“Randy, Red, Superfreak and Julia” è la quarta première di “Scandal”; il titolo si riferisce agli alias che i gladiatori hanno assunto dopo la chiusura della “Olivia Pope & Associati”:
Huck è diventato Randy, un informatico che ripara smartphones.
Abby è la responsabile dei rapporti con la stampa della nuova amministrazione Fitzgerald, ma Cyrus, Mellie e lo Presidente si rivolgono a lei chiamandola Rossa, lasciandola fuori dal vero cerchio magico dello Studio Ovale.
Quinn è la superstramba che, riformata dal suo periodo B613, è riuscita a ricostruire le tracce di Olivia, e a riportarla a Washington.
Cosa l’ha tradita? La sua passione per i vini rossi d’importazione e costosi.

Ma dov’era Liv, pardon, Julia Baker?
Olivia si era rifugiata su un’isola a centinaia di miglia dalla costa di Zanzibar; al suo fianco troviamo il fedelissimo (e friendzonatissimo) Jake Ballard, a cui non pare vero di essere stato scelto al posto di Fitz, e lo dimostra passando la maggior parte dell’episodio a provarci con Liv. A Jake, dàtte pace!
“Julia” e Jake fanno ritorno a Washington dopo aver appreso del ritrovamento del cadavere di Harrison; durante il tragitto si ripetono che si tratterà di una brevissima visita, giusto il tempo di organizzare il funerale dell’amico.
Gli ex-gladiatori non sono per niente sollevati di rivedere Olivia: Abby arriva per giunta ad incolparla per la morte di Harrison – ouch!
Liv non incassa e la accusa di avere accettato il lavoro alla Casa Bianca dimenticandosi di Huck e Quinn: uno pari, palla al centro.

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Alla Casa Bianca la situazione è alquanto surreale: il Presidente è compiaciuto del nickname dato al suo nuovo mandato “Fitz 2.0”, e non si fa problemi a stringere accordi con la minoranza in Senato, incorrendo nelle ire dei capi del partito Repubblicano, in particolare di Lizzie Bear, che presiede National Republican Convention (interpretata da Portia de Rossi, che sarà un personaggio ricorrente in questa stagione).
Fitz e Cyrus (detto “Bellicapelli” vista la crescita miracolosa rispetto alla scorsa stagione!) stanno lottando in Senato per fare approvare una legge per assicurare una pari retribuzioni agli uomini e alle donne.
Dopo la morte del figlio Jerry, Fitz è visto come recluso, sofferente, e spesso solo: Mellie infatti si aggira per la Casa Bianca in Ugg e pigiama, col bicchiere sempre saldo in mano. La First Lady sta affrontando una pesante crisi depressiva e sente di non avere più niente da perdere.
La cosa grottesca è che questo suo ennesimo, inaspettato lato è credibile e liberatorio: la recitazione di Bellamy Young conferisce grande franchezza a Mellie, che per la prima volta in 4 stagioni dice esattamente quello che pensa, senza filtri.
L’espediente narrativo che riporta Olivia nell’occhio del ciclone di Washington è piuttosto scontato: la senatrice Vaughn si è difesa da un’aggressione sessuale per mano del senatore Sterling, e lo crede morto, ma è in realtà solo in fin di vita.
Liv accetta il caso, mossa dal suo onnipotente senso di giustizia, ma le basta poco per capire che la senatrice Vaughn non sta dicendo tutta la verità: si scopre che la vera vittima è la sua assistente, Kate, e che era tutto parte di un piano per mettere fuori gioco Sterling all’indomani del voto sulla legge che assicurerebbe pari stipendi delle donne.

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Il ritorno a Washington per Jake è disarmante: oltre ad aver capito che Liv vuole rimanere, e che è solo una questione di tempo prima che rincontri Fitz, l’ex capo del B613 scopre che David Rosen ha accantonato tutti i documenti incriminanti sull’organizzazione segreta, rinunciando all’idea di annientare Rowan & co. A fine puntata le esitazioni di Rosen saranno premiate: viene nominato Ministro della Giustizia dal Presidente.
A proposito dell’amabile papà Pope, lo rivediamo esattamente dove l’avevamo lasciato: a cenare con sua figlia, e mentire sul suo ruolo nella morte di Harrison. Circolare gente, non c’è niente di (nuovo) da vedere!
Il perno dell’episodio è il funerale di Harrison, momento in cui i quattro gladiatori superstiti si riuniscono.
Che Harrison sarebbe uscito di scena lo si sapeva da aprile, pertanto questa sua dipartita risulta solo un affrettato escamotage per sbarazzarsi di un personaggio ormai scomodo per l’immagine dello show.
Pertanto la tragicità di questo addio al fatica ad essere genuina considerando che l’allontanamento di Columbus Short dalla serie fu legato ai suoi problemi con la legge, in particolare alle accuse di violenze domestiche.

Non è forse un caso che lo scandalo dell’episodio sia proprio un episodio di aggressione ad una donna, e sappiamo che Shonda Rhimes non lascia nulla al caso, specie quando si tratta di problematiche vicine alla sua sensibilità.
L’attualità dei temi che la serie propone rimane un ulteriore punto di forza della serie: la première sembra quasi fare eco al toccante discorso di Emma Watson in qualità di ambasciatrice ONU per la campagna #HeForShe, che si batte per porre fine alla disparità di genere.

Mellie (Bellamy Young) si accascia sulla tomba del figlio
I momenti più struggenti dell’episodio ce li regala Mellie, indiscussa protagonista morale della serie da ormai 2 stagioni.
La scena in cui si distende sopra alla tomba del figlio e per la prima volta vediamo sul suo volto un’espressione di sollievo è a dir poco commovente.
Altrettanto doloroso è il confronto tra lei e Fitz, in cui scopriamo che in seguito allo scorso finale di stagione il Presidente aveva tentato di togliersi la vita.
Le serie di Shonda Rhimes ci hanno abituato, quasi viziato, ad una certa qualità nel saper raccontare il melodramma; se a volte le loro trame risultano eccessivamente fotoromanzate, è nel riuscire a comunicare l’universalità del dolore umano che si riscattano.
Vi lascio con la stupenda versione di “Bridge Over Troubled Water” cantata da Aretha Franklin, sentita nell’episodio durante il funerale di Harrison: