Stranger Things 4, troppo lungo il finale della quarta stagione su Netflix
C’era davvero bisogno di due ore e mezza per il finale della quarta stagione, alias Stranger Things 4? Il nono e ultimo episodio della stagione 4 mette veramente a dura prova chi guarda. Difficilmente, infatti, si può giustificare una durata tale per l’epilogo del quarto capitolo della saga dei fratelli Duffer.
Ad eccezione di alcune scene ineccepibili – Eddie Munson che suona “Master of Puppets” nel Sottosopra, il toccante discorso di Jonathan a Will, le interazioni tra Max e Lucas -, gli ultimi due episodi della quarta stagione scricchiolano sotto il peso dell’ambizione dei fratelli Duffer, i quali dimostrano di essere alquanto noncuranti della pazienza dei fan e finiscono per abusarne profusamente.

Senz’altro la quarta stagione rappresenta un salto di qualità notevole, rispetto agli episodi precedenti. Con un budget – si dice – pari a 30 milioni di dollari a puntata, Stranger Things 4 conferma le mire di Netflix di posizionare il titolo come una corazzata che trascende la concezione di serie tv (o di film), adoperando tutti gli ingredienti giusti – dalla fauxtalgia alla colonna sonora, dagli omaggi e le citazioni agli anni Ottanta fino ai costanti ammiccamenti ai fan – per autoproclamarsi il fenomeno pop dell’anno.

Nella foga di essere irresistibile, insomma, Stranger Things ha perso quella linearità e quella semplicità che hanno reso la prima stagione un culto in grado di parlare a pubblici di ogni età e provenienza. Questo è un passaggio evolutivo col quale tutti i franchise, perché – dal mondo Marvel in poi – ormai questa è la valuta di scambio del mondo dell’intrattenimento, si ritrovano a fare i conti una volta superata la fase di assestamento.
Ecco che, in quest’ottica, un finale da due ore e mezza diventa un segnale molto chiaro che Netflix trasmette alla concorrenza senza alcuna ambiguità: “Noi facciamo sul serio”. Nello sfoggiare la totale libertà data a creatori e autori – al punto da consentire un maxi-finale da 150 minuti -, Netflix intende posizionarsi come il peso massimo col quale Warner Discovery, Disney e ViacomCBS dovranno fare i conti nella guerra al prossimo cult.
Pubblicare un atto finale di poco meno di quattro ore – questa è la somma del minutaggio dell’ottavo e del nono episodio della quarta stagione – diventa quindi una mossa di marketing e di politica del mondo audiovisivo, più che un’esigenza narrativa asservita ai fini della storia che i fratelli Duffer.
Con una quinta e ultima stagione già in cantiere e almeno uno spin-off in fase di lavorazione, l’universo di Stranger Things non dà segni di rallentamento. Il rischio è quello di sconfinare nel territorio dell’ottava stagione di Game of Thrones, passata alla storia come la serie tv che maggiormente, nella recente memoria, ha peccato di hubris. Insomma: per cercare di accontentare tutti, si finisce per non piacere a nessuno…
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