Eccoci di nuovo a commentare Fargo, serie amatissima dalla critica e dai fan. La prima stagione è stata premiata con un Emmy e un Golden Globe, e anche questa è sulla buona strada!
Già nelle scorse puntate la tensione stava salendo, ma in questo episodio raggiunge picchi altissimi, rendendolo il più bello fino ad ora. Ogni personaggio ha imboccato chiaramente la sua strada e d’ora in poi non ci sarà più spazio per i ripensamenti.
Partiamo con un flashback nel 1951, quando Otto Gerhardt dava lezioni di vita al figlio Dodd.
C’è poco da stupirsi che il ragazzo sia finito a versare cemento in faccia alla gente, quando già a nove anni pugnalava alle spalle i boss mafiosi.
Peccato però che questo genere di educazione provochi traumi destinati a durare una vita intera. Sotto la corazza da duro, Dodd rimane un vero mammone.
Il fatto che Floyd avesse ancora il potere di costringerlo a mangiare era già un indizio…ma chi se lo sarebbe aspettato?
Nel cinema intanto proiettano un film sugli extraterrestri che fa da cornice alla scenetta e che, considerate le visioni di Rye poco prima di essere investito, potrebbe non essere stata inserito a caso.
Se sulle note di testa non comparisse sempre “tutti i fatti sono realmente accaduti” avrei anche potuto temere una degenerazione sci-fi.
Grazie al cielo in Fargo si rimane con i piedi ben piantati per terra e al massimo con una pistola fra le mani.

In questo episodio il destino bussa alla porta di tutti, a cominciare da Otto, che dopo l’ictus è costretto a lasciare l’eredità di capofamiglia nella mani della moglie. Floyd si ritrova seduta al tavolo delle trattative con i signori da Kansas city tentando di mostrarsi per quello che è: una donna forte che non vuole essere ridotta a giocare un ruolo in secondo piano. L’accordo però è mandato a monte da Dodd, e la guerra fra le due famiglie è inevitabile.
Mamma Gerhardt non è l’unica donna a lottare: Betsy è costretta a vivere l’incubo del cancro, che affronta con dignità e silenzio, mentre Peggy Blomquist si scontra con il mito della casalinga americana degli anni 70‘, per la quale la massima aspirazione consiste nello sfornare un paio di bebè.
La riflessione sul ruolo di queste donne, che siano madri di una famiglia mafiosa, mogli malate, figlie ribelli, o assassine quasi inconsapevoli, è un tema trasversale che attraversa tutto l’episodio.
Non dimentichiamoci che anche nella scorsa stagione Molly veniva sottovalutata e osteggiata in continuazione.
E’ interessante che gli autori vogliano proporre al pubblico questa riflessione.
Effettivamente, nell’America di quegli anni, e forse non solo allora, era difficile per una donna uscire dagli stereotipi nei quali veniva inquadrata.

In ogni caso la stupidità di Peggy la mette in lista per diventare la prossima moglie candidata a ricevere una martellata in testa dal marito.
Stile Lester.
Questo non è l’unico problema che Peggy dovrà affrontare.
Hanzee, l’indiano che lavora per i Gerhardt, ha impiegato solo una puntata per incastrare i tasselli del puzzle alla perfezione, e intendo letteralmente.
Un frammento di vetro trovato sulla strada combacia con gli altri all’interno del faro rotto della macchina dei Blomquist, ricordando una sequenza che avranno apprezzato i fan di Breaking Bad.
Ormai è evidente che fine ha fatto Rye, e non solo a lui. Anche per Lou Solverson non è difficile fare due più due. Gli indizi lasciati dai coniugi erano troppo evidenti.
Ma poi diciamocelo, quando mai gli uomini puliscono bene la casa? Peggy avrebbe dovuto occuparsi di certi lavori da desperate housewife mentre Ed impastava hamburger di carne umana.
Sinceramente, è questa è la domanda che mi sta assillando:
Dove è finita la trita a base di Rye?
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