Squid Game 3, la cena prima dei giochi finali
Nella terza stagione di Squid Game, il gioco finale è preceduto da una cena che richiama esplicitamente quella della prima stagione.
ATTENZIONE: quello che segue contiene spoiler fino all’episodio 4 compreso di Squid Game 3. Se non volete guastarvi la visione, vi consigliamo di non proseguire la lettura.
Un momento che, ancora una volta, porta i concorrenti a confrontarsi non solo tra loro, ma anche con la propria umanità. La scena è carica di tensione simbolica: questa volta, le guardie sembrano mostrare una parvenza di empatia, arrivando perfino a dare il biberon a una neonata. Una sequenza che solleva interrogativi sulla possibilità che anche chi è al servizio del sistema dei giochi possa essere capace di sentimenti.
Durante la votazione che precede l’ultima sfida Gi-hun non è legato come in passato e partecipa attivamente. Alle sue spalle, un fondale sui muri evoca un cimitero, con pareti costellate di croci simili a lapidi. Un’immagine potente che accompagna la decisione più importante: nel gioco finale, i concorrenti possono scegliere chi eliminare. È possibile arrivare all’eliminazione di un minimo di tre persone, mentre i restanti si salveranno e risulteranno vincitori. Tuttavia, la possibilità di decidere chi deve morire rende la scelta ancora più drammatica. Su nove giocatori, sei sono a favore e tre contrari a proseguire. I sei si schierano con l’idea di uccidere i tre contro: Gi-hun, la bambina (222) e Min-su che grazie alle pasticche di Thanos è arrivato fino in fondo.

Il confronto con la prima stagione
Nella prima stagione la cena pre-finale era costruita per innescare il conflitto: i partecipanti avevano ricevuto coltelli, durante il pasto, con l’obiettivo implicito di spingerli a uccidersi tra loro.
Il confronto con la prima stagione resta inevitabile. Nella prima cena pre-finale, i tre finalisti – Seong Gi-hun (456), Cho Sang-woo (218) e Kang Sae-byeok (067) – erano stati sistemati in una stanza buia, attorno a un tavolo triangolare illuminato solo da una luce centrale. Il pasto, una bistecca servita con coltello e forchetta d’acciaio, era silenzioso, teso e rituale. Al termine della cena, il tavolo veniva rimosso, ma i coltelli restavano. I concorrenti venivano lasciati soli con i loro pensieri e le loro paure.
La tensione culmina con la morte di Sae-byeok, gravemente ferita e lasciata senza cure dopo il precedente gioco del ponte di vetro. Gi-hun, accanto a lei, le promette di uscire insieme da quell’inferno, ma Sang-woo, mosso dalla disperazione, la uccide nel sonno. Aveva cercato di salvare l’amico, di spezzare il meccanismo di morte con un gesto di compassione. Ma Sang-woo, spezzato dalla colpa e dal peso della sua stessa discesa, si era tolto la vita con una pugnalata al collo. Nel suo ultimo respiro, chiedeva a Gi-hun di prendersi cura di sua madre.

La proposta del Front-Man
La terza stagione sembra voler ribaltare questa dinamica, portando i personaggi a riflettere su scelte condivise, responsabilità morali e possibilità di redenzione. La cena, ancora una volta, diventa il passaggio simbolico tra umanità e disumanità, tra collaborazione e tradimento. Ma questa volta, la violenza non è più imposta con strumenti lasciati sul tavolo: è affidata alla coscienza dei giocatori.
Il Front-Man, che segue con attenzione ogni mossa, cerca un contatto diretto con 456. Gli offre una via d’uscita rapida e brutale: un pugnale per colpire nel sonno gli altri giocatori, stremati e ubriachi dopo il brindisi finale e salvare lui e la bambina 222. Ma 456 rifiuta. “Hai ancora fiducia negli esseri umani?” .
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