Non volere volare, recensione del fillm di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
Arriva in sala il prossimo 18 aprile il film Non volere volare grazie a I Wonder Pictures. Il regista e sceneggiatore islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson ci porta in un viaggio inaspettato in Islanda sfruttando una delle fobie più comuni al mondo: la paura di volare.
Sigurðsson si presta per la prima volta in una direzione in lingua inglese in un’opera che mischia l’assurdo e il pittoresco rappresentando dei lati drammatici dell’essere umano. L’aerofobia è molto comune e chiunque prenda un’aereo – almeno una volta – ha provato paura o ansia prima della partenza o durante il volo. Da qui parte la storia del film Non volere volare dove un gruppo di persone accumunate dalla stessa paura, seguono un corso per superarla.
Come prova finale, la classe deve fare un “breve” volo di andata e ritorno durante il quale dovranno affrontare e vincere la loro fobia. Purtroppo le cose non si mettono benissimo il giorno della partenza. Le cose cambiano e il gruppo prende un viaggio per l’Islanda e ad accompagnarli non c’è la leader del corso, ma il suo sostituto e principiante Charles (Simon Manyonda).
Il gruppo che parte da Gatwick (Londra) è composto da Sarah (Lydia Leonard protagonista del remake britannico di Call My Agent) un’imprenditrice edile alle prese con una relazione con un uomo separato con una figlia e la sua paura di volare mette a rischio questo rapporto. Edward (Timothy Spall, Peter Minus di Harry Potter) è un ex-militare diventato uno scrittore di successo di gialli; e una coppia di influencer Coco (Ella Rumpf) e Alphons (Sverrir Gudnason). Coco vive perennemente sugli aerei e partecipa al corso per creare contenuti e aiutare il suo compagno, costantemente manipolato. Inoltre, rivela a Sarah che realizza scatti di nudo per aumentare follower e guadagnarci un sacco di soldi. Alphons ha inventato un’app ed è succube di Coco e rappresenta il fatto che l’ostentata perfezione di Coco sia frutto di falsità nella vita reale.
La paura innesca meccanismi di sopravvivenza
Ognuna trova nella paura di volare un suo trauma. Il viaggio non va benissimo. Ogni passeggero affronta la fobia a suo modo. C’è chi prende un sacco di pillole, chi beve alcol e le turbolenze non mancano. Anzi, il volo si rivela un incubo al punto tale che anche il supervisore Charles si terrorizza.
Arrivati a destinazione Coco fa sapere ai suoi follower cosa è successo: “Ho provato un’esperienza di morte, ora amo la vita più di prima”. Una frase forte che risulta immediatamente falsata una volta finito di registrare il video. Dopo il viaggio accidentato sotto ogni aspetto, il gruppo scopre che il volo di ritorno è inspiegabilmente in ritardo di nove ore. L’ansia sale alle stelle. Gli impavidi passeggeri si dirigono in un hotel di lusso dove passare la notte. Da questo momento, iniziano ad attivarsi dei meccanismi interiori a ognuno di loro. Il tutto mentre cercano di combattere la paura, la vulnerabilità e l’ansia. Edward ha dei flashback sul suo traumatico servizio nelle Falkland. Coco e Alphons si godono le fumanti acque termali dell’hotel. Mentre Sarah prova a dimenticare i suoi problemi al bar dove incontra un pilota baffuto che ci prova con lei con una molestia digitale.
Il caratteristico paesaggio islandese ha avuto un ruolo di primo piano nei primi lavori di Sigurðsson, Either Way e Paris of the North, ambientati in estate. Nel film Non volere volare assume più di un cameo. Risulta pericoloso, coperto di neve e ghiaccio e illuminato da una nebbia al chiaro di luna.
Sigurðsson politicamente corretto
Bilanciando l’empatia per i suoi personaggi eccentrici con il valore complessivo dell’intrattenimento, Sigurðsson dimostra di avere le carte in regola per lavorare a livello internazionale. Tuttavia, però a volte non è chiaro l’intento del regista sui problemi sociali trattati. Molte volte le azioni che portano in scena momenti drammatici vengono bruscamente interrotte. In questo modo non si capisce se Sigurðsson voglia condannare o ridicolizzare l’accaduto.
Il direttore della fotografia danese Niels Thastum utilizza inquadrature strette per aumentare il senso di claustrofobia dei numerosi spazi chiusi del film. Anche in questo caso, però, non vengono sfruttati a pieni i paesaggi islandesi. I fenomeni naturali non sono ripresi al meglio per aumentare il contrasto uomo – natura, forse mancava il budget.
Il film Non volere volare tocca frettolosamente tanti temi, ma non si sofferma nel momento più importante. Il rischio è di risultare troppo politicamente corretto.
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