“Gli insegnamenti della natura sono tardivi e lenti, quelli degli uomini quasi sempre prematuri” scrive Jean-Jacques Rousseau nell’Emilio o dell’educazione, pubblicato nel 1762. Nel suo trattato pedagogico, il filosofo francese sostiene che l’individuo sia un essere contraddistinto da una natura fondamentalmente buona, la quale sarà successivamente corrotta dal contatto di questi con la società.
Nella seconda stagione di Hanna, la serie d’azione targata Amazon Prime Video che torna con otto episodi inediti a quindici mesi di distanza dal suo esordio, la protagonista titolare (Esmé Creed-Miles) si scontrerà non soltanto con una società meschina che le ha strappato il padre Erik (Joel Kinnaman), ma soprattutto ad ergersi paladina della ribellione che mira a liberare tutte le persone come lei, a cominciare da Clara (Yasmin Monet Prince).
“Hanna sta crescendo e riflette sulla sua identità in maniera inedita. Nella prima stagione, lei sta scoprendo chi è, mentre nella seconda Hanna decide chi è” ha raccontato David Farr, creatore della serie nell’intervista a Tvserial.it in occasione del lancio della seconda stagione.
Il personaggio centrale di Hanna, un’adolescente che si scopre dotata delle capacità di una super-assassina ed è perseguitata dalla CIA che è responsabile delle sue abilità, si ritrova a dover lasciare indietro l’innocenza bambina per diventare la fondatrice di una comunità di giovani donne la cui natura è considerata un problema da risolvere dalla stessa cultura che le ha originate.
David Farr: “La mia Hanna? Un cowboy esistenziale”
“Il personaggio di Hanna fu creato come una sorta di eroina esistenziale, la considero una sorta di cow-boy dei western” ha raccontato David Farr, che è anche il co-autore del film del 2011 diretto da Joe Wright con Saoirse Ronan nelle panni della protagonista. “Credo sia molto importante inserire una giovane donna, una ragazza alla ricerca della propria identità, in quel tipo di contesto così dominato dal maschile” ha spiegato Farr.
“Per scrivere questa stagione, che è incentrata sull’identità femminile, ho lavorato con tre sceneggiatrici [Laura Lomas, Niga Segal e Charlotte Hamblin, ndr], e non è più soltanto la storia di Hanna ma di altre giovani donne reclute che come lei sono alla ricerca del loro posto nel mondo” ha dichiarato David Farr, che aggiunge: “Per questa ragione, senza bisogno di prediche o di esplicitarlo, la seconda stagione è intrisecamente politica”.
Adesso che Hanna ha la consapevolezza di non essere l’unica dotata di abilità sovrumane e ad essere stata sottoposta ad un addestramento d’elite, l’obiettivo è smantellare il progetto dal nome in codice Utrax al capo della quale vi è John Carmichael (Dermot Mulroney, già visto anche nella prima stagione di Homecoming sempre su Amazon).
“Hanna può sembrare giovane e per questo innocente, ma lei è in grado di uccidere e rappresenta il più grande rischio per l’organizzazione Utrax, a partire dal momento in cui suo padre Erik la portò via facendo perdere le loro tracce nei boschi” ha raccontato David Farr, che aggiunge: “Uno dei motivi per cui è un piacere scrivere questa serie è il costante senso di pericolo che rimane sempre alto nel corso del racconto”.
Per distruggere l’inquietante istituto The Meadows, dove le giovani reclute del programma Utrax vivono in un’illusoria condizione di libertà, Hanna potrà contare sull’inaspettato aiuto di Marissa Wiegler (Mireille Enos), sua nemica giurata nonché l’agente CIA responsabile dell’uccisione di suo padre. “Nei nuovi episodi la vediamo in costante tensione tra due poli: onorare Erik, e l’esplorazione del mondo attraverso altre giovani donne come lei. Specialmente in un thriller come questo, cioè che àncora sono i personaggi” ha spiegato David Farr.
Yasmin-Monet Prince: “I conflitti fisici e interiori della mia Clara”
Nella seconda stagione di Hanna, il catalizzatore delle decisioni della protagonista è l’istinto di protezione nei confronti di Clara che ha il volto dell’attrice britannica Yasmin Monet Prince.
Da una breve apparizione nella prima stagione a diventare la co-protagonista della seconda, Yasmin Monet Prince ha raccolto con entusiasmo la sfida rappresentata dalle sequenze di azione richieste dalla serie. “Poiché nella prima stagione il mio personaggio appare soltanto verso la fine, nella seconda ho voluto di mettermi alla prova per scoprire fino a dove fossi fisicamente in grado di arrivare” ci ha raccontato l’attrice, aggiungendo di aver “Potuto contare sull’aiuto di una straordinaria controfigura per le scene più difficili”.
Quella di Clara non è stata soltanto un’interpretazione sul piano fisico. Come ha spiegato Yasmin Monte Prince, “Essendo Clara un personaggio dotato di una forte emotività, ogni scena di combattimento non riguardava soltanto l’aspetto coreografico di colpi e calci, ma dovevo anche raccontare la sua storia e il suo stato emotivo. C’erano molte componenti che entravano in gioco nella mia interpretazione: oltre a recitare, dovevo anche esibire fisicamente ciò che stavo vivendo”.
“Conferire le competenze e le capacità fisiche a questi personaggi femminili non è soltanto un espediente richiesto dal genere d’azione, ma è una questione di abilità” ha precisato il creatore David Farr, che ha continuato: “Inserire delle protagoniste in un ambito così preponderantemente maschile come quello, è ciò che ambivo a realizzare come autore. Sono padre di due bambine, e sin da quando erano piccole desideravano vedere modelli femminili che non si ascrivessero a quelli di Mary Poppins, o di Tutti Insieme Appassionatamente:
Con Hanna, il nostro obiettivo è di instillare la domanda ‘Se agli uomini è consentito, perché alle donne no?’ e far sì che essa si appropri di uno spazio all’interno dell’immaginazione femminile.
Esmé Creed-Miles: “C’è ancora molto da fare in televisione”
A portare in scena Hanna è Esmé Creed-Miles, attrice britannica ventenne che conta di dedicarsi maggiormente alla sceneggiatura e alla regia nei prossimi anni. Parlando alla stampa, tra cui Tvserial.it, in occasione del lancio della seconda stagione, Creed-Miles ha parlato di cosa significhi essere la protagonista di una serie televisiva nell’età aurea delle serie tv.
“Penso che sia un atteggiamento ingenuo, quello che pervade al momento l’industria dello spettacolo e che sostiene che un reale cambiamento sia effettivamente già in atto. Senz’altro stiamo assistendo ad una maggiore consapevolezza, ma questa non si traduce necessariamente in azione” ha raccontato Esmé Creed-Miles, che aggiunge: “Mi auguro davvero che le decisioni fondamentali che dovranno essere prese riguardo alle diversità e al femminismo non diventino l’espediente per fornire al consumatore ciò che è considerato alla moda in questo particolare momento”.
Nonostante dagli stessi creativi dell’industria dell’intrattenimento giunga la richiesta di una maggiore responsabilità in merito all’inclusività rappresentativa, gli studios troppo spesso scelgono di incappare in forme sottili di discriminazione positiva, il tokenism.
“Specialmente quando si tratta dei cosiddetti ‘personaggi femminili forti‘” ha continuato Esmé Creed-Miles, “Bisogna che l’apporto sia più genuino e che sappia cogliere le sfumature da cui deriva la complessità. Ho ancora la sensazione, quando guardo la televisione, di non sentirmi rappresentata e penso che c’è ancora molto da fare”.
A queste parole fanno eco quelle di David Farr: “C’è stata una svolta epocale, in termini di rappresentazione dei personaggi femminili, a partire dal volgere del secolo”. Secondo Farr, la sua eroina ebbe un ruolo non indifferente in questo adeguamento rappresentativo. “Lo stesso film Hanna [del 2011, ndr], di cui io sono co-autore, fu tra i primi indicatori di questo cambiamento. Penso che oggi ci siano molte copie di Hanna, specialmente nei film: a volte la mia unica perplessità è nei confronti di quei personaggi che finiscono per feticizzare la figura dell’assassina femminile, e Hanna non potrebbe essere più distante da ciò”.
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