La serie Tredici racconta il suicidio, quello di una ragazza adolescente che non ha avuto la forza di sopportare ma ha avuto il coraggio di raccontare gli atti di bullismo subiti. Ha scelto di farlo registrando il suo racconto su delle cassette audio in uno strano meccanismo che associa il replicabile all’ineluttabile, ovvero il poter riascoltare infinite volte una voce che non esiste più.
Molti si sono chiesti quanto una serie come questa potesse indurre i giovani all’emulazione. Forse chi si è posto la domanda aveva visto in Hannah un modello da prendere ad esempio? Forse per chi si ritrova ad essere vittima di bullismo viene qui rappresentata la scelta da prendere in seria considerazione?
Resta il fatto che Franco Alonso Lazo Medrano un ragazzo di 23 anni del Perù ha scelto questa strada. Il ragazzo si è suicidato lanciandosi dalla finestra del suo appartamento sotto gli occhi della madre. Prima di suicidarsi ha lasciato dei file registrati nel suo computer con le istruzioni di chi dovesse ascoltarli dopo la sua morte (i file sono stati trovati dalla polizia).
Per molti la serie Tredici rappresenta un valido spunto di riflessione per iniziare una discussione intra-generazionale tra genitori e figli su una tematica molto delicata come il bullismo. Netflix ha però sentito la necessità di inserire all’inizio di alcune puntate il disclaimer:
la serie di finzione affronta tematiche difficili, incluse la depressione e il suicidio. Se tu o qualcuno che tu conosci ha bisogno di essere aiutato nella ricerca di supporto, vai sul sito 13reasonnswhy.info per maggiori informazioni
Esiste un filo molto sottile, a volte, tra il mondo reale e quello della finzione di un libro, di una serie tv. Un filo sottile che potrebbe rompersi in qualsiasi momento, un filo sottile, o forse in questo caso sarebbe il caso di parlare di un “nastro” sottile, che potrebbe indurre a compiere l’irreversibile.
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