Memories of Murder, recensione del film di Bong Joon-ho
Il film del regista coreano Bong Joon-ho del 2003, Memories of Murder, si presenta come una pietra miliare del cinema contemporaneo, capace di trascendere i confini del genere poliziesco per immergersi in un’indagine tanto educativa quanto disturbante. Al centro di questa narrazione troviamo Song Kang-ho, il volto iconico che incarna l’anima profonda di questa produzione. Il suo primo piano ha la forza di catturare l’intero spettatore, rivelando emozioni e dubbi di un personaggio che, come la società che rappresenta, si arena tra impotenza e frustrazione. La sua interpretazione, sottile e complessa, compone il cuore pulsante del film, elevandolo da semplice thriller investigativo a riflessione politica e sociale.
Il cambiamento di titolo: da ‘Memories of Murder’ a ‘Memorie di un assassino’
Si sa, in Italia abbiamo il vizietto di cambiare i titoli dei film, Memories of Murder non fa eccezione e questo diventa un aspetto cruciale per quanto riguarda la lettura dell’opera del maestro coreano. Il titolo italiano, Memorie di un assassino, modifica profondamente la percezione dell’opera: mentre il titolo originale suggerisce un mosaico di ricordi, frammenti di vite e indagini complicate, la versione italiana sposta l’attenzione su un singolo soggetto, un assassino, e ne enfatizza la figura come punto centrale. Questa “trasfigurazione linguistica” potrebbe portare lo spettatore ad entrare in sala con l’idea di assistere a un racconto incentrato su un singolo criminale o sulla sua storia personale, rischiando di perdere l’orizzonte più ampio e complesso che Bong intendeva trasmettere.
La percezione del film, così, si ridimensiona: si pensa di vedere un thriller dedicato alla figura dell’assassino, ma si finisce, fortunatamente, per trovarsi di fronte a un’indagine simbolica e critica sulla società, sulla memoria collettiva e sulle ombre di un’intera nazione. La modifica del titolo, quindi, non cambia il contenuto dell’opera, ma influenza in modo determinante il modo in cui il pubblico si avvicina e interpreta la storia.
La psicologia dei protagonisti in fase di mutazione
Uno degli aspetti più affascinanti di Memories of Murder è la rappresentazione dei due protagonisti, interpretati da Song Kang-ho e Park Hae-il, che si avvicinano a una mutazione identitaria nel corso della vicenda. La loro evoluzione psicologica è un elemento narrativo che Bong analizza con grande sensibilità. Park Du-man, poliziotto semplice e istintivo, si mostra nel suo declino morale e professionale, mentre Seo Tae-yun, più riflessivo e metodico è travolto dalla rabbia e dalla frustrazione. Attraverso primi piani intensi e dialoghi taglienti, il regista mette in luce come, da antagonisti, i due uomini si contaminino reciprocamente, finendo per assomigliarsi sempre di più, specie nelle fragilità e nelle ossessioni. La scena dell’inseguimento notturno, con il primo piano di Song Kang-ho in tensione, rappresenta perfettamente questa discesa negli abissi dell’animo umano.
Il simbolismo dei luoghi e la riflessione sulla nazione
Bong Joon-ho utilizza gli ambienti rurali e i luoghi della vicenda come specchio della Corea del Sud in fase di transizione. Il villaggio descritto nel film, con i suoi campi di grano e i vicoli oscuri, diventa un microcosmo in cui si riflettono i problemi di una nazione oppressa da regimi autoritari e da un sistema giudiziario ostile e fallace. La fotografia, dai toni caldi e saturi nelle prime sequenze, si desatura progressivamente, sottolineando il passare del tempo e l’intensificarsi della tensione. Bong costruisce un quadro visivo che intensifica l’atmosfera di impotenza e attesa, rendendo visivamente palpabile il senso di oppressione e di insabbiamento che pervade l’indagine e, simbolicamente, la società stessa.
L’eredità artistica e politica di Memories of Murder
Il film si colloca nel contesto del New Korean Cinema, segnando un passo fondamentale nella rinascita artistica dell’industria cinematografica sudcoreana. Bong Joon-ho, già autore emergente nel 2000 con Barking Dogs Never Bite, da questo capolavoro mostra di possedere una visione complessa e autorevole, capace di coniugare genere, politica e critica sociale. Memories of Murder oltre a essere un’indagine sulla crudeltà umana è anche un’indagine sulla storia recente, sui traumi collettivi e sui limiti di uno Stato incapace di affrontare e risolvere le proprie contraddizioni strutturali. La corruzione, la brutalità istituzionale e il clima di oppressione tipico dell’epoca sono elementi che Bong riesce a intrecciare con delicatezza e profondità, offrendo uno spaccato realistico e potente di una società in fermento. La presenza costante del volto di Song Kang-ho, simbolo di questa introspezione collettiva, ci ricorda che dietro ogni indagine si cela un dramma umano di portata più vasta.
Successivamente, Bong ha ulteriormente elevato il suo stile e il suo raggio d’azione con Parasite, il film che nel 2020 ha vinto quattro premi Oscar, consacrando definitivamente il suo nome tra i grandi registi internazionali. Questo capolavoro rappresenta l’ulteriore sviluppo della sua poetica, portando in scena con forza e universale efficacia le contraddizioni sociali di un mondo moderno, proprio come aveva fatto con Memories of Murder, ma in una dimensione ancora più globalizzata e inclassificabile.
Il finale: uno sguardo disilluso e il peso della colpa silenziosa
Il climax di Memories of Murder, affidato all’espressione di Song Kang-ho, è un atto di profonda pietà e rassegnazione. La scena finale, con il protagonista che si volta a guardare l’obiettivo, simbolizza il senso di impotenza e di colpa condivisa: né la società, né gli individui avranno mai il riscatto o la verità completa. È un’immagine potente che invita alla riflessione sulla responsabilità collettiva e sul silenzio che avvolge le atrocità di un tempo. Bong conferma così la sua capacità di utilizzare il volto e il corpo come veicoli di un messaggio universale, lasciando allo spettatore un senso di smarrimento e di responsabilità silenziosa.
Un film che segna la modernità del cinema coreano
Memories of Murder si impone come un film che ha segnato la nascita di una nuova era nel cinema sudcoreano, un’opera che combina perfettamente l’autorialità con la forza della narrazione di genere. La straordinaria interpretazione di Song Kang-ho, la regia asciutta e potente di Bong, e la riflessione politica e sociale tra i temi centrali, rendono questo film un capolavoro senza tempo. La sua capacità di rappresentare le ombre di una nazione e la complessità dell’animo umano fa di Memories of Murder un punto di riferimento imprescindibile, un capolavoro che, anche a distanza di oltre vent’anni, continua a sorprendere e a scuotere lo spettatore. È un film che invita a guardare oltre l’orrore, alla ricerca di verità nascoste e di una memoria che non può e non deve essere cancellata.
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