Duse, un’ultima battaglia per l’anima del teatro
Il nuovo film di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi nei panni della leggendaria Eleonora Duse, in concorso alla 82a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è una dichiarazione d’amore al teatro e alla resistenza artistica.
Pietro Marcello, regista acclamato per opere come “Martin Eden“, porta sul grande schermo la figura iconica di Eleonora Duse, interpretata magistralmente da Valeria Bruni Tedeschi. Accanto a lei, un cast eccezionale che include Fanni Wrochna, Noémie Merlant, Fausto Russo Alesi e molti altri, per dare vita a un racconto che mescola storia e invenzione, documenti e sogni.
Eleonora Duse: una rivoluzionaria silenziosa
Eleonora Duse, nata nel 1858, fu un’attrice straordinaria, capace di rivoluzionare il teatro e il ruolo della donna sul palcoscenico. La sua recitazione intima e psicologica, lontana dagli eccessi dell’epoca, la rese “la più grande attrice del mondo”. Dietro la diva, però, si celava una donna complessa, timida e malinconica, che amò con passione, come nella tormentata relazione con Gabriele D’Annunzio. La sua capacità di trasmettere emozioni autentiche, senza bisogno di trucco o artifici, la rese indimenticabile agli occhi del pubblico e della critica.
La visione di Pietro Marcello: un personaggio “rivolta”
Pietro Marcello non realizza un semplice biopic, ma esplora l’anima di una donna che ha fatto della sua arte una forma di resistenza. Il film si concentra sull’ultimo ritorno sul palcoscenico di Eleonora Duse, in un’Italia lacerata dalla guerra e dall’ascesa del fascismo. “Sono rimasto affascinato a questo soggetto, proprio perché è un personaggio ‘rivolta’”. L’obiettivo era raccontare lo spirito di Eleonora Duse, mi interessava lo spirito di questa donna”, ha spiegato il regista. La sua visione è analogica, materica, personale e fa dell’arte stessa il campo di battaglia
Le voci del set: tra emozione e ispirazione
Valeria Bruni Tedeschi ha raccontato il suo approccio al personaggio: “Non ho cercato di essere la Duse, non ho cercato, perché non è stato questo il mio lavoro. Il mio lavoro è stato più di diventarle amica, di trovare una connessione con lei, di convocarla e di capire quello che di lei mi era familiare”. Fausto Russo Alesi, interprete di Gabriele D’Annunzio, ha sottolineato la complessità del rapporto tra i due artisti: “Il lavoro è stato quello di stare in queste scene, come veramente degli incontri di box, dove poteva succeder di tutto. È stato meraviglioso incontrare un’attrice straordinaria come Valeria Bruni-Tedeschi e guidati dall’occhio di Pietro Marcello”.
Fanni Wrochna, alla sua prima esperienza cinematografica, ha espresso la sua emozione per la libertà creativa concessa sul set: “Ho già girato tanto nella vita ma non ho mai avuto un’esperienza in cui sia Pietro che Valeria ci hanno lasciato un gioco totalmente libero”.
Noémie Merlant ha parlato del suo amore per il cinema di Pietro Marcello e della sua gioia di lavorare con Valeria Bruni Tedeschi: “Ho imparato da questa lettera di Enrichetta, quando fingo di parlare italiano e loro erano non lo so… è come se avessimo deciso di creare un legame insieme per parlare di noi stessi, in realtà, con Valéria, per cercare di trovare un’intimità”.
Duse e D’Annunzio: un amore travagliato
Il film esplora il complesso rapporto tra Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, un legame artistico e sentimentale intenso e doloroso. Come ha spiegato Valeria Bruni Tedeschi, la Duse fu generosa con D’Annunzio, contribuendo a farlo conoscere nel mondo intero. Tuttavia, il poeta la tradì, causando una profonda sofferenza all’attrice. Nonostante ciò, tra i due rimase un legame di amicizia, seppur segnato dal dolore. Fausto Russo Alesi ha descritto il loro rapporto come un “incontro di box”, fatto di amore, competizione, odio e incapacità di rinunciare all’altro.
La ricerca della verità scenica
Un aspetto fondamentale del lavoro di Valeria Bruni Tedeschi è stato quello di evitare di imitare la Duse, concentrandosi invece sulla ricerca della verità scenica. Come ha spiegato l’attrice, l’obiettivo era quello di “diventarla amica”, di trovare una connessione con lei, di convocare il suo spirito e di dare qualcosa di sé stessa al personaggio. Questa ricerca di autenticità ha portato alla scelta di non utilizzare lenti a contatto per oscurare gli occhi di Valeria, preferendo mostrare il fuoco che usciva dal suo viso, privo di maschere e ipocrisie.
La solitudine della divina
Il film mette in luce anche la solitudine di Eleonora Duse, una donna che, pur amata e acclamata dal pubblico, faticava a trovare un linguaggio comune con la figlia Enrichetta. Come ha sottolineato Valeria Bruni Tedeschi, la Duse non riusciva a farsi capire dalla figlia, pur amandola profondamente. Questa difficoltà nel comunicare con i propri affetti più cari è un tema ricorrente nella vita dell’attrice, che spesso trovava più serenità e leggerezza nei rapporti con persone al di fuori della famiglia.
“Duse” promette di essere un’esperienza cinematografica intensa e commovente, un omaggio a una grande artista e una riflessione sulla forza dell’arte come strumento di resistenza e di affermazione personale. Il film sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane da PiperFilm a partire dal 18 settembre 2025.
Restate con noi, perché a breve saremo pronti a condividere la nostra recensione completa, con un’analisi approfondita di questo atteso film.
Lascia un commento