Negli ultimi tempi sono state molte le notizie circolate sul futuro della serie, alcune più vere di altre, che hanno fatto preoccupare noi fan. Per il momento ce n’è solo una che sappiamo essere confermata al 100% e, forse, è la più drammatica: l’abbandono dei coniugi King, creatori originali di The Good Wife, alla fine della settima stagione.
Quest’annuncio ha giustamente gettato un’ombra sul futuro della serie: se da una parte Glen Geller (il Boss della CBS) ha cercato di smorzare le tensioni dichiarando che ciò non comprometterà un eventuale prosieguo della storia, siamo sicuri che affidare la creatura in mano ad altri sceneggiatori sia una scelta saggia? Ricapitoliamo la vicenda.
Durante il press tour della Television Critics Association tenutosi in California nella seconda settimana di gennaio, è stata comunicata la decisione di Robert e Michelle King, i creatori di The Good Wife, di abbandonare la serie alla fine della settima stagione. A loro dire si concluderà quindi, con la stagione in corso, la storia che avevano in mente per Alicia fin dall’inizio. Subito dopo Glenn Geller si è affrettato a cercare di tranquillizzare i fan: la CBS ha ancora molte idee per la serie che verrà affidata, in caso di ulteriori stagioni, in mano a degli showrunner che hanno contribuito alla stesura di alcuni degli episodi e che quindi conoscono bene la storia, gli attori e ciò che gli affezionati fan si aspettano dal programma.

Nonostante queste rassicurazioni non posso essere tranquillo in merito alla faccenda e, ci scommetto, molti di voi la pensano come me.
Sono sempre stato dell’idea che allungare il brodo, come si dice, sia una pessima scelta. Si finisce spesso e volentieri a sacrificare la qualità della scrittura pur di spremere il brand il più possibile, riciclando idee trite e ritrite o compiendo scelte autoriali davvero ridicole, fino a quando il legame con i fan residui si spezza, col rischio di cancellare il ricordo di quanto di buono è stato fatto. Perché è innegabile che il percorso di un racconto è ciò che ci fa innamorare dello stesso, ma è altrettanto vero che una fine indegna lascia l’amaro in bocca e ci fa esclamare: WHY?!?
Abbiamo vissuto tante volte questo tipo di “tragedia seriale” in cui la decisione di affidare la serie in mano ad altri autori, che non l’hanno creata, cresciuta e plasmata con le idee chiare fin dall’inizio, è stato un errore fatale. Tanto più lo possiamo pensare per The Good Wife una serie che punta molto sul livello della sceneggiatura (un po’ come The Newsroom, una serie in cui i dialoghi e le storie raccontate sono TUTTO e che sarebbe stata inimmaginabile nelle mani di un autore diverso da Aaron Sorkin).
Dopo gli abbandoni di alcuni tra i protagonisti della storia (Will e Kalinda, mi mancate) e trovate più o meno riuscite per compensare le perdite, il prosieguo della serie senza i suoi creatori originale non avrebbe proprio senso. Un racconto deve compiere il suo naturale viaggio nelle mani di chi l’ha concepito, senza forzature in nome del profitto. Per una serie di qualità come The Good Wife è auspicabile chiudere con una fine degna del suo nome, che non rovini il ricordo di quanto vissuto.
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