Duse, un ritratto tormentato di una divina in declino
Pietro Marcello, regista noto per il suo stile unico che mescola finzione e documentario, e per opere come “Martin Eden”, si cimenta in un film biopic dedicato a Eleonora Duse, leggendaria attrice teatrale italiana. A incarnare la “divina” troviamo Valeria Bruni Tedeschi, attrice di grande talento con una carriera costellata di successi sia in Italia che all’estero, affiancata da un cast di rilievo tra cui Fanni Wrochna, Fausto Russo Alesi e Noémie Merlant. “Duse”, presentato in anteprima in concorso all’82a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, approderà nelle sale italiane a partire dal 18 Settembre, distribuito da PiperFilm.
Il film non racconta l’apice della carriera dell’attrice. Si concentra invece su un periodo successivo, segnato dal desiderio di tornare sul palco dopo un ritiro. Al centro c’è una donna che fatica a trovare un equilibrio tra arte e vita privata.
La regia di Marcello: uno sguardo intimo e a tratti sfidante
Marcello affronta la figura di Duse con uno stile registico che potremmo definire “intimo e a tratti sfidante”. Lungi dal confezionare una biografia agiografica, il regista sceglie di concentrarsi sugli ultimi anni di vita dell’attrice, un periodo di incertezze e di rinascita. La regia è attenta ai dettagli, alla ricostruzione storica e all’atmosfera dell’epoca, con una fotografia curata e un uso sapiente di materiali d’archivio. Tuttavia, Marcello non si limita a celebrare il mito di Duse, ma ne esplora anche le fragilità, le contraddizioni e le zone d’ombra.
Valeria Bruni Tedeschi e il cast: un ensemble di talenti al servizio della storia
Valeria Bruni Tedeschi offre una performance intensa e viscerale, incarnando una Duse tormentata, passionale e a tratti capricciosa. L’attrice si immerge completamente nel ruolo, restituendo un ritratto vivido e complesso di una donna che ha dedicato la sua vita all’arte, ma che si ritrova a fare i conti con il tempo che passa, con le difficoltà economiche e con i rapporti familiari. La Bruni Tedeschi riempie lo schermo con la sua presenza magnetica, dominando ogni scena e catturando l’attenzione dello spettatore.
Accanto a lei, Fanni Wrochna interpreta Desirée, l’assistente fedele e silenziosa di Duse, con una presenza discreta ma significativa, capace di esprimere affetto e devozione con uno sguardo o un gesto. Fausto Russo Alesi interpreta Gabriele D’Annunzio, l’ex amante e collaboratore di Duse, con la giusta dose di narcisismo e genio creativo. Noémie Merlant offre una performance toccante nel ruolo di Enrichetta, la figlia di Duse, una donna sensibile e incompresa, in conflitto con la madre a causa delle sue priorità artistiche. Ogni attore contribuisce a creare un quadro corale ricco di sfumature e di emozioni, al servizio della storia e della figura di Eleonora Duse.
Un’esplorazione del mito e della fragilità umana
Il film si concentra su un periodo specifico della vita di Eleonora Duse: il suo ritorno sulle scene dopo un periodo di ritiro. Questo ritorno è segnato da difficoltà economiche, problemi di salute e conflitti familiari. La narrazione si sviluppa attraverso una serie di episodi che mettono in luce la complessità del personaggio di Duse, la sua passione per il teatro, il suo rapporto con il potere e la sua difficoltà a conciliare la vita privata con la carriera artistica.
Uno degli aspetti più interessanti del film è il modo in cui Marcello utilizza materiali d’archivio per arricchire la narrazione e contestualizzare la figura di Duse nel suo tempo. Le immagini d’epoca, le scene di guerra e i riferimenti al contesto storico e politico contribuiscono a creare un quadro più completo e sfaccettato della vita e dell’opera dell’attrice.
Una cosa da sottolineare è come il film tenda a concentrarsi eccessivamente sulla figura di Duse, a scapito di un’analisi più approfondita del contesto storico e culturale in cui l’attrice ha operato. Inoltre, alcuni dialoghi risultano a tratti eccessivamente enfatici e declamatori, togliendo naturalezza e spontaneità alla narrazione.
Il fascino ambiguo del potere: Duse e Mussolini
Un capitolo controverso del film è rappresentato dall’incontro tra Duse e Benito Mussolini. In una scena che non mancherà di suscitare perplessità e critiche, l’attrice si commuove di fronte al gesto del Duce che salda i suoi debiti. Questo episodio mette in luce la fragilità di Duse, la sua ingenuità politica e la sua incapacità di comprendere appieno la portata del fascismo.
Redenzione o declino? Il finale aperto di “Duse”
Il finale del film lascia lo spettatore con un senso di ambiguità. Non è chiaro se il ritorno sulle scene di Duse rappresenti una vera e propria redenzione o l’ultimo atto di un declino inesorabile. La morte dell’attrice, avvenuta poco dopo, sembra confermare la seconda ipotesi, ma il ricordo della sua arte e della sua passione per il teatro restano vivi e vibranti.
Cosa mi è piaciuto:
- L’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi: L’attrice offre una performance intensa e coinvolgente, dando vita a un personaggio complesso e sfaccettato.
- Lo stile registico di Pietro Marcello: Il regista riesce a creare un’atmosfera suggestiva e a mescolare finzione e documentario in modo efficace.
- L’uso di materiali d’archivio: le immagini d’epoca contribuiscono a contestualizzare la figura di Duse nel suo tempo e ad arricchire la narrazione.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Un’analisi più approfondita del contesto storico e culturale: Il film si concentra eccessivamente sulla figura di Duse, a scapito di un’analisi più ampia del suo tempo.
- Dialoghi più naturali e spontanei: Alcuni dialoghi risultano a tratti eccessivamente enfatici e declamatori.
- Esplorare il rapporto madre figlia: Il rapporto tra Duse e la figlia meritava di essere approfondito in modo più esaustivo.
Verdetto finale:
“Duse” è un film affascinante e stimolante, che offre un ritratto inedito e controverso di una delle più grandi attrici teatrali italiane. Pur con qualche limite, il film di Pietro Marcello riesce a restituire l’essenza di un’artista tormentata e passionale, sospesa tra la sua arte e la vita privata, tra il mito e la fragilità umana. Un’opera che spinge a riflettere sul senso dell’arte, sul legame tra l’artista e il potere e sulla difficile ricerca di equilibrio tra vocazione personale ed esigenze quotidiane.
Lascia un commento