“In principio era l’atto” recita uno tra i più celebri versi del Faust di Goethe, celebre perché il Dottor Faust capovolge il prologo di Giovanni nel Nuovo Testamento: “In principio era il Verbo”. Anteporre l’azione al pensiero, l’istinto alla ragione.
Sono analoghi a Mefistofele, colui che si introduce descrivendosi come “Parte di quella possanza che vuole continuamente il male, e continuamente produce il bene”, i Diavoli protagonisti della serie Sky e Lux Vide al via venerdì 17 aprile su Sky Atlantic?
Chi sono i Diavoli
In occasione della presentazione alla stampa della serie, il protagonista Alessandro Borghi offre la propria definizione citando la serie stessa.“‘I Diavoli sono quelli che hanno il compito di mantenere l’ordine in un momento di caos’. Perché la finanza col passare del tempo è diventata uno strumento politico e quindi uno strumento di potere”.
Nella serie ambientata a Londra nel 2011, Alessandro Borghi interpreta Massimo Ruggero, spregiudicato carrierista che ricopre il ruolo di responsabile delle attività di trading per la New York-London Investment Bank. Speculando sulla rovina economica greca, Massimo mette a segno un guadagno record che potrebbe assicurargli la promozione a vice-CEO.
Non esiste soltanto chi opera “seguendo i propri interessi con un bassissimo livello di etica”, dice Borghi, e continua:
Il luogo comune riguardo agli uomini di finanza nella realtà non è così tanto presente. esiste una parte di loro che quest’etica la mette al primo posto e si assicura che questo strumento politico sia usato a favore dei cittadini e dello stato diventando un valore aggiunto.
Da che parte sta Massimo? Non c’è spazio per il bianco e il nero nel mondo dei Diavoli. “Io fino all’ultimo non so se il mio personaggio è quello che sta dalla parte giusta o dalla parte sbagliata” ammette Borghi. “Massimo segue il suo istinto e sceglie una strada; delle scelte dei personaggi sarà il pubblico a farsi una propria idea”.
Concorda Patrick Dempsey, co-protagonista di Alessandro Borghi, che lo ha definito “un incontro meraviglioso del mio lavoro e della mia carriera” e di Kasia Smutniak nella serie. In Diavoli, Dempsey interpreta Dominic Morgan, CEO statunitense della New York-London Investment Bank nonché mentore di Massimo.
Un personaggio, due volti
Secondo Dempsey, l’elemento che contraddistingue la serie è l’ambiguità estremamente radicata in personaggi come Massimo e Dominic. Le loro azioni variano a seconda della situazione in cui si trovano e dalle scelte che si ritrovano a compiere “Per cause esterne e anche più importanti di loro stessi”, spiega Patrick Dempsey.
“Come la serie anche Nina, il mio personaggio sta in mezzo tra il bene e il male” racconta Kasia Smutniak, che nella serie interpreta Nina Morgan, la moglie di Dominic. Una donna sofisticata e dotata di grande consapevolezza nei confronti del ruolo che ricopre all’interno di questi giochi di potere, Nina è legata al marito da un lutto che i due hanno elaborato diversamente. “Questa tragedia li tiene uniti ma credo anche li divida, qui sta l’essenza del mio personaggio” racconta l’attrice.
Per costruire il personaggio di Nina ed esplorarne il dolore, Smutniak è partita dal romanzo omonimo scritto da Guido Maria Brera da cui la serie è tratta. “Il libro ha la capacità di parlare con una passionalità quasi romantica di fatti apparentemente noiosi come potrebbero essere quelli del mondo della finanza per chi ne è digiuno” racconta l’attrice, che si è detta rapita dallo stile della sceneggiatura.
“Ripensando all’esperienza di Diavoli all’inizio avevo una paura importante, dovuta a una serie di fattori, a partire dalla lingua che non era la mia, e che quest’ultima andava applicata alla finanza” confessa Alessandro Borghi che aggiunge:
Non c’è un ruolo difficile da interpretare se è scritto bene e supportato da una squadra giusta. La mia fortuna sono stati i miei compagni di avventura, i miei registi, Guido [Maria Brera] e i miei colleghi tra cui Patrick e Kasia. Quando la compagnia è buona viene sempre tutto molto più facile.
Eppure non è stato il Massimo in veste di londinese ripulito ad averlo colto di sorpresa, bensì quello che fatica a scendere a patti con le proprie radici italiane. “Ho sempre pensato a Massimo come un personaggio che aveva ripudiato per via di un passato doloroso le proprie origini” dice Borghi del top manager in perenne fuga nel futuro.
L’attore ha anticipato che l’ottavo episodio è interamente ambientato a Cetara, terra d’origine di Massimo, e vedrà quest’ultimo riconciliarsi con la sua l’italianità facendone emergere la sua componente emotiva. Secondo Alessandro Borghi, le radici del suo personaggio agiscono in una maniera quasi inconscia nel corso della serie: “Quando se le ritrova davanti agli occhi inizia di nuovo ad averci a che fare”.
Sull’orlo di una crisi mondiale, dieci anni dopo
“Sono davvero straordinarie le tempistiche di esordio della serie che vengono a coincidere col momento che stiamo vivendo” osserva Patrick Dempsey, che riferendosi alle analogie tra la crisi finanziaria del 2011 raccontata nella serie e l’attuale emergenza sanitaria Covid-19 commenta:
Non saremo più in grado di guardare il mondo allo stesso mondo, una volta usciti da questa situazione. Ci troviamo sull’orlo del caos totale. La spinta continua verso la crescita che ci ha mosso fino ad ora non è più sostenibile, per le popolazioni e per il nostro pianeta.
Ecco perché se per Dominic Morgan l’importante è vincere a tutti i costi, Patrick Dempsey la pensa diversamente: a qualificare gli individui sono le loro azioni. “Le scelte egoistische si pagano a caro prezzo: lo vediamo nel corso della serie”, dice l’attore, “assieme alle conseguenze che si ripercuotono sugli individui e su tutto il mondo”.
Riferendosi ad una frase di Guido Maria Brera, autore del best-seller omonimo da cui è tratta la serie a cui ha preso parte anche in qualità di sceneggiatore, Alessandro Borghi riflette: “‘Noi non dobbiamo tornare come prima perché il problema era proprio come eravamo prima e dobbiamo cercare di migliorarci’. Forse è il momento di fermarci un secondo a respirare. A volte è meglio fare un passo indietro per assicurarci di non aver recato danno al prossimo con le nostre azioni”.
Kasia Smutniak ripone la propria fiducia nelle prossime generazioni, “Quelle dei nostri figli”, dice l’attrice, “Le cui vite sono state cambiate da questa emergenza. Loro sono molto più consapevoli rispetto a noi in merito a questioni come lo sfruttamento del pianeta. Spero che quello che stiamo vivendo adesso possa servire a qualcosa”.
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