Person of Interest 5×12 – “.Exe”
Ci siamo: Finch porta avanti con determinazione il suo piano per distruggere Samaritan, ben consapevole delle conseguenze che questo potrà avere. Ha rubato con successo il virus ICE -9 (POI 5×11), che potenzialmente potrà spegnere per sempre anche la Macchina: ne vale davvero la pena? Questa è la domanda che attraversa “.Exe”, il penultimo episodio prima del finale di serie, l’ultimo vero dilemma di Finch, che sta per imboccare una strada senza ritorno, aiutato dalla Macchina, ma in fondo completamente solo.
Harold riconduce ogni avvenimento alla sua persona, al momento cruciale in cui ha dato vita alla sua creatura. “Ci sono tanti problemi nel rapporto con la persona amata, problemi che la costruzione della vita in comune deve superare prima di averli meditati fino in fondo; e più tardi la realizzazione non lascia libere le forze necessarie per poterla anche solo immaginare diversa” *. Le simulazioni della Macchina aiutano Finch a vedere come sarebbe stato il destino di ciascuno se la sua intelligenza artificiale non avesse mai visto la luce.
Così torniamo ancora una volta, come tante nel corso di tutta la serie, al nodo cruciale di ciascuno dei protagonisti, alla dialettica tra realtà e possibilità che li ha tormentati, convincendoli che una scelta diversa avrebbe loro “destinato un altro, diverso modo di vivere” che “mai realizzandosi, aveva perso ormai da tempo il suo contenuto e stava nei sogni simile all’imbocco di un corridoio buio” *.
Nathan sarebbe vissuto e avrebbe prosperato insieme a Harold, che però paradossalmente avrebbe rimpianto di non aver tentato di lasciare un segno significativo, in pratica, di non aver creato la Macchina. Shaw avrebbe continuato a lavorare per l’ISA eliminando le minacce rilevanti, tra cui Henry Peck (POI 1*22) a cui Finch aveva confermato l’esistenza dell’AI con l’intento di salvargli la vita. Fusco sarebbe rimasto un poliziotto corrotto e pavido, di certo non sarebbe stato necessario per lui combattere per la sua vita solo perché alla ricerca della verità sulle persone misteriosamente scomparse. Unico risvolto positivo, Joss Carter avrebbe continuato il suo lavoro con un avanzamento di carriera. John avrebbe salvato Jessica, ma lei lo avrebbe allontanato una volta scoperto il suo lato oscuro: il suo corpo sarebbe stato seppellito senza nome.
Un mondo quindi né migliore, né peggiore, semplicemente diverso, senza una seconda possibilità, senza il sacrificio e la redenzione. Harold discute di questo con la Macchina, mentre continua nella sua missione. Prima però che possa pronunciare la password necessaria a eseguire il codice del virus, viene fermato dagli agenti di Samaritan, che lo portano a incontrare John Greer.
Eccoli quindi di nuovo, uno di fronte all’altro, il bene e il male, il filosofo che crede nelle risorse dell’umanità e colui che ritiene il genere umano completamente incapace di badare a sé stesso. In un dialogo denso, profondamente scandito, Greer cerca di convincere Harold dell’ineluttabilità dei suoi propositi, della necessità che lui e la Macchina passino a combattere per un bene superiore, per la medesima causa. Harold rifiuta categoricamente a costo di distruggere l’entità che ha creato, che ama profondamente e dalla quale è riamato. Greer non esita a sacrificarsi e Finch si salva grazie a John e Sameen, che con l’aiuto dell’AI lo hanno raggiunto e rimesso in connessione con lei.
Ora sono in pericolo e Finch non esita a soccorrerli e a metterli in condizione di andarsene senza di lui. Il compito che si accinge a completare è qualcosa gli appartiene esclusivamente. Solo un’ultima, decisiva simulazione prima che Harold pronunci la parola fatale: Samaritan ci sarebbe stato comunque, il codice sviluppato dall’amico Arthur Claypool non sarebbe rimasto inutilizzato. Greer se ne sarebbe servito per annientare la grande illusione della democrazia. Root avrebbe lavorato per lui, salda nella sua convinzione che l’umanità non fosse altro che un codice errato. Non avrebbero però trovato nessun ostacolo, nessuno si sarebbe sacrificato per preservare il libero arbitrio, segno distintivo e meraviglioso del genere umano.
Finché, infrangendo la promessa fatta alla Macchina di non tentare più di distruggerla, pronuncia la parola DASHWOOD, una citazione letteraria sottile, come le molte disseminate in tutta la serie. È infatti il cognome delle due sorelle Elinor (La ragione) e Marianne (Il sentimento) protagoniste del romanzo di Jane Austen “Sense and Sensibility” (Ragione e Sentimento appunto) di cui Shaw sfoglia distrattamente una copia in una delle prime scene della puntata. L’AI, che potrebbe fermarlo e salvarsi, si abbandona invece al destino che Harold ha deciso per lei.
*Robert Musil, Il compimento dell’amore, Studio Tesi Editore
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