“Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto” scrive Umberto Eco ne Il Nome della Rosa, il best-seller pubblicato nel 1980 con protagonisti ambientato in un monastero di benedettini.
Di tutt’altro ordine e religione sono i protagonisti di Diavoli, produzione targata Sky Original con Lux Vide al debutto venerdì 17 aprile su Sky Atlantic.
L’autore del romanzo omonimo da cui è tratta la serie Guido Maria Brera ha definito i protagonisti dei ‘Monaci guerrieri’. In occasione della presentazione alla stampa tenutasi martedì 14 aprile, Brera ha sottolineato la sfida rappresentativa di portare sullo schermo il mondo della finanza, “Qualcosa di sistemico, come l’acqua”.
Jan Maria Michelini: “L’umiltà? È la cifra con cui si creano le cose belle”
Un’ambizione, questa che Brera ha condiviso con Sky Italia e Lux Vide: “Ci abbiamo messo tempo e fatica. Il cast e i registi sono stati imprescindibili per il successo. Sarò sincero, non mi aspettavo neanche io una tale potenza in un argomento così difficile”.
“Quella di mettere insieme un argomento già di per sé difficile da affrontare, quello della finanza, e portarlo sullo schermo in maniera originale e inedita così com’è Diavoli è stata un’impresa niente male” concorda Jan Maria Michelini, regista della serie con Nick Hurran.
Realizzare la serie è stato possibile grazie alla struttura di Sky e Lux Vide, abituati a produzioni internazionali della portata di Diavoli. Aggiunge Michelini: “La chiave è l’umiltà, che è anche la cifra con cui si creano le cose belle. Tutti hanno ascoltato tutti, è stato un collaborare meraviglioso”.
Guido Maria Brera: “L’emergenza Covid-19 è la Chernobyl della globalizzazione”
“Fino ad oggi la finanza è stata raccontata come belle donne, grandi macchine, droghe, un continuo esibizionismo”, dice l’autore. Come i monaci, anche i protagonisti di Diavoli sono votati a un Dio, che nel loro caso è il profitto, e rifuggono l’ostentazione in favore del silenzio contemplativo.
A differenza dei religiosi, tuttavia, Massimo Ruggero e Dominic Morgan sono contraddistinti da una fede laica. Spiega Brera: “Trovo singolare chiedere alla finanza un lato umano”, aggiungendo che quest’ultimo è stato possibile esplorarlo “Grazie ai talenti di Alessandro Borghi e Patrick Dempsey abbiamo potuto raccontare i dilemmi che tormentano quei personaggi”.
Secondo Guido Maria Brera, “Quello della finanza è un mondo molto laico, che non si muove per denaro ma per sobbarcarsi un potere politico che probabilmente non ha nemmeno voluto e dei riflettori puntati che nemmeno vuole”. Al di là del bene e del male, per citare Nietzsche.
La vera critica, più sottile ma perentoria, dice Brera, è rivolta “Alla politica che negli ultimi trent’anni ha illuso i cittadini che tutti potessero fare a meno della finanza”, sostenendo che lo Stato dovesse lasciar fare al capitale e agli individui.
Secondo Guido Maria Brera, nel mondo travolto dalla pandemia non c’è più spazio per il laissez-faire, e illustra così il suo pensiero:
L’emergenza sanitaria Covid-19 è stata la Chernobyl della globalizzazione. La catena di montaggio mondo si è fermata per mostrarsi incredibilmente fragile.
A cambiare tutto ciò sarà anche il Capitale che andrà verso una crescita più sana volta a salvare il pianeta, e non a consumarne i cieli, i mari e la terra.
Quanto sono realistici questi Diavoli
Il regista Nick Hurran riporta l’attenzione sulla natura intrinseca della serie, della quale è stilisticamente padre come riconosce il suo collega Michelini. Hurran descrive così la serie:
Diavoli rimane nella sua essenza di un thriller, non dimentichiamolo, che parla di una storia che ci ha realmente condizionato, quella della lotta tra le potenze finanziarie dell’Europa.
Ho cercato di dargli un’energia instancabile, per certi versi estrema integrando la storia con delle immagini dei notiziari. Volevamo che questi eventi reali che al tempo ci hanno scioccato fossero parte della storia che raccontavamo.
Per conferire alla serie la frenesia che si respira in una e propria piazza di scambio, pardon, trading floor, la produzione ha deciso di mantenere alcuni termini specifici della finanza. Nel primo episodio a farla da padrone è l’anglismo ‘shortare’, ossia l’atto di vendere azioni allo scoperto.
“La serie si capisce malgrado l’utilizzo di termini tecnici a cui noi non ci siamo volutamente sottratti: quei termini dovevamo usarli per forza” specifica Guido Maria Brera. Il pubblico sarà aiutato da una serie di pillole che la produzione di Sky ha aggiunto per chiarire la definizione dello slang finanziario.
Dalla caduta di Gheddafi, l’arresto di Strauss-Khan, la creazione della nomea dei P.I.G.S., i cinque Paesi dell’Europa meridionale che furono oggetto di attacchi feroci da parte della finanza globale tra il 2010 e il 2011, nella trama di Diavoli sono intessute delle schegge di realtà, come le ha definite Jan Michelini, tramite frammenti di telegiornali e notiziari, per rimanere àncorati a quell’epoca.
Ripercorrendo le tappe della crisi finanziaria scoppiata all’inizio dello scorso decennio, è difficile non individuare delle analogie con il momento di estrema difficoltà che il mondo sta attraversando. “È un’incredibile coincidenza”, ammette Michelini, “che Diavoli debutti in questo momento storico. In periodi di crisi come questo può succedere che chi è responsabile dell’ambito finanziario ma anche politico possa trovarsi a decidere se usare questo mezzo per aiutare a sostenere le nazioni, addirittura i continenti, oppure se infierire: staremo a vedere cosa succederà adesso”.
Diavoli va in onda a partire dal 17 aprile ogni venerdì alle ore 21.15 su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv e on demand.
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