Portobello, la storia di Enzo Tortora debutta a Venezia
La serie tv “Portobello“, diretta dal maestro Marco Bellocchio, ha catturato l’attenzione e suscitato un’onda di emozioni durante la sua presentazione in anteprima, fuori concorso, all’82a Mostra del Cinema di Venezia. Questa produzione originale italiana, prodotta da HBO Max e in attesa del suo debutto nel 2026, si immerge nelle profondità della vicenda umana e professionale di Enzo Tortora, un celebre conduttore televisivo la cui carriera fu bruscamente interrotta da accuse infondate di legami con la camorra. Le prime due puntate della serie saranno proiettate questa sera. “Portobello” non è solo un racconto di un errore giudiziario, ma un’esplorazione del tessuto sociale e politico di un’Italia complessa e in trasformazione negli anni ’80.
La parabola di Enzo Tortora
Enzo Tortora era una figura di spicco nella televisione italiana degli anni ’80, raggiungendo picchi di 28 milioni di spettatori con il suo programma “Portobello”. La serie televisiva esplora la sua ascesa e la sua improvvisa caduta, quando, nel 1983, fu arrestato a seguito delle accuse di un pentito di camorra. Queste accuse, rivelatesi poi infondate, lo trascinarono in un processo mediatico e giudiziario che ne compromise la carriera e la salute. La serie si propone di analizzare non solo i fatti, ma anche le implicazioni di un simile evento sulla società italiana dell’epoca.
Il processo e l’assoluzione
Il processo a Tortora fu uno dei casi più controversi della storia italiana. Accusato di associazione camorristica e traffico di droga, fu condannato in primo grado a dieci anni di reclusione, nonostante le prove inconsistenti e la sua stessa elezione al Parlamento europeo. La serie “Portobello” ricostruisce minuziosamente le diverse fasi del processo, mettendo in luce le debolezze e le contraddizioni del sistema giudiziario, l’uso controverso delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e il ruolo dei media nella costruzione di un’immagine distorta della realtà. L’assoluzione in appello e in Cassazione giunse troppo tardi per riparare i danni irreversibili causati alla sua reputazione e alla sua salute.
La serie televisiva di Marco Bellocchio
Marco Bellocchio, regista acclamato per la sua capacità di raccontare temi complessi e controversi con lucidità e spirito critico, porta sullo schermo la storia di Enzo Tortora con l’obiettivo di risvegliare la memoria collettiva e stimolare una riflessione sulla giustizia e sul ruolo dei media. La serie, scritta insieme a Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore, vanta un cast di grande talento guidato da Fabrizio Gifuni, chiamato a interpretare Tortora. Bellocchio ha raccontato di essersi ispirato alle lettere che il giornalista scriveva dal carcere alla compagna, Francesca Scopelliti, per indagare l’uomo dietro il personaggio pubblico e restituirne la dimensione più autentica e umana.
Il cast e la produzione
“Portobello” si distingue per un cast corale di grande spessore, con Fabrizio Gifuni che interpreta Enzo Tortora, Lino Musella, Barbora Bobulova e Alessandro Preziosi tra gli altri. La serie è il frutto di una collaborazione tra diverse case di produzione, tra cui OUR FILMS e KAVAC FILM, in coproduzione con ARTE France, Rai Fiction e The Apartment Pictures. Questa produzione originale italiana, destinata alla piattaforma streaming HBO Max, testimonia l’impegno di Warner Bros. Discovery nel sostenere progetti ambiziosi e di qualità.
Le prime immagini e l’attesa del pubblico
Le prime immagini della serie, diffuse in occasione del 42° anniversario dell’arresto di Enzo Tortora, hanno subito suscitato emozione e curiosità. La scena che lo ritrae in manette – simbolo della sua caduta e della sua ingiusta detenzione – ha fatto rapidamente il giro del web, accrescendo l’attesa per il debutto. Il pubblico si aspetta un racconto rigoroso e al tempo stesso coinvolgente, capace di rendere omaggio alla memoria di Tortora e di stimolare una riflessione critica sulla giustizia e sulla società italiana.
Bellocchio e Gifuni: le voci del regista e dell’attore protagonista
Durante la conferenza stampa a Venezia, Marco Bellocchio ha condiviso le sue motivazioni nel portare sullo schermo la storia di Enzo Tortora: “Scientificamente non è stato provato, ma direi di sì, quell’ingiustizia gli spezzò il cuore all’interno”. Il regista ha sottolineato l’importanza di ricordare un uomo che “morì di ingiustizia”, vittima di un sistema giudiziario che non seppe riconoscere i propri errori.
Fabrizio Gifuni ha parlato della sua preparazione al ruolo, sottolineando la complessità del personaggio di Tortora e il suo ruolo nella società italiana dell’epoca: “Ho iniziato a chiedermi personalmente come mai, ad esempio, un personaggio così popolare, così amato da una parte consistente d’Italia, avesse accumulato negli anni anche un sotterraneo sentimento di antipatia…“. Gifuni ha descritto il processo di immedesimazione nel personaggio come un “gioco meraviglioso e impossibile”, che gli ha permesso di scoprire aspetti inediti della vita e della personalità di Tortora.
Un monito dalla storia per la giustizia
La serie “Portobello” si preannuncia come un’opera importante per la ricostruzione di una vicenda giudiziaria che ha scosso l’Italia. Grazie alla regia di Marco Bellocchio e alla proiezione, questa sera, delle prime due puntate, la serie promette di riaccendere il dibattito sulla giustizia e sulla memoria collettiva, offrendo una riflessione profonda sulla parabola di Enzo Tortora.
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