Esterno Notte storia vera
Qual è la vera storia di Esterno Notte? Dopo la presentazione in anteprima ai Festival di Cannes, New York e Londra, la prima serie tv evento firmata da Marco Bellocchio approda anche in televisione in prima serata su Rai 1.
Formata in tutto da sei puntate, l’atteso progetto firmato dal pluripremiato regista de Il traditore va in onda nel corso di tre prime serate, e nel dettaglio lunedì 14, martedì 15 e giovedì 17 novembre 2022.
Al centro della serie facciamo un importante passo indietro nel tempo fino a raggiungere il 1978, un anno fatidico per l’Italia che entrava nel pieno degli Anni di piombo, spietato periodo storico che trascinò il Paese in una dilaniante guerra civile durata fino al 1981.
Violenze di piazza, lotta armata e terrorismo sono i principali mezzi utilizzati da chi si opponeva allo Stato e alla sua politica, atti che proprio il 16 marzo del 1978 portarono al culmine con il rapimento di Aldo Moro.
Passato alla storia come il principale sostenitore del “compromesso storico“, Aldo Moro avrebbe voluto che i due partiti più importanti d’Italia, il Partito Comunista (PCI) e la Democrazia Cristiana (DC) si riconoscessero a vicenda in un’epocale alleanza, la prima in un paese occidentale.
Ma ecco che proprio nel giorno dell’insediamento del nuovo Governo, sulla strada che lo portava in Parlamento, il Presidente della DC Aldo Moro venne rapito con un agguato che ne annientò l’intera scorta. Fu un attacco diretto al cuore dello Stato, fu un attacco rivendicato dalle Brigate Rosse.
Di cosa parla Esterno Notte serie tv?
Il 16 marzo 1978 ha inizio una nuova epoca per l’Italia intera, Nazione lasciata col fiato sospeso per ben cinquantacinque giorni nell’attesa di scoprire il futuro di un destino già annunciato. Cinquantacinque giorni scanditi da lettere di Moro e dai comunicati dei suoi carnefici, i brigatisti.
A poco servono le trattative di Francesco Cossiga, neo primo ministro degli Interni, al fine di presiedere il consiglio di guerra convocato dopo il rapimento. Nel frattempo hanno inizio controlli a tappeto su tutti i terroristi che potrebbero trattenere Moro, eppure il capo della Digos, Spinella, si sente rifiutata la proposta di coinvolgere nelle indagini i responsabili della sicurezza della PCI che avrebbero potuto conoscere maggiori dettagli sull’operato delle BR.
Parallelamente, il caso Moro raggiunge anche gli angoli più reconditi del Vaticano dove Monsignor Curioni avvicina uno degli avvocati del nucleo storico delle BR affinché possa fargli da intermediario: vorrebbe intavolare ufficiosamente una trattativa coi rapitori di Moro per conto di Papa Paolo VI, disposto a pagare un ingente riscatto pur di liberare il politico amico.
Nel frattempo il Cardinale Casaroli, segretario di stato, chiede udienza ad Andreotti perché perori la “via Vaticana” alle trattative in seno al suo governo. Andreotti prima si confronta con i generali del consiglio di guerra, che rigettano violentemente la proposta, poi coi segretari dei partiti della sua maggioranza, Zaccagnini (DC), Craxi (PSI), Biasini (PRI), Romita (PSDI), Berlinguer (PCI), che invece si dicono favorevoli. Berlinguer ci tiene però che non avvenga alcun riconoscimento politico delle BR.
Tutto questo si svolge sotto lo sguardo attento di milioni di spettatori incollati alla TV alle prese con disillusi pronostici, disperate preghiere e timide speranze. Eppure eccole arrivare le prime incongruenze di questa storia. Curioni incontra il presunto brigatista Chichiarelli che però non fornisce la prova che Moro sia vivo. L’uomo si giustifica dicendo che prima devono allentare i controlli su Roma e anticipa al prete che annunceranno la morte di Moro per spingere le forze dell’ordine fuori città.
Il Papa, tuttavia, si convince che il contatto sia un falso brigatista e che qualcuno, nel governo, stia impedendo loro di portare a termine la trattativa e richiama Curioni in Vaticano. In seguito alla lettera che Moro gli indirizza personalmente, Paolo VI prende una decisione: si rivolgerà in prima persona ai brigatisti.
Andreotti, però, ricorda a Casaroli che lo Stato non può cedere e che il Papa, se vuole davvero perorare la causa di Moro, dovrebbe chiederne il rilascio “incondizionato e senza contropartite”.
Nessuno di questi tentativi sarà tuttavia in grado di portare la storia verso un lieto epilogo. Dopo cinquantacinque giorni di trattative con al centro politici, preti, Papa, maghi e servizi segreti, Aldo Moro è caricato su una Renault rossa e lasciato in via Caetani, senza vita.
È il 9 maggio 1978 quando l’allora Presidente della DC Aldo Moro è ufficialmente riconosciuto e dichiarato morto dalla propria famiglia. All’indomani del ritrovamento, il 10 maggio, Francesco Cossiga decide di dimettersi.
“Quell’uomo, come Cristo, “doveva morire”. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani. Facendo un’eccezione alla mia regola di non ritornare più su storie già raccontate. Con un’ampia giustificazione e cioè che la “notte” che ho voluto raccontare nella serie era assente in Buongiorno notte” Marco Bellocchio in una nota.
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