Marty Supreme, la partita di ping-pong di Timothée Chalamet
Tra i film più attesi della stagione dei premi c’è sicuramente Marty Supreme di Josh Safdie, un biopic romanzato e adattato (questa volta senza il fratello Benny) liberamente ispirato alla figura reale del giocatore di ping-pong Marty Reisman, interpretato da uno straordinario Timothée Chalamet.
Il film è stato presentato come Special Secret Screening al Torino Film Festival 2025, in quella che rappresenta la seconda anteprima assoluta mondiale. E noi eravamo presenti.

Marty sogna di diventare il più grande giocatore di ping-pong della storia. Si allena in scantinati sudati che sembrano usciti da Fight Club e vive una situazione familiare complicata: un’amante sposata, amici con cui mette in piedi truffe per guadagnare qualche soldo, e un lavoro da commesso in un negozio di scarpe. Il suo unico obiettivo è partecipare ai campionati mondiali in Inghilterra, e farà di tutto per farsi pagare il viaggio, cercando disperatamente uno sponsor… o meglio, qualcuno da sfruttare per ottenere i soldi.
È un arrampicatore sociale pieno di lati oscuri, ma con una luce interna che spinge per emergere e trovare la sua strada. Con il tempo capirà quali sono gli affetti che contano davvero e dove si nasconde quella luce. Illuminazione che forse si trova proprio in una partita di ping-pong e non in una truffa.
Con questa storia è inevitabile il parallelo con Frank William Abagnale Jr. – un’altra vicenda realmente accaduta – adattata da Spielberg in Prova a Prendermi. Anche nella struttura Marty Supreme ha qualcosa di spielberghiano, mescolato all’energia di un film di Scorsese. Che, per Safdie, è tutto fuorché un difetto. Il regista osa con una messa in scena ruvida, piena di primi piani, dettagli e una regia che rimbalza da un personaggio all’altro come una pallina da ping-pong.
Nella vita di Marty gravitano molte figure da cui lui cerca di trarre vantaggio per arrivare in alto. Quando scopre che ai mondiali partecipa anche il Giappone, le sue sicurezze crollano. Ci troviamo negli anni ’50, in piena Guerra Fredda e nel dopoguerra. Un periodo storico in cui i giocatori giapponesi tornano a competere in uno degli sport più popolari in Asia. È lì che Marty subisce la sua prima grande umiliazione per mano di Koto Endo, destinato a diventare la sua nemesi. Non in modo aggressivo stile Rocky IV, ma con un rispetto alla fine dei giochi.
A interpretare Endo è il vero campione non udente di ping-pong Koto Kawaguchi, che porta nel ruolo tutta la sua abilità autentica.

Non mancano le donne, né l’infatuazione per un’attrice hollywoodiana degli anni ’30, più grande di lui: Kay Stone (Gwyneth Paltrow). Donna sposata con Milton Rockwell (Kevin O’Leary), imprenditore e fondatore di una delle aziende di penne più famose al mondo. Marty diventa l’amante di Kay, ma vede in Rockwell soprattutto un possibile sponsor per finanziare il viaggio in Giappone e ottenere la sua rivincita contro Endo. Ma Rockwell vuole trasformarlo in un fenomeno da circo mediatico, portando il ping-pong come buffonata pre-match degli sport “veri”. Marty non ci sta, ma senza fondi non può partire.
Un problem solving estremo
Marty Mauser farà di tutto per ottenere denaro. Vive alla giornata, senza preoccuparsi troppo del come. Un problem solving estremo: truffare i ragazzi della middle class nelle bowling hall o spillare soldi a un uomo ricco (probabilmente mafioso), aiutandolo nella ricerca del cane.
Marty Supreme è una partita di ping-pong dentro l’altra. La durata importante si sente, ma è funzionale all’arrivo alla partita finale, al percorso da un’oscurità fatta di traumi infantili a un possibile riscatto. Marty nasce – come una pallina da ping-pong – da pressione, colpi, rimbalzi, eppure riesce a tirare fuori qualcosa di buono grazie a una personalità supreme. Imprenditorialità, parlantina, una cazzimma che potrebbe portare Chalamet alla sua ennesima candidatura agli Oscar. E questa volta, la possibilità di vincere la statuetta sembra più concreta che mai. Marty Supreme sembra cucito addosso a lui.
La sfida al pubblico è mantenere l’attenzione mentre il film mostra ripetutamente come Marty inciampi nelle sue stesse truffe. Si tratta esattamente di seguire una lunga partita di ping-pong, e quando stai per perdere la concentrazione arriva il colpo di scena, la “pinza” narrativa che ti dà una scossa. Dai dialoghi pungenti, intrisi di un dark humour che fa ridere con senso di colpa (“posso dirlo perché sono ebreo”), fino a colpi di fucile e pompe di benzina che esplodono. Il film non si risparmia.
In Marty Supreme c’è tutta l’evoluzione della carriera di Chalamet, pronta a esplodere in questo momento. In Italia l’uscita è prevista per il 22 gennaio 2026, distribuito da I Wonder Pictures.

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