Venezia 82, Jarmusch regale, ma il Leone non ha ruggito abbastanza forte contro l’orrore di Gaza
L’82a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è conclusa con un vincitore a sorpresa ma non inatteso: Jim Jarmusch, con il suo toccante “Father Mother Sister Brother”, si è aggiudicato il Leone d’Oro. Un festival ricco di emozioni, politica e grandi nomi, che ha visto trionfare anche “The Voice of Hind Rajab” e Benny Safdie, ma che ha lasciato l’amaro in bocca per una mancata presa di posizione più decisa sulla tragedia di Gaza.
“Father Mother Sister Brother”: Jarmusch tocca le corde del cuore (e il Leone lo premia)
Il film di Jim Jarmusch, un’antologia di storie familiari interpretata da un cast stellare (Cate Blanchett, Adam Driver, Charlotte Rampling, Vicky Krieps), ha conquistato la giuria con la sua delicatezza e profondità. Un’opera “silenziosa”, come l’ha definita lo stesso regista, che esplora le complesse dinamiche tra genitori e figli adulti con uno sguardo intimo e malinconico.
Ogni segmento di “Father Mother Sister Brother” offre una prospettiva unica e commovente sulle relazioni familiari. Che si tratti del rapporto conflittuale tra un padre e i suoi figli, della complicità tra due gemelli o delle difficoltà di una coppia a superare i traumi del passato, Jarmusch riesce a cogliere l’essenza della condizione umana con una sensibilità rara. Il cast, perfettamente in parte, contribuisce a rendere le storie ancora più credibili e coinvolgenti.
Jarmusch, ritirando il premio, ha sottolineato l’importanza dell’empatia nell’arte, un sentimento che il suo film riesce a suscitare in modo naturale e potente. “L’arte non deve affrontare direttamente la politica per essere politica”, ha affermato il regista, “può generare empatia e una connessione tra noi, che è il primo passo per risolvere i problemi che abbiamo”.
Jim Jarmusch: un autore indipendente icona del cinema americano
La vittoria del Leone d’Oro a Venezia rappresenta un importante riconoscimento per Jim Jarmusch, uno dei registi indipendenti più influenti e amati del cinema americano. Nato ad Akron, Ohio, nel 1953, Jarmusch ha iniziato la sua carriera negli anni ’80 con film a basso budget ma dallo stile inconfondibile, come “Stranger Than Paradise” (1984) e “Down by Law” (1986).
Il suo cinema si caratterizza per la sua lentezza, la sua attenzione ai dettagli, la sua ironia sottile e la sua passione per la musica. Jarmusch ha sempre amato sperimentare e mescolare generi diversi, creando opere originali e innovative che hanno influenzato intere generazioni di cineasti. Tra i suoi film più celebri, ricordiamo “Mystery Train” (1989), “Dead Man” (1995), “Ghost Dog – Il codice del samurai” (1999) e “Only Lovers Left Alive” (2013).
Jarmusch è un autore che non si conforma alle regole del mercato e che continua a fare il cinema che ama, con passione e integrità. La sua vittoria a Venezia è un segnale importante per tutto il cinema indipendente, che dimostra di poter ancora competere con le grandi produzioni e di poter conquistare il pubblico con la sua autenticità e originalità.

“The Voice of Hind Rajab”: l’urlo di Gaza che scuote le coscienze
Il Grand Jury Prize è andato a “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, un documentario straziante sulla storia vera di una bambina di sei anni uccisa dalle forze israeliane a Gaza. Il film, accolto da una standing ovation di oltre 20 minuti, ha commosso e scosso il pubblico, portando alla ribalta l’orrore della guerra e la sofferenza del popolo palestinese.
Il film di Ben Hania è un atto di accusa contro la violenza e l’ingiustizia, un grido di dolore che non può essere ignorato. La voce di Hind, registrata durante le sue ultime ore di vita, è un simbolo della tragedia di Gaza e della necessità di una pace giusta e duratura.
La regista, nel suo discorso di accettazione, ha dedicato il premio alla Mezzaluna Rossa Palestinese e a tutti coloro che rischiano la vita per salvare gli altri a Gaza, ribadendo che la voce di Hind è la voce di Gaza e che continuerà a risuonare fino a quando non sarà fatta giustizia. “Il cinema non può riportare indietro Hind, né può cancellare l’atrocità commessa contro di lei”, ha affermato Ben Hania, “ma il cinema può preservare la sua voce, farla risuonare oltre i confini. La sua voce continuerà a echeggiare fino a quando la responsabilità non sarà reale, fino a quando la giustizia non sarà servita”.
Safdie eSorrentino: registi al top, attori immensi
Benny Safdie ha vinto il premio per la miglior regia con “The Smashing Machine”, biopic sull’ex campione di UFC Mark Kerr, mentre Toni Servillo si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile in “La Grazia” di Paolo Sorrentino. Due registi e un attore che hanno lasciato il segno a Venezia, con opere intense e originali che confermano il loro talento e la loro sensibilità.
“The Smashing Machine” è un film duro e realistico che racconta la storia di un uomo tormentato dai suoi demoni, ma anche capace di grandi gesti di umanità. Safdie, con la sua regia dinamica e coinvolgente, riesce a trasmettere al pubblico l’intensità delle emozioni e la brutalità del mondo delle arti marziali miste.
“La Grazia”, invece, è un film più riflessivo e malinconico, che esplora i temi del potere, della solitudine e della perdita. Sorrentino, con il suo stile inconfondibile, crea un’opera visivamente potente e suggestiva, arricchita dalla straordinaria interpretazione di Toni Servillo, che dà vita a un personaggio complesso e sfaccettato.
Gli altri protagonisti: dalle nuove voci ai maestri consacrati
Il festival ha premiato anche il talento emergente di Nastia Korkia, vincitrice del premio Luigi De Laurentis per la migliore opera prima con “Short Summer”, un film delicato e poetico che racconta la storia di due giovani donne che si incontrano durante un’estate in campagna.
Nella sezione Orizzonti, si è distinto “On The Road” di David Pablos, un road movie intenso e suggestivo che esplora i temi della solitudine, della violenza e della ricerca di identità. Premi anche per Xin Zhilei (migliore attrice per “The Sun Rises On Us All”), Benedetta Porcaroli (migliore attrice nella sezione Orizzonti) e Giacomo Covi (miglior attore nella sezione Orizzonti).
Il festival ha inoltre reso omaggio ai maestri consacrati del cinema, con la presenza di registi come Werner Herzog, Kim Novak e Julian Schnabel, che hanno ricevuto premi alla carriera.

Il Palmarès completo: tutti I vincitori di Venezia 82
Concorso principale:
- Leone d’Oro:“Father Mother Sister Brother” di Jim Jarmusch
- Grand Jury Prize:“The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania
- Leone d’Argento per la migliore regia:Benny Safdie per “The Smashing Machine”
- Premio Speciale della Giuria:“Below the Clouds” di Gianfranco Rosi
- Coppa Volpi per la migliore attrice:XinZhilei per “The Sun Rises On Us All”
- Coppa Volpi per il miglior attore:Toni Servillo per “La Grazia”
- Premio per la migliore sceneggiatura:Valérie Donzelli e Gilles Marchand per “At Work”
- Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente :Luna Wedler per “Silent Friend”
Orizzonti:
- Miglior film:”On The Road” di David Pablos
- Miglior regia: Anuparna Roy per “Songs of Forgotten Trees”
- Premio speciale della giuria: “Lost Land” di Akio Fujimoto
- Miglior attrice: BenedettaPorcaroli per “The Kidnapping of Arabella”
- Miglior attore: Giacomo Covi per “A Year of School”
- Miglior sceneggiatura: Ana Cristina Barragan per “The Ivy”
- Miglior cortometraggio: “Without Kelly” di Lovisa Sirén
Altri premi:
- Premio Luigi De Laurentis per la migliore opera prima:”Short Summer” di Nastia Korkia
- Venezia Classici – Miglior documentario sul cinema:”Mata Hari” di Joe Beshenkovsky e James A. Smith
- Venezia Classici – Miglior film restaurato:”Bashu, the Little Stranger” di Bahram Beyzaie
Moda e cinema: un binomio indissolubile (con un omaggio a Giorgio Armani)
Il Festival di Venezia è sempre stato un punto di incontro tra il mondo del cinema e quello della moda, due forme d’arte che si influenzano e si completano a vicenda. Quest’anno, la kermesse veneziana ha reso omaggio a Giorgio Armani, uno dei più grandi stilisti italiani, scomparso nei giorni scorsi all’età di 91 anni.
Armani ha sempre avuto un rapporto speciale con il cinema, vestendo le star più importanti e collaborando alla realizzazione di numerosi film. Il suo stile elegante e raffinato ha contribuito a creare l’immagine di divi come Leonardo DiCaprio, Cate Blanchett e Julia Roberts.
Durante la cerimonia di premiazione, il pubblico ha tributato ad Armani un lungo e commosso applauso, a testimonianza del suo talento e del suo contributo alla cultura italiana.
Un Leone senza ruggito?: il coraggio che manca davanti all’orrore
Jim Jarmusch è un regista che merita il Leone d’Oro, senza dubbio. La sua sensibilità, la sua capacità di raccontare storie semplici ma profonde, lo rendono un autore unico nel panorama cinematografico contemporaneo. Tuttavia, resta un’ombra su questa edizione del festival: la mancanza di coraggio nel dare un segnale forte e chiaro sulla tragedia di Gaza. “The Voice of Hind Rajab” meritava il riconoscimento più alto, non solo per la sua qualità cinematografica, ma soprattutto per la sua importanza politica e umana. Il Leone, simbolo del festival, dovrebbe essere simbolo di coraggio, quello che è mancato nel dare voce alla tragedia di Gaza premiando un film che è un urlo disperato che ha assolutamente necessità di essere ascoltato, siamo certi che comunque il film avrà la capacità di smuovere le coscienze del mondo intero se gli si darà la giusta e meritata visibilità.
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