After This Death, recensione del film di Lucio Castro
Lucio Castro, il regista argentino che ha catturato l’attenzione del pubblico con il suo film d’amore queer e dai risvolti temporali “End of the Century”, torna con “After This Death”, uno psicodramma intriso di mistero che esplora le profondità del dolore, la forza impetuosa del desiderio e l’inquietante potere del fandom tossico. Pur non raggiungendo la perfezione formale del suo predecessore, il film rappresenta un’ulteriore tappa nell’esplorazione di Castro di emozioni complesse e narrazioni non convenzionali, trovando un punto di forza in un’interpretazione avvincente di Mia Maestro, capace di incarnare la tormentata protagonista con rara intensità. Il film è stato proiettato alla 78a edizione dell’Edinburgh international Film Festival.
Una donna alla deriva, un’anima smarrita
Mía Maestro incarna Isabel, una doppiatrice argentina espatriata, che cerca una nuova vita insieme a suo marito americano, Ted, in una dimora moderna ed elegante immersa nella quiete dello stato di New York. Incinta del suo primo figlio, Isabel si sente tuttavia irrimediabilmente alienata, percependo la distanza emotiva che la separa dal suo nuovo ambiente e dal suo stesso marito. In cerca di conforto interiore, si rifugia in lunghe passeggiate solitarie nella natura circostante, trovando una temporanea tregua in un paesaggio tanto suggestivo quanto inospitale. Maestro ritrae con abilità la fragilità di Isabel, il suo senso di smarrimento e un certo scetticismo di fondo, ancorando saldamente il film mentre si avventura in un territorio sempre più misterioso, quasi onirico. La sua interpretazione è un’accattivante miscela di vulnerabilità e forza interiore, fornendo un’ancora emotiva in un mare di ambiguità e silenzi.
La rock star e la grotta: un incontro fatale
La vita di Isabel prende una svolta inaspettata durante una delle sue escursioni solitarie, quando si imbatte in Elliott (Lee Pace), il carismatico e misterioso frontman di una band di culto che sta rapidamente guadagnando popolarità. Elliott, figura enigmatica e ammaliante, sembra emergere dal nulla, come un’apparizione in una grotta isolata, trasformando quel luogo silenzioso in un palcoscenico improvvisato per un pericoloso gioco di sguardi, desiderio e attrazione reciproca. Pace incarna con sottile ironia l’archetipo dell’enigmatica rock star pseudo-filosofica, conferendo al personaggio una sfumatura ambigua e sfuggente, a tratti quasi parodistica. Nonostante Isabel inizialmente trovi la presenza scenica di Elliott poco entusiasmante, giudicando le sue performance verbose e pretenziose, si ritrova inesorabilmente attratta dal suo fascino ambiguo, un’attrazione che la trascina in una relazione appassionata e intensa, ma che si concluderà bruscamente e tragicamente con un devastante parto in cui il bambino nasce morto.
Una tragedia che si svela: realtà o allucinazione?
La tragedia del bambino perduto spinge il film nel territorio dell’arcano, offuscando i confini tra realtà e percezione, tra sogno e incubo. Elliott scompare nel nulla, lasciando Isabel a fare i conti con il dolore lancinante per la perdita del figlio e con le inquietanti attenzioni dei fan ossessivi della band, che la considerano in qualche modo responsabile della scomparsa del loro idolo e del ritardo nella pubblicazione del tanto atteso album finale. Castro utilizza abilmente l’iper-controllo ossessivo online e la complessa decodifica del fandom musicale contemporaneo per alimentare un crescente senso di paranoia e pericolo imminente, trasformando l’ambiente familiare e rassicurante in un luogo minaccioso e imprevedibile.
Arte, dolore e connessione: ricerca di un significato
Sotto gli strati superficiali di mistero e suspense, “After This Death” si rivela essere un’esplorazione profonda e toccante della natura dell’arte, della sua capacità di curare le ferite dell’anima e di fornire un senso di connessione con gli altri, anche al di là dei confini della vita terrena. Il film approfondisce come l’arte possa servire sia come liberazione personale, un’esigenza insopprimibile di esprimere il proprio mondo interiore, sia come mezzo di comunicazione universale, capace di creare un legame empatico con gli altri, che siano persone reali o figure sfuggenti provenienti da un altro piano di esistenza. La colonna sonora evocativa, che fonde sintetizzatori sussurranti e legni inquietanti, funge da rappresentazione sonora del paesaggio interiore di Isabel, un mondo di dolore, rimpianti e speranze perdute, in stridente contrasto con il suono più aspro e sperimentale della band di Elliott.
Un’analisi delle performance attoriali
Il film si distingue non solo per la sua atmosfera e la sua trama enigmatica, ma anche per le performance del cast. Mia Maestro offre una performance magistrale, conferendo al suo personaggio una profondità emotiva e una vulnerabilità che risuonano con lo spettatore. Lee Pace, d’altro canto, interpreta Elliott con un’ambiguità che lo rende sia affascinante che inquietante, lasciando lo spettatore a interrogarsi sulle sue vere intenzioni. Anche i personaggi secondari, interpretati da Rupert Friend e Gwendoline Christie, contribuiscono a creare un mondo narrativo ricco e complesso.
Riflessioni sulla regia e la sceneggiatura
Lucio Castro dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare film che sfidano le convenzioni narrative e che invitano lo spettatore a interrogarsi sulla realtà e la percezione. La sua regia è precisa e attenta ai dettagli, creando un’atmosfera di suspense e mistero che pervade l’intero film. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Castro, è ricca di dialoghi intelligenti e di spunti di riflessione, che contribuiscono a rendere “After This Death” un’esperienza cinematografica stimolante e appagante.
In bilico tra realtà e sogno: un’interpretazione aperta
“After This Death“ non offre risposte facili e lascia allo spettatore il compito di interpretare gli eventi e di trarre le proprie conclusioni. Il film è un’esperienza immersiva che esplora i confini della realtà e del sogno, della sanità mentale e della follia, invitando lo spettatore a interrogarsi sulla natura della percezione e sulla forza dei nostri desideri più profondi.
Cosa mi è piaciuto:
- L’interpretazione intensa e commovente di Mia Maestro, che riesce a trasmettere con grande efficacia la complessità emotiva del suo personaggio.
- L’atmosfera inquietante e misteriosa che permea l’intero film, creando una sensazione di suspense costante.
- L’esplorazione di temi profondi e universali come il dolore, l’ossessione, la perdita e il potere trasformativo dell’arte.
- La colonna sonora evocativa e suggestiva, che contribuisce in modo determinante a creare un’esperienza immersiva per lo spettatore.
- La regia precisa e attenta ai dettagli di Lucio Castro.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Dare maggiore chiarezza ad alcuni aspetti della trama, che a volte possono risultare confusi o irrisolti, lasciando lo spettatore con la sensazione di non aver compreso appieno il significato del film.
- Sviluppare ulteriormente il personaggio di Elliott, per rendere più comprensibile il suo impatto emotivo su Isabel e per svelare le sue motivazioni più profonde.
- Evitare alcuni cliché tipici del genere thriller psicologico, che a volte rischiano di appesantire la narrazione e di banalizzare la complessità dei temi affrontati.
Verdetto finale: un’esperienza cinematografica stimolante
“After This Death“ è un film ambizioso e stimolante che non mancherà di dividere il pubblico. Pur non essendo privo di difetti, offre un’esperienza cinematografica unica e memorabile, grazie soprattutto alla superba interpretazione di Mia Maestro e all’atmosfera inquietante creata da Lucio Castro. Un film consigliato a chi ama le storie complesse e le atmosfere suggestive, a chi non ha paura di confrontarsi con i misteri della vita e della morte.
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