Un viaggio nel cortometraggio “The Pearl Comb”
Ali Cook, figura eclettica e poliedrica del panorama artistico britannico, si distingue come affermato mago professionista, attore, scrittore e regista. Con una carriera che spazia dal palcoscenico alla televisione, ha saputo infondere in ogni sua creazione un tocco distintivo di mistero e narrazione profonda. Il suo talento si manifesta in modo vivido nel cortometraggio “The Pearl Comb”, un’opera che intreccia fiaba e realtà storica con maestria sorprendente. Il film è stato proiettato con successo alcune settimane fa, al concorso cortometraggi di Torino, dove ha saputo incantare e far riflettere il pubblico, catturando l’attenzione della critica e del pubblico.
L’origine di una fiaba oscura e il dramma storico
La sorprendente genesi di “The Pearl Comb” nasce da un’insolita fusione di ispirazioni personali e scoperte storiche, come racconta Ali Cook durante l’intervista. La sua lunga carriera di mago ha alimentato una passione innata per il folklore e le antiche leggende. L’idea per il cortometraggio ha preso forma durante una vacanza a St. Ives, dove ha scoperto le brutali leggende sulle sirene, molto distanti dall’immagine edulcorata che spesso ne viene data.
“Volevo raccontare questa storia perché, innanzitutto, sono stato un mago professionista per la maggior parte della mia vita. E non solo faccio magia, amo tutto ciò che riguarda la magia, comprese le antiche fiabe… E quello che mi ha colpito di queste leggende originali è che la rappresentazione delle sirene è molto diversa da quella di una sirena alla Disney, in quanto erano delle vere e proprie assassine brutali.”
Questo lato oscuro ha subito attratto il regista, che ha poi arricchito la narrazione con un elemento storico cruciale: la storia delle “Edinburgh Seven”, le prime sette donne medico in Gran Bretagna che, nonostante la loro qualifica, trovarono una forte resistenza sociale. L’unione di questi due mondi ha permesso a Cook di creare una storia che è al contempo un coinvolgente dramma e un’affascinante pellicola fantasy, rivelando una sensibilità unica per la complessità umana e mitologica.
Le influenze profonde del regista
L’intervista ha svelato anche le radici delle profonde influenze di Ali Cook, che affondano in un background familiare ricco di stimoli. Cresciuto con una madre appassionata di spiritualità New Age e un padre uomo d’affari, Cook ha sviluppato una combinazione insolita di pragmatismo e fascinazione per il mistero.
“Mia mamma aveva una libreria New Age. Facevo una battuta nel mio spettacolo: ‘Qual è la differenza tra un hippie New Age e un uomo d’affari spietato? Una è mia mamma, l’altro è mio papà’. E così, da questa curiosa combinazione di essere un filmmaker piuttosto commerciale, ma anche intrigato dal mistero e dalla magia, leggevo tutti i libri dalla libreria New Age di mia madre, fondamentalmente fiabe e diverse religioni. È da lì che proviene gran parte della mia ispirazione.”
Questa curiosità lo ha portato a incontri memorabili, come quello in un wigwam a Bristol con Peter Carroll, inventore della magia del caos, e il Professor Ronald Hutton, eminente storico britannico della stregoneria. Tali incontri hanno plasmato la sua visione sulla storia e la religione, rivelando come le antiche pratiche pagane siano state spesso emarginate, pur costituendo una parte fondamentale del patrimonio culturale britannico.
Scienza vs. Superstizione
Un tema centrale discusso nell’intervista è il persistente conflitto tra scienza e superstizione, particolarmente rilevante nel contesto del 1893, anno in cui è ambientato “The Pearl Comb”, ma sorprendentemente attuale. Ali Cook ha suggerito che, con l’avvento dei social media, potremmo essere regrediti verso una maggiore superstizione.
“Credo che siamo regrediti ulteriormente nella superstizione con l’avvento dei social media… In passato, le persone usavano la superstizione per incutere timore. E poi, all’inizio del XIX secolo, il potere della scienza ha iniziato a mostrarci che i raccolti non crescono per via di un dio della pioggia, ma per problemi del suolo… Ma credo che la maggior parte delle persone sia ancora una curiosa combinazione delle due.”
Questa riflessione nasce anche da esperienze personali di perdita che lo hanno spinto a cercare “qualcosa di più” nella vita. Secondo Cook, la società moderna si divide in due campi distinti – credenti e non credenti – con poca interazione tra i due. Egli auspica una maggiore apertura mentale e un’esplorazione più approfondita sia della scienza che del mistero, suggerendo che una carenza di istruzione in entrambi i campi contribuisca a questa dicotomia, alimentando un bisogno di narrazioni che esplorino questi confini.
La cornovaglia come scenografia e il potere delle immagini
La scelta della location per “The Pearl Comb” non è stata casuale. Penzance, in Cornovaglia, è stata selezionata non solo per la sua bellezza mozzafiato, ma soprattutto perché è la culla delle leggende originali sulle sirene e di centinaia di altre fiabe locali.
“Le leggende originali delle sirene erano ambientate a Penzance, in Cornovaglia. Infatti, ci sono centinaia di fiabe basate li. Ecco perché volevo girare in Cornovaglia. Inoltre, è una location meravigliosa.”
Oltre a considerazioni estetiche e narrative, c’è stata anche una motivazione pratica: la spiaggia era di proprietà privata, garantendo un controllo totale sull’ambiente di ripresa, essenziale per mantenere l’autenticità visiva del cortometraggio. Cook ha anche parlato del potere delle immagini evocative, citando David Lynch come ispirazione per creare inquadrature capaci di “turbare” lo spettatore a un livello inconscio, come la scena degli occhi della sirena che riflettono l’oceano. Un’idea nata, come spesso accade, da un semplice sogno ad occhi aperti.
Progetti futuri e riflessioni sul dolore: “The Grimoire”
Ali Cook ha anche offerto un’anteprima sul suo prossimo progetto, “The Grimoire”, scritto in collaborazione con Eric Gershwin. Sebbene sia ancora “top secret”, ha rivelato che sarà un’esplorazione della capacità umana di affrontare il dolore e la perdita, ambientato nel presente con flashback al XVII secolo. Il film seguirà un pompiere che, dopo aver perso la fidanzata, permette ai suoi demoni personali di prendere il sopravvento, aprendo la porta a una presenza demoniaca reale.
“Si tratta essenzialmente di un pompiere che perde la fidanzata in un incidente. E permette ai suoi demoni personali di prendere il sopravvento, il che apre la strada all’ingresso di un demone reale nella sua vita. E questo tocca molti temi sull’incapacità delle persone di gestire il dolore, dove finiscono in una vita di distrazione, piuttosto che affrontare il dolore frontalmente.”
Questo tema si collega alla sua visione delle distrazioni moderne, come i social media, che spesso ci impediscono di confrontarci con le nostre difficoltà interiori, proponendo una critica acuta alla società contemporanea.
Il successo di “The Pearl Comb” e il futuro delle storie eterne
Il successo di “The Pearl Comb” è stato notevole, ricevendo un feedback “incredibile” in vari contesti, dai festival di dramma a quelli horror. Ali Cook stesso ha commentato:
“La reazione per The Pearl Comb è stata brillante, devo dire. E questo sia ai festival drammatici che ai festival horror. Sono molto fortunato ad esserci riuscito. Quello che mi ha davvero commosso è stato quando abbiamo partecipato al Women Over 50 Film Festival e abbiamo vinto il loro premio più importante per il miglior dramma.”
Questo riconoscimento, in particolare, dimostra la risonanza universale dei suoi temi. Per quanto riguarda un’eventuale estensione del cortometraggio, Ali Cook non esclude l’idea di una serie di episodi sulle leggende della Cornovaglia, piuttosto che un lungometraggio del racconto attuale. La sua filosofia creativa lo porta a credere che ogni idea abbia una sua forma intrinseca e che la sfida sia trovare il modo migliore per esprimerla. La sua fascinazione per storie che resistono al tempo, come certe fiabe e trucchi di magia millenari, evidenzia la sua ricerca di narrazioni che toccano corde profonde nell’inconscio collettivo, risuonando con il pubblico in modi che vanno oltre la semplice logica e confermando il suo ruolo di narratore di miti moderni.
La visione di Ali Cook
L’intervista con Ali Cook ci ha offerto uno sguardo privilegiato sulla mente di un artista che non teme di esplorare i confini tra il reale e il fantastico, il sacro e il profano. Attraverso “The Pearl Comb” e i suoi futuri progetti, Cook dimostra una rara capacità di fondere ricerca storica, folklore e introspezione psicologica, creando opere che intrattengono e contemporaneamente invitano alla riflessione su temi universali come la perdita, la credenza e la ricerca di significato. La sua visione, arricchita da una profonda curiosità e un’apertura verso le diverse forme d’arte, promette di continuare a incantare e stimolare il pubblico, lasciando un’impronta significativa nel panorama del cinema contemporaneo.

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