“Non tutto è perduto”. Nella dodicesima puntata di The Walking Dead troviamo al centro della narrazione Daryl e Beth.
Tutti i “nostalgici” della prima stagione, ricca di azione, dovranno mettersi l’anima in pace. Credo sia normale, che dopo una serie di eventi così forti dal lato della narrazione come la distruzione della prigione e la dispersione del gruppo, ci siano puntate “riorganizzatrici”.
La scena iniziale all’interno del bagagliaglio dell’auto distrutta è stupenda, ed è grazie ad essa che vediamo come i due siano riusciti a procurarsi del materiale essenziale per la costruzione dell‘accampamento. Un luogo che va stretto a Beth, la quale, pur con le sue fragilità si mostra un vero “gigante” nel convincere e attivare l’animo rassegnato di Daryl.
Ci vuole però dell’alcool, ritrovato in una vecchia cascina, a far cadere il muro che separa le sue emozioni dalle relazioni con il mondo. Mura che crollano come quelle della prigione; e allora all’apatia della rassegnazione prende il posto un vulcano in eruzione, in cui le lacrime per gli amici che ormai non ci sono più diventano l’elemento che più caratterizza questo episodio.
Ora, diciamocelo: ci stiamo un po’ stancando. Se è bello vedere Daryl togliersi questa sua armatura interna e sul finale dar fuoco alla cascina (simbolo della sua gioventù), dall’altra parte non possiamo non chiederci se 43 minuti di puntata da dedicare a questo tema siano effettivamente troppi! Perchè se abbiamo recuperato Daryl (e qui mi collego al titolo della puntata) è pur vero che forse stiamo perdendo (invece) qualcosa dal lato dell’azione e dell’adrenalinicità che tanto abbiamo amato in The Walking Dead.
Forse dobbiamo solo aspettare. Ricordando però agli autori che mancano quattro puntate alla fine della stagione. Confidiamo in voi!