Come finisce Chernobyl
L’ultimo episodio inizia con un flashback, ci riporta a dodici ore prima dell’esplosione, precisamente al 25 aprile del 1986. Quello che viene mostrato è una Prypiat soleggiata e piena di vita. Ci sono Vasily e Lyudmilla, lei lo osserva da dentro un negozio di cucito, lui prende in braccio la bambina neonata degli amici, lei sa di essere incinta, lui non lo sa ancora.
Vediamo alcuni lavoratori della centrale, tra cui Sitnikov e Yuvchenko, insieme alle loro famiglie. E poi vediamo Dyatlov con una valigetta tra le mani dirigersi velocemente verso l’ufficio personale di Bryukhanov dove ad attenderlo c’è Fomin. Tutto è pronto, tutto è deciso, finalmente riusciranno a portare a termine il test di sicurezza che stanno tentando di eseguire da ormai tre anni, è che, una volta eseguito porterà Bryukhanov ad una promozione e Dyatlov a diventare ingegnere capo. Ma purtroppo la fine del mese vicina costringe a posticipare la riduzione di potenza del reattore a 700 megawatt, la soglia minima per eseguire il test. Il paese ha bisogno di energia per le fabbriche di zona e quindi il tutto viene posticipato di 10 ore.
Si ritorna al 1987, Legasov riceve da Charkov istruzioni su quello che dovrà dire al processo , ovvero quello già raccontato a Vienna-e quindi attribuire tutta la colpa agli indagati. Questo lo porterà ad essere riconosciuto Eroe dell’Unione Sovietica e la promozione a direttore dell’Istituto Kurchatov. Ma per lo studioso questo non sembra bastare, vuole la promessa che i reattori vengano sistemati. Legasov sa di avere i giorni contati, i primi segnali della malattia si stanno manifestando e per lui è molto importante che il paese venga messo in sicurezza. Ulana cerca di convincere legaslov a dire le cose come stanno veramente: il mondo ha bisogno di sapere la verità. Solo così infatti i reattori verranno sistemati
Černobyl’, luglio 1987. Inizia il processo. Il sostituto procuratore è Andrei Stepashin, il giudice è l’onorevole Milan Kadnikov, gli imputati sono Dyatlov, Bryukhanov e Fomin. Il primo testimone è Boris Shcherbina, si serve di un plastico della centrale per spiegare il funzionamento dei 4 reattori, raccontando che quel test programmato il 25 aprile 1986 non aveva senso a centrale attiva. Quel test avrebbe dovuto essere stato effettuato prima della messa in stato di operatività della centrale, ma la voglia di primeggiare aveva portato a velocizzare tutto e quindi a sacrificare l’aspetto sicurezza.
Poi arriva la testimonianza di Ulana che Purtroppo quel test non doveva essere fatto per diverse ragioni emerse proprio durante la procedura. Si torna quindi con un flashback, alla notte dell’esplosione. Il giovane Toptunov ha 25 anni e lavora alla centrale da soli quattro mesi. Raggiunta la sala di comando, Leonid viene informato da Sasha (Akimov) che quella notte effettueranno un test. Un test non programmato, non comunicato. Ai ragazzi presenti viene dato un manuale di istruzioni. Esprimono tutti le loro perplessità, ma Dyatlov li minaccia pesantemente, a rischio non solo il posto di lavoro ma la loro reputazione professionale.
Quello che viene raccontato in questo flashback è l’errore umano, quello invece che spiegherà in aula Legasov è la verità, ovvero che la causa di quell’incidente è stata di natura politico-economica. I reattori non hanno edifici di contenimento attorno, non viene utilizzato un combustibile propriamente arricchito nei nuclei. Vengono costruiti reattori moderati a grafite e raffreddati ad acqua con un coefficiente di vuoto positivo, perché tutto questo costa di meno.
La testimonianza di Legasov fa sussultare i presenti in aula. Saranno le sue parole che costringeranno l’URSS a risolvere il problema delle centrali e a metterle in sicurezza. Legaslov per volontà di Charkov non avrà più un incarico, non avrà più un lavoro, non avrà più amici. Non parlerà più con nessuno, e nessuno comunque starà più ad ascoltarlo.
L’episodio si chiude con il racconto delle conseguenze che l’esplosione del 26 aprile 1986 ha avuto sugli uomini e donne che l’hanno subita. Legasov, Shcherbina, Dyatlov, molti scienziati che lavorarono con Legasov, buona parte degli uomini che si occuparono della bonifica e tutte le persone presenti sul ponte la notte dell’esplosione quella notte sono morti. Bryukhanov, Fomin, Lyudmilla Ignatenko (dopo la morte della figlia e del marito ha avuto un altro figlio e ora vive a Kiev), il Generale Tarakanov sono ancora vivi. Il numero di morti? Si va dalle 4.000 alle 93.000 vittime. Anche se l’ex Unione Sovietica ne ha dichiarati solo 31.
Questo ultimo episodio è il degno finale di una serie ben costruito, che ha voluto portare l’attenzione su un incidente recente ma che in parte è finito nel ricordo di una generazione. Una serie che ha voluto portare alla luce non solo la cronaca di quanto successo, ma che ha voluto mostrare le persone, i protagonisti, le scelte, le responsabilità. Una serie cruda, immediata, dalla narrazione lenta ma estremamente efficace con un finale che non ne intacca l’altissimo livello.
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