Jafar Panahi conquista Cannes con il film It Was Just an Accident
Jafar Panahi, celebre regista iraniano, ha finalmente visto riconosciuto il suo talento e il suo coraggio con la vittoria della prestigiosa Palma d’Oro al Festival di Cannes 2025 con il film “It Was Just an Accident.” Da decenni, Panahi vive sotto il peso di censure statali e di un sistema repressivo che ha tentato di silenziarlo, arrestandolo e bandendolo dalla possibilità di realizzare e diffondere i suoi film. La sua vicenda è un esempio di resistenza incondizionata: dopo aver sostenuto il Movimento Verde, nel 2010 gli fu inflitta una condanna a vent’anni di divieto di produzione cinematografica e di viaggi all’estero. Nonostante tutto, il suo desiderio di raccontare e denunciare non si è spento.
Una carriera fatta di ingegno e coraggio
Panahi ha trovato modi creativi per aggirare la repressione, come trasformare il suo soggiorno in un set cinematografico con “This Is Not a Film” oppure utilizzare un’auto come studio mobile in “Taxi,” che gli valse l’Orso d’oro a Berlino nel 2015. La sua arte diventa così un atto di sfida, un modo per mantenere vivo il suo diritto di raccontare storie, anche quando le autorità iraniane cercano di bloccarlo. La sua presenza a Cannes nel 2025, per la prima volta in oltre vent’anni, rappresenta un gesto di grande valore simbolico e di rinascita.
Il percorso travagliato verso il riconoscimento internazionale
Dopo essere stato nuovamente arrestato nel luglio 2022 e detenuto nell’oscura prigione di Evin, Panahi ha trascorso quasi sette mesi di detenzione, dove ha anche iniziato uno sciopero della fame. La sua libertà è stata ripristinata nel febbraio 2023, grazie a una significativa sentenza della Corte Suprema iraniana che ha annullato la condanna precedente. Tuttavia, gli ostacoli reali restano: in Iran, ottenere l’approvazione ufficiale per un film è impossibile senza il via libera del regime, motivo per cui Panahi continua a girare clandestinamente. “It Was Just an Accident” si rivela un’opera di denuncia diretta, girata di nascosto, che mette in scena la brutalità e la violenza del sistema repressivo iraniano, attraverso la storia di ex-prigionieri pronti a vendicarsi di un torturatore che potrebbe essere Eghbal, uno degli agenti che li ha brutalizzati.
“It Was Just an Accident”: un film di denuncia e autobiografia
Il film si apre con un episodio apparentemente banale: un uomo investe e uccide un cane, ma il tutto si trasforma in una spirale di vendetta e rivolta contro la violenza di Stato. Vahid, un meccanico, pensa di riconoscere il suo torturatore e decide di rapirlo, ma il suo sospetto non è certo. Da qui, si sviluppa un dramma psicologico intenso, dove tra vendetta, paura e umorismo si riflette sulla brutalità sistematica del regime. Panahi utilizza questa immagine collettiva di traumi condivisi, tratti dalle storie di prigionia ascoltate in carcere, per denunciare la violenza di un sistema che ha segnato profondamente la società iraniana. La sua narrazione autobiografica si mescola alla cronaca quotidiana, creando un film potentemente politicizzato che, più che un’opera di pura finzione, diventa una denuncia tangibile.
Un trionfo di resistenza e speranza
La vittoria di Panahi a Cannes rappresenta molto più di un premio cinematografico: è un gesto di solidarietà e di riscossa contro l’oppressione. Questo riconoscimento internazionale mette in risalto il potere del cinema come strumento di denuncia e libertà, anche nelle circostanze più avverse. La sua vicenda, fatta di persecuzioni, clandestinità e coraggio, conferma che il cinema di Panahi non è solo arte, ma un atto politico di resistenza. La sua vittoria è un messaggio universale: la libertà di espressione non può essere soppressa, e le storie di oppressione devono essere raccontate, sempre e ovunque.
Per concludere ci sono ottime notizie anche per gli appassionati italiani: il film vincitore a Cannes, “It Was Just an Accident,” sarà distribuito nel nostro paese da Lucky Red. Ancora non è stata comunicata una data ufficiale, ma l’attesa cresce e sono molte le persone che sono impazienti di poterlo vedere sui grandi schermi italiani. Quel che è certo è che, una volta in sala, il film di Panahi saprà emozionare e scuotere nello stesso modo in cui ha fatto a Cannes, offrendo un’altra potente testimonianza del suo coraggio e della sua arte rivoluzionaria.
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