazione utile: il maresciallo prima di morire aveva con sé il suo cellulare personale e, dopo aver ricevuto una raffica di sms, era corso via verso la cabina.
Dove si trova ora quel cellulare? Con l’aiuto di Tory da terra, riusciamo a rintracciarlo proprio sotto la vasca di un inquietante serpente giallo (come se già non ci fossimo spaventati abbastanza!). Gli ultimi messaggi del maresciallo recitano così:
“Hey, sexy, wanna have some fun?”
“Who is this?”
“Meet me in the back of the plane and find out. Do what I say, or you’ll have a situation on your hands.”
“What kind of situation?”
“The kind you’re hired to prevent.”
“It’s a federal offense to threaten an aircraft.”
“It’s not a threat if I follow through and take down this plane.”
Chiunque abbia mandato questi messaggi minatori da un telefono prepagato è ancora sull’aereo e va trovato. Quel chiunque è anche mancino e per scoprire chi sia ad utilizzare la mano sinistra per scrivere gli assistenti di volo consegnano i fogli sull’immigrazione da compilare. Nel frattempo, da terra, abbiamo un nome, il nome della persona che ha comprato il telefono prepagato e che ha mandato quei messaggi: Marilyn Singer. Caso vuole che la donna sia anche mancina. E’ ora di fare qualcosa, qualcosa di stupido, dice Castle, prima di salutare Alexis e di mandarla al suo posto. Si fa portare un bicchiere di vino e (in)volontariamente lo rovescia sulla donna in questione, che, oltretutto ha una pistola nella borsa, e per questo viene fermata, legata e interrogata da Castle.

Tutti gli indizi portano a lei ma la donna è sinceramente addolorata quando scopre della morte di Kyle, che non era solo maresciallo dell’aria ma anche il suo fidanzato. La donna l’aveva seguito sull’aereo perché pensava che la stesse tradendo, visto che anche loro due si erano conosciuti su un aereo e innamorati. Anche Marilyn lavorava per quella compagnia aerea e con la stessa compagnia aveva perso una causa legale. Ora, sia noi che Castle, siamo combattuti se credere che questo fosse realmente il piano di vendetta della donna o se invece fosse tutto parte di un altro piano per nascondere la verità.
Ovviamente la seconda ipotesi è quella corretta. Un altro nome salta fuori: Victor Dietrich. L’uomo aveva fatto un bonifico di 1o mila dollari sul conto di Ford e per questo viene interrogato da Beckett che scopre che l’uomo aveva assunto Ford come security per controllare un orologio dal valore di 13.3 milioni di dollari al polso del corriere Aaron Rich, l’uomo che più volte abbiamo visto inquadrato mentre dormiva profondamente.
Riusciamo a svegliare l’uomo ma l’orologio che ha al polso è un falso. Qualcuno deve averlo drogato, deve aver ucciso Ford e rubato il pezzo d’arte. Meno male che almeno non si tratta di terrorismo. Appena tiriamo un sospiro di sollievo l’assistente di volo Debbie Parker afferra una pistola e la punta su Castle e Alexis, confessando la sua verità. Non voleva fare del male a nessuno, il piano doveva essere innocuo eppure non tutto è andato per il verso giusto. Alexis riesce a convincere la donna a non peggiorare la situazione e a sventare un ulteriore omicidio. Ben fatto, sangue non mente!
Un abbraccio padre e figlia rincuora gli animi agitati di un viaggio inaspettatamente complicato e turbolento.
E mentre con Kate seguivamo l’atterraggio di questo aereo macchiato da un omicidio e da misteri, ci salutiamo alla settimana prossima!
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