
Olivia è ancora profondamente scioccata dalla verità su Remington, e si reca alla Casa Bianca per sapere da Fitz se è vero che fu lui ad abbattere l’aereo sul quale viaggiava anche la madre, Maya Pope.
Il Presidente è vincolato dalla sicurezza nazionale a negare gli accadimenti dell’operazione, e Liv, disgustata, rifiuta la proposta di curare l’imminente campagna elettorale di Grant.

La “Pope & Associati” si occuperà quindi della campagna di Josie Marcus, candidata alle primarie dei Democratici, e il primo step riguarda i comitati di raccolta fondi: Olivia le propone di rivolgersi alle lobby per ottenere le ingenti donazioni necessarie a vincere in Iowa e in New Hampshire.
Molti lobbisti sono scettici sulle sue possibilità di vittoria, e preferiscono sostenere l’avversario Reston perché più autorevole: Olivia decide di organizzare un’intervista televisiva con James per incrementare il profilo di Josie, e convincere i suoi detrattori che è la persona giusta.

Su richiesta di Olivia Jake chiede ad un’ex fidanzata che lavora alla CIA di recuperare le registrazioni dell’abitacolo del volo, inconsapevole che Comando è al corrente di questa sua indagine – e intende stroncarla.
Alla Casa Bianca Cyrus è dedito a ricattare Harrison: se la Pope & Associati non si ritirerà dalla campagna di Josie Marcus, al criminale Adnan Salif verrà rilasciato il visto per entrare negli Stati Uniti. Non ci è data sapere la natura del legame tra questo misterioso personaggio e Harrison, ma all’udire il suo nome è visibilmente scosso.
Più tardi Harrison viene ricevuto da Cyrus, e rifiuta di ritirarsi dalla campagna di Josie, sostenendo che per la prima volta dopo tanto tempo Liv crede davvero nel lavoro che svolgono; il Capo dello Staff incassa il colpo, ma poco dopo ordina che venga rilasciato il visto a Salif.

Olivia passa la notte a guardare filmati sull’aereo abbattuto, e telefona al padre, il quale le concede una sola domanda sull’operazione Remington: scopriamo che non è stato lui a dare l’ordine di uccidere la madre, ma esorta Olivia a lasciare il passato nel passato, e riattacca.

La vicepresidente Langston ordisce un piano per lanciare la sua candidatura assieme al suo spin doctor Leo Bergen: creare agitazione nelle frange fondamentaliste cristiane del partito contro gli scandali di Grant, e utilizzare questo scontento per aprire la strada alla sua campagna.
Cryus abbocca a questa trappola, e organizza una cena tra lei e il Presidente.
Durante la cena Grant propone a Sally di candidarsi insieme per la rielezione, e Sally assicura che farà da intermediario tra il Tea Party e Grant, per assicurare la base elettorale.
Vediamo il marito della vicepresidente, Daniel Douglas, intrattenersi con la First Lady in carinerie e risate, e Sally mal cela il suo fastidio di fronte alla scena.

Poco prima dell’intervista con James, Olivia e Abby mostrano a Josie un finto filmato elettorale girato da loro, facendole credere che provenga dal team di Reston.
Nel video la candidata è rappresentata come incerta e con poca esperienza, e lo scopo è quello di fare scaturire in Josie la giusta grinta da mostrare in tv.
Questo porta Josie a stravolgere completamente l’intervista, lanciandosi in un discorso appassionato e tagliente sugli stereotipi di genere e sul sessismo in politica, attaccando anche lo stesso James; è Josie a condurre il gioco, lasciando il marito di Cyrus in difficoltà.

Il reverendo Coles telefona a Cyrus e conferma i suoi sospetti: Sally sta facendo il doppio gioco, ma con la promessa di sgravi fiscali per gli istituti religiosi, il reverendo rimane dalla parte di Grant.
Alla Casa Bianca Mellie e Cyrus ammettono di non poter fare a meno dei voti dei cristiani fedeli a Sally, e la First Lady rivela il tallone d’Achille della vicepresidente: l’infedeltà del marito Daniel Douglas.
Jake si incontra di notte con la sua ex per ricevere i documenti sul volo, quando un agente lo sorprende alle spalle e spara alla donna; scopriamo che quest’ultima è in realtà un sicario del B613 stava per estrarre dalla borsa una pistola, per uccidere Jake.
Fitz convoca Jake alla Casa Bianca: è stato lui a mandare un agente a proteggerlo, ma non potrà più aiutarlo finché continuerà a indagare sull’operazione Remington.
Jake è consapevole che il B613 lo vuole morto, ma scoprire la verità è l’unica possibilità che ha per liberarsi dalla morsa di Comando; Fitz ribatte aspramente che in realtà lo sta facendo per conquistare Olivia. La tensione è alle stelle.

Al poligono di tiro Quinn trova Charlie, vecchia conoscenza della Pope & Associati, nonché agente del B613; dopo un’iniziale diffidenza la giovane inizia ad avvicinarcisi ingenuamente chiedendo consigli sulle armi da fuoco.
Charlie non è lì per allenarsi, bensì su ordine di Comando, che intende reclutare Quinn nella sua organizzazione segreta.
È notte inoltrata, e Olivia riceve una visita di Fitz nel suo appartamento: vuole convincerla ad unirsi alla campagna elettorale, ma la bella gladiatrice ricomincia a tempestarlo di domande sul volo della Global World.
Il Presidente continua a rispondere “no comment”, alché Olivia rivela che una delle vittime del disastro aereo fu sua madre, ma nemmeno questo riesce a convincerlo a raccontare la verità, e una gelida Liv lo caccia da casa sua.
Il responso: “Icaro” predilige l’orizzontalità della narrazione di Shonda Rhimes, con diversi archi narrativi che si intersecano per raggiungere quello che sarà il climax del finale di metà stagione, ovvero l’episodio 10.
La lentezza delle rivelazioni sull’operazione Remington inizia ad appesantire la trama, che viene vivacizzata dagli intrighi politici orchestrati da Sally Langston.
Un altro personaggio femminile polarizza le story-line incentrate sulle elezioni, ed è Josie Marcus, la cui determinata limpidezza la rende diversa dalla maggior parte dei personaggi della serie, che sguazzano nelle infinite sfumature di grigio di Washington.
Come il mito di Icaro ciò che rischiano Sally e Josie è di avvicinarsi troppo al centro del potere, e di rimanerne bruciate: nessuno può toccare il “Re Sole” Comando.
Voto: 7/10