Cutting Through Rocks, la recensione del film di Sara Khaki e Mohammadreza Eyni
Sara Khaki e Mohammadreza Eyni, coppia di registi e produttori iraniani uniti nella vita e nell’arte, ci offrono un’immersione profonda e toccante nel cuore di un villaggio rurale del nord-ovest dell’Iran con il loro documentario “Cutting Through Rocks” (اوزاک یوللار). Presentato con successo alla 78a edizione dell’Edinburgh International Film Festival, il film non è solo una cronaca, ma un vero e proprio viaggio emotivo al fianco di Sara Shahverdi, la prima donna eletta nel consiglio del suo villaggio. Una figura che, con la sua sola presenza, incarna una sfida alle tradizioni patriarcali radicate e che si batte con tenacia per l’emancipazione delle donne in un contesto culturale complesso e spesso ostile.
Un ritratto intimo di resistenza e determinazione
“Cutting Through Rocks” è molto più di una semplice documentazione; è un’esperienza che ci avvicina alla vita di Sara Shahverdi, una donna divorziata che ha scelto di non abbandonare la sua terra, ma di rimanere e lottare per fare la differenza nella sua comunità. Fin dai primi fotogrammi, Sara si rivela una figura anticonformista, una donna che non teme di sfidare le convenzioni sociali. La vediamo guidare con sicurezza la sua moto attraverso le strade polverose del villaggio, un gesto simbolico di libertà e autonomia in un contesto dove alle donne spesso sono precluse anche le azioni più semplici.
La telecamera, discreta ma sempre presente, la segue da vicino, catturando ogni sfumatura delle sue interazioni con la comunità, le sue battaglie quotidiane con le autorità, i momenti di gioia e di frustrazione che inevitabilmente segnano il suo percorso di attivista. Attraverso questo approccio intimo, i registi ci permettono di entrare in empatia con Sara, di comprendere le sue motivazioni e di condividere le sue speranze.
Una lotta contro I preconcetti e le tradizioni obsolete
Il film getta una luce cruda e realistica sulle sfide enormi che Sara deve affrontare in un contesto sociale ancora fortemente ancorato a tradizioni patriarcali e preconcetti obsoleti. La sua storica elezione al consiglio, un evento di per sé rivoluzionario, scatena una gamma di reazioni contrastanti all’interno della comunità. Da un lato, troviamo uomini che la vedono come una pericolosa minaccia al loro potere consolidato, come una figura destabilizzante che mette in discussione l’ordine sociale tradizionale.
Dall’altro, ci sono uomini e donne che la sostengono attivamente nella sua lotta per l’uguaglianza, che riconoscono il suo valore e la sua determinazione nel voler cambiare le cose. Sara si batte con tutte le sue forze per garantire alle ragazze l’accesso all’istruzione, un diritto fondamentale che spesso viene negato loro a causa dei matrimoni precoci e delle pressioni familiari. Si impegna a contrastare questi matrimoni forzati, una pratica ancora diffusa nel villaggio, e a difendere i diritti delle donne in ogni ambito della vita, scontrandosi quotidianamente con pregiudizi radicati, resistenze passive e attacchi diretti alla sua persona.
L’importanza dell’istruzione e l’emancipazione femminile
Un aspetto centrale del documentario è l’importanza cruciale dell’istruzione come strumento di emancipazione femminile. Sara si reca nelle scuole del villaggio, incoraggiando le ragazze a proseguire gli studi, a coltivare i propri sogni e a non rinunciare al loro futuro. Le esorta a rimandare il matrimonio, a frequentare l’università e a costruirsi una carriera professionale, offrendo loro un modello alternativo rispetto al ruolo tradizionale di moglie e madre. Tuttavia, il film non nasconde le difficoltà che queste ragazze incontrano nel seguire i consigli di Sara. Le pressioni familiari, le convenzioni sociali e la mancanza di opportunità economiche spesso le costringono ad abbandonare la scuola e a sposarsi in giovane età, vanificando gli sforzi di Sara e spegnendo le loro aspirazioni.
Un raggio di speranza in un contesto difficile
Nonostante le numerose difficoltà, gli ostacoli apparentemente insormontabili e le frustrazioni accumulate, Sara non si arrende mai, dimostrando una resilienza e una determinazione ammirevoli. Continua a lavorare con passione e instancabile energia per migliorare concretamente la vita della sua comunità, offrendo il suo aiuto a chi ne ha bisogno, mediando conflitti, risolvendo problemi burocratici e, soprattutto, dando voce a chi non ne ha. Il suo impegno costante e la sua incrollabile determinazione rappresentano un raggio di speranza per le donne del villaggio, che vedono in lei un esempio da seguire, una figura capace di ispirarle e di dare loro la forza di lottare per i propri diritti. Il film celebra la sua straordinaria forza e il suo indomabile coraggio, ma allo stesso tempo non edulcora la realtà, non nasconde le difficoltà e le frustrazioni che inevitabilmente accompagnano la sua battaglia quotidiana contro l’ingiustizia e la disuguaglianza.
La fragilità della salute e la forza della comunità
Il documentario non trascura la dimensione umana di Sara, mostrando anche la sua fragilità fisica e emotiva. Lo stress e la pressione derivanti dal suo ruolo di attivista e consigliera mettono a dura prova la sua salute, portandola a momenti di stanchezza e sconforto. In questi momenti difficili, Sara trova conforto e sostegno nella comunità, nelle donne che la circondano e che credono in lei. Il film sottolinea l’importanza della solidarietà e del sostegno reciproco nella lotta per l’emancipazione femminile, evidenziando come anche un piccolo gesto di aiuto possa fare la differenza.
Un passo alla volta: la tenacia che trasforma
“Cutting Through Rocks” è un’opera cinematografica di grande valore, un documentario potente e profondamente toccante che offre uno sguardo intimo e senza filtri sulla vita delle donne in Iran e sulla loro coraggiosa lotta per l’emancipazione. Sara Khaki e Mohammadreza Eyni hanno realizzato un ritratto vivido e coinvolgente di una figura straordinaria, che con la sua determinazione e il suo indomabile coraggio sta contribuendo a cambiare il volto del suo villaggio e a ispirare un futuro migliore per le nuove generazioni di donne iraniane. Un film che merita di essere visto e discusso, per la sua capacità di sensibilizzare il pubblico su temi importanti come l’uguaglianza di genere, i diritti umani e la forza del cambiamento individuale.
Cosa mi è piaciuto:
- La figura di Sara Shahverdi, una protagonista carismatica e ispiratrice.
- La regia intima e rispettosa dei registi, che hanno saputo catturare la realtà del villaggio senza giudizi.
- La capacità del film di affrontare temi importanti come l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne in un contesto culturale complesso.
- La fotografia suggestiva, che cattura la bellezza dei paesaggi iraniani e la forza dei suoi abitanti.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Approfondire ulteriormente il contesto sociale e politico in cui si svolge la storia.
- Esplorare le motivazioni e le reazioni degli uomini del villaggio in modo più dettagliato.
- Dare più spazio alle voci delle donne che sostengono Sara nella sua lotta.
Verdetto finale:
“Cutting Through Rocks” è un documentario da vedere assolutamente, un’opera che ci invita a riflettere profondamente sulla condizione delle donne in Iran e sulla loro instancabile lotta per l’uguaglianza. Un film che ci ispira a credere nella forza del cambiamento, nella possibilità di superare gli ostacoli e nella capacità di costruire un futuro più giusto e inclusivo per tutti.
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