Madri – Una vita d’amore, disponibile su Mediaset Infinity con la prima stagione, si articola su tre tematiche principali con una modalità inedita.
Si tratta di un medical drama che va oltre le malattie, le ricerche, i tentativi di diagnosi e le relazioni amorose tra le corsie.
L’essere madri crea un nodo indissolubile con l’amore e la vita, dove per quest’ultima si intende sia la propria sia quella che è stata donata. Con la maternità è come se il cuore delle protagoniste abbia subito un intervento.
Trattandosi di una serie di genere medico, il parallelismo potrebbe anche reggere, ma l’operazione in questione travalica la scienza. Il cuore di queste mamme si espande per racchiudere un sentimento che è difficile esprimere a parole.
Sono i loro gesti – a volte impulsivi, a farci capire cosa siano disposte a mettere sul piatto della bilancia pur di vedere i loro figli sereni e felici. Il contesto di partenza, va detto, non è dei più spensierati: episodio dopo episodio in Madri – Una vita d’amore esploriamo la quotidianità nel reparto di Pediatria dell’Ospedale San Juan de Dios.
Per sopravvivere sono fondanti la speranza e l’ironia, ma il dolore e lo sconforto possono avere la meglio, per non parlare dell’ansia che non fa respirare quando una giovane anima arriva in Pronto Soccorso, con un futuro sempre in bilico.
L’amore prevale spesso sulla ragione quando si è madri. Questa serie si prende la responsabilità di raccontarlo senza cadere nel sentimentalismo o investire le mamme di una veste da supereroine che non si addice a chi veste dei panni molto comuni.
Anzi, una coperta isotermica utilizzata alla stregua di un mantellino dorato – quasi a fare il verso a Superman – viene fatto indossare a un dottore (che, di certo, madre non è) in Pronto Soccorso dalla sua ex, nonché nuova pediatra dell’ospedale. Madri umane che si lasciano travolgere dalle emozioni riescono a parlare a tutti, anche i non genitori perché ognuno di noi è figlio. Tra madri e figli si possono innescare meccanismi complicati, sfide reciproche, quasi test per vedere “fino a che punto” si può tirare la fune dell’amore prima che si spezzi.
Un esempio lampante è già nel primo episodio della stagione d’esordio, dal titolo La ragazza del ponte. Elsa (Carla Díaz), dilaniata dall’anoressia psicologica che le devasta l’esistenza, è stanca e vorrebbe farla finita. É già sul ponte, quasi in bilico, ma chi è che chiama prima di compiere l’insano gesto? Proprio sua madre, con la quale ha un rapporto ambivalente. Se è vero che è stanca di lei perché proprio Marián (Belén Rueda) è il suo contatto di emergenza?
La risposta è fin troppo scontata. Su sua madre Elsa può sempre contare e Marián si lascia prendere dall’istinto materno, nonostante la provocazione piuttosto fredda dell’adolescente. Con il classico “non provare più a fare una cosa del genere” le concede un abbraccio e una manifestazione d’affetto, quando il peggio è alle spalle. A questo comportamento si contrappone la visione di Olivia (Aida Folch), la pediatra già menzionata, secondo cui Marián “dovrebbe abbracciare e baciare sua figlia quando fa qualcosa di buono, non quando fa una scenata”. Nessuno, però, ha davvero voce in capitolo quando si sta parlando del rapporto di una madre con le sue creature.
Così, puntata dopo puntata, si snodano varie vicende tra cui quella di Luisa (Carmen Ruiz): costretta a lasciare il suo paese, sta accanto al figlio ricoverato Andy (Joel Bosqued) con dedizione, andando contro al parere del marito. Del resto “per un figlio si fa qualunque cosa, per un marito dipende”, per citare Mila (Rosario Pardo). Quest’ultima non è sposata, ma di mariti di altre donne è esperta.
Mila si prende cura sia del figlio Simón (Alain Hernández) – bugiardo compulsivo nei guai con la giustizia – sia del nipote Sergio (Julio Bohigas-Couto), fino a quando in ospedale non si presenta Gloria (Carolina Bona). Cosa succede quando la madre del ragazzo prende la decisione di togliere la custodia al padre e alla nonna?
La dimensione dell’amore materno oltre ogni razionalità si coniuga in questa serie in diverse declinazioni, anche per chi madre non lo è ancora diventata. Ecco che Natalia (Vicky Luengo), in dolce attesa, è pronta a tutto pur di dare alla luce la sua bambina. Per la vita della piccola, è disposta a rinunciare alla sua.
Eppure, come già detto, le protagoniste di questo medical drama, sono umane e fallibili. Quindi, la determinazione nel non prendere farmaci che potrebbero nuocere alla salute del feto, vacilla e crolla. Dove è finito l’amore? Si è solo smarrito, ben presto Natalia riprende in mano le redini, affrontando con coraggio le crisi di astinenza.
Le madri possono sentirsi impotenti anche quando avrebbero la volontà di smuovere le montagne: lo prova sulla sua pelle Carmen (Mónica Cruz) di fronte alla diagnosi senza speranza di Duna (Claudia Caneda), insopportabile adolescente ma pur sempre sua figlia. Le madri provano anche smarrimento davanti a ostacoli insormontabili che affrontano sia per loro sia per i figli.
Esmeralda (Elisabet Gelabert) deve fare i conti con il dolore per la condizione del figlio Eloy (Guillermo Campra), non solo affetto da neurofibromatosi, ma ricoverato una seconda volta per un tumore al cervello. Davanti a lei si staglia lo scoglio di dovergli confessare la verità.
In conclusione, le “Madri” con la “M” maiuscola, sono consapevoli che le loro vite sarebbero vuote senza i loro figli, anche quando è difficile, anche quando sono apparentemente a un passo dall’annegare. È per questo che continuano a fare del loro meglio, amando, oltre ogni misura.
La prima stagione completa di Madri – Una vita d’amore è disponibile gratis su Mediaset Infinity.