IT – Welcome to Derry episodio 1, recensione primo episodio
L’immaginario di Stephen King è un pozzo senza fondo di orrori, e “IT” ne è uno degli esempi più iconici. IT – Welcome to Derry il prequel della celebre storia, prodotto da HBO Max al debutto lunedì 27 ottobre con l’episodio 1 su Sky e in streaming su NOW, promette di scavare nelle radici del male che infesta la cittadina del Maine. Preparatevi a un viaggio nel passato, in un’America anni ’60 apparentemente idilliaca, ma segnata da ombre oscure, ma fate attenzione.
ATTENZIONE: Se non avete ancora visto il primo episodio, vi consigliamo di non proseguire la lettura
Un prologo da infarto: quando l’orrore ti chiama a casa
L’episodio si apre con una sequenza che colpisce allo stomaco: Matty, un ragazzino fragile in cerca di un rifugio, viene adescato da una famiglia che incarna l’incubo. L’atmosfera si fa subito opprimente, carica di un presagio di morte imminente. La scena culmina in un parto demoniaco, un’esplosione di body horror che lascia lo spettatore senza fiato. Un prologo perfetto, che promette un’esperienza intensa e terrificante. Purtroppo, il resto dell’episodio fatica a mantenere la stessa intensità, offrendo un assaggio di ciò che potrebbe essere, ma senza mai raggiungere la piena maturità.
Derry anni ’60: la cartolina ingannatrice di un sogno americano corrotto
La serie si distingue per la sua meticolosa ricostruzione degli anni ’60. Le auto cromate, gli abiti a pois, le canzoni che risuonano dalle radio: tutto contribuisce a creare un’illusione di normalità. Ma sotto la superficie patinata del sogno americano, si celano le crepe di una società in fermento: la segregazione razziale, la paranoia della Guerra Fredda, i traumi nascosti di una generazione. Derry diventa così il palcoscenico ideale per l’orrore, un luogo dove le paure più profonde si materializzano.
Una tela con troppi fil rouge: quando la narrazione perde la bussola
Uno dei principali difetti dell’episodio risiede nella sua struttura narrativa eccessivamente frammentata. La storia si snoda attraverso le vicende di molteplici personaggi, ognuno con il proprio background e i propri obiettivi: i giovani amici di Matty, determinati a scoprire la verità sulla sua scomparsa; il maggiore Hanlon, alle prese con i segreti di una base militare; Lilly, una ragazza tormentata dal passato, che sembra percepire la presenza di forze oscure. Sebbene queste trame siano intrise di potenziale, la loro giustapposizione crea un senso di confusione e dispersione, impedendo allo spettatore di immergersi completamente nella storia. Manca un filo conduttore forte, un elemento che unisca i diversi tasselli del mosaico narrativo.
Horror da manuale, ma senza anima: quando la paura diventa routine
“Welcome to Derry” attinge a piene mani dagli stilemi classici dell’horror: jump scares improvvisi, immagini disturbanti, atmosfere cupe e inquietanti. Tuttavia, questi elementi, pur efficaci in alcuni momenti, finiscono per diventare prevedibili e meccanici. Manca un’autentica innovazione, un tocco di originalità che renda l’orrore più viscerale e coinvolgente. Gli effetti speciali, in particolare quelli relativi alle creature sovrannaturali, appaiono a tratti datati e poco convincenti, minando la credibilità della messa in scena.
“Welcome to Derry” possiede un indiscutibile potenziale, ma il suo primo episodio si rivela un’esperienza a metà. L’atmosfera è suggestiva, il cast è talentuoso, ma la narrazione è frammentata e l’horror è troppo convenzionale. La serie ha bisogno di trovare una direzione più precisa, di osare di più con l’originalità e di approfondire le psicologie dei personaggi, per non rischiare di deludere le aspettative dei fan di “IT”.
Cosa mi è piaciuto:
- L’ambientazione anni ’60, ricca di dettagli e suggestioni.
- Il cast offre interpretazioni intense e credibili.
- L’atmosfera è cupa e misteriosa, che evoca il mondo di Stephen King.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Semplificare la narrazione, concentrandosi su un numero inferiore di personaggi.
- Sviluppare un horror più originale e meno prevedibile.
- Migliorare gli effetti speciali, rendendoli più realistici e spaventosi.
In attesa di giudizio. “Welcome to Derry” necessita di una crescita e di una maturazione per poter competere con i grandi classici dell’horror. Per ora, il primo episodio offre un assaggio promettente, ma non del tutto soddisfacente.

Lascia un commento