
Postcards from the edge
Ormai Julie Plec è inarrestabile…e non in senso buono! Pur di lasciarci a bocca aperta sarebbe capace di fare di tutto, anche snaturare i personaggi o renderli la caricatura di loro stessi.
Purtroppo è così che io ho visto l’episodio. Da fan di lunga data sono rimasta scettica di fronte alla scrittura dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere così bene, e alcune scelte mi sono sembrate forzate. Sì, purtroppo sto parlando di Damon.

Rispetto al suo percorso delle stagioni precendenti mi sembra abbia fatto molti passi indietro, come se non imparasse mai dai suoi errori. Anche Ian Somerhalder, nel corso di una recente intervista ha fatto proprio la stessa osservazione, notando come “Damon è su questa terra da 170 anni e fa ancora gli stessi errori che farebbe un uomo di 35 anni o un ragazzino di 12”. Ma il problema non sono gli eterni sbagli che commette, ma anche e soprattutto il modo in cui ha affrontato la perdita della donna della sua vita.
Ci hanno sempre detto che i vampiri “vecchi” quanto Damon non possono più semplicemente spegnere le loro emozioni, possono rifiutarle, possono non accettarle, ma non possono premere l’interruttore dello switch off. Eppure qui Damon sembra indifferente di fronte a ciò che ha fatto, sembra ancora una volta rifiutare di addossarsi il peso di quello che è successo. Anche se il suo viaggio nella Pietra della Fenice è stato proprio un mezzo per mostrarci questa sua incapacità, dopo sette stagioni mi aspettavo di più dal suo personaggio. E’ come se, dopo tutte le lezioni che la vita gli ha messo davanti, non riuscisse mai ad imparare. Il punto è che la sua crescita, dalla prima stagione in avanti è stata pazzesca: è stato proprio il suo cambiamento grazie ad Elena che ci ha fatto amare il personaggio. Ma da un po’ di tempo a questa parte è come se avesse smesso di crescere, è come se fosse regredito.

La puntata si apre con una citazione presa dalla seconda stagione: Damon è steso in mezzo alla strada. L’ultima volta che l’avevamo visto così era in preda alla sofferenza per non riuscire ad essere l’uomo giusto per la donna che ama. Anche questa volta la situazione è la stessa, eppure in un certo modo è diversa. All’epoca vedevamo chiaramente la sofferenza di Damon. In questa puntata invece è stata proprio questa che mi è mancata. Damon non è solo in un periodo di crisi esistenziale: ha ucciso Elena, l’amore della sua vita, la donna per cui ha lottato e sofferto tutti questi anni. Non ci basta vederlo sdraiato in mezzo alla strada, non basta fare due battute con il tizio che si è fermato in macchina.
Questo Damon non è che la brutta caricatura del Damon della prima stagione.

Ai tempi soffriva per Katherine, una delle donne più doppiogiochiste e manipolative che si siano mai viste, eppure la sua sofferenza sembrava più vera, più profonda, anche se più nascosta. Adesso invece la sua sofferenza ci viene nascosta come al solito sotto una maschera di autodistruzione. Damon rientra nell’oscurità, ci si butta a capofitto, ma non vediamo alcun tipo di percorso, alcun tipo di maturazione.
“pensavo che Elena mi rendesse una persona migliore, ma non è vero”
Elena è definitivamente scomparsa, ma non solo perché non è più presente nella serie, ma perché dopo la sua perdita, Damon è regredito di nuovo alla maschera della prima stagione.
Così, non si sa bene per quale motivo, Julian decide di divertirsi con lui, “aiutandolo” a sfogare la rabbia sul ring, un po’ come faceva Ryan in The O.C dopo la perdita di Marissa. A questo punto anche Stefan è costretto a rivestire i panni della prima stagione e prova in tutti i modi a far ragionare il fratello. Questa è la parte della puntata che ho apprezzato di più: il legame fra i fratelli. Quando Stefan sale sul ring per convincere Damon a salvarsi si leggeva negli occhi di entrambi la paura di perdersi.

Lascia un commento