Il secondo episodio di Riverdale “A Touch of Evil”, si apre con la voce narrante che sembra leggere il testo che Jughead (Cole Sprouse) digita sul suo computer. Ritorniamo di nuovo al quattro luglio, al vero punto di svolta. La speranza è che la morte di Jason sia semplicemente un brutto sogno, che in realtà tutti lo vedranno tornare a scuola e riprendere il suo ruolo di primo piano tra i compagni di classe.
Non è così e in aggiunta si scopre che Jason non è annegato, ma è stato ucciso con un colpo di pistola. Le indagini di polizia iniziano parallelamente allo scorrere della vita della tutti i giorni, in cui i protagonisti litigano, si riappacificano, si lasciano, si riprendono come dei ragazzi normali, che vivono in una serenità apparente.
Al di sotto di questo fluire pacifico si nascondono le tensioni, i sentimenti veri. Quelli di Cheryl (Madelaine Petsch) innanzi tutto, il cui dolore irrompe alla festa prima della partita, improvviso, forte, irrefrenabile. “Sono sola” dice a Veronica (Camila Mendes), che cerca di consolarla “Sono sola”. Una sensazione certamente amplificata dal rapporto innegabilmente speciale e unico che lega due gemelli, un tipo di relazione che se non ben guidata può diventare pericolosa. Che tipo di legame univa Jason e Cheryl? Una domanda lecita, posta implicitamente dall’ultima scena della puntata: perché la ragazza si dichiara colpevole e di cosa?
Betty (Lili Reinhart) cerca di superare il tradimento di Archie (J.K. Apa) e Veronica ci prova con tutta sé stessa, ma è difficile. Soprattutto non sa quello che Jughead scopre, cioè che Archie ha una relazione con Miss Grundy (Sarah Habel). L’insegnante di musica cerca di convincere Archie a non confessare la loro presenza sulla riva del fiume il quattro luglio, anche se significa nascondere alla polizia un dettaglio importante sulla morte di Jason.
“Lo è. È reale (il sentimento che prova per Archie, N.d.T.) Forse non è giusto, ma è reale ed è per questo che noi…tu non puoi andare da Weatherby. Se lo fai, non ci vedremo mai più. Archie, mi sto mettendo nelle tue mani”. Le parole di Miss Grundy sono convincenti, quanto il fascino con cui le pronuncia per irretire Archie. La differenza tra loro, soprattutto sul piano psicologico è immensa, come deve essere tra un adulto e un adolescente per cui è semplice sospettare che la donna si serva di questo per manipolare Archie e i suoi sentimenti. Quello che accade tra loro può naturalmente succedere, ma anteporre questo segreto alla possibilità di trovare l’assassino di Jason è profondamente sbagliato.
Jughead non esita a mettere Archie davanti a questa realtà, a spronarlo a fare la cosa giusta, a rivelare il proprio segreto a costo di perdere tutto perché lo scopo è assolutamente più alto. In aggiunta, la riservatezza su questa relazione non è così certa e negli angusti confini del liceo, nessun mistero è davvero al sicuro.
Archie sceglie per il meglio e prima ancora di portare a termine l’impresa si sente leggero, libero di riallacciare i rapporti con Betty e Jughead, di sedersi a un tavolo con loro e Veronica a lasciar passare il tempo come si fa tra amici in quell’età magica e difficile.
Abbiamo imparato che a Riverdale (come ovunque) nulla è ciò che sembra. Ombre inquietanti e perverse hanno spezzato il concatenarsi identico dei giorni e nemmeno la cattura dell’assassino di Jason potrà riaggiustare questa realtà spezzata.
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