Surviving Earth, recensione dell’opera prima della regista Thea Gajić
Thea Gajić, regista emergente con una voce autoriale distintiva, fa il suo ingresso nel panorama cinematografico con “Surviving Earth”, un’opera intimista e profondamente commovente che trae ispirazione dalla storia di suo padre, un immigrato fuggito dagli orrori della guerra in Jugoslavia per cercare rifugio e una nuova vita nel Regno Unito. Presentato con successo alla 78a edizione dell’Edinburgh International Film Festival, il film si distingue per la sua autenticità, la sua capacità di scavare nel profondo delle emozioni umane e la sua riflessione su temi universali come la dipendenza, la famiglia, l’identità culturale e la ricerca di un significato nella vita.
Un viaggio nel cuore di un immigrato balcanico a Bristol
“Surviving Earth” ci introduce a Vlad (Slavko Sobin), un uomo segnato da un passato tormentato e da una lotta costante contro i propri demoni interiori. Ex tossicodipendente, Vlad ha trovato una nuova ragione di vita nel suo lavoro come consulente per persone con problemi di dipendenza, offrendo il suo sostegno e la sua esperienza a chi si trova a percorrere il difficile cammino verso la sobrietà. Il suo desiderio più grande è ricostruire un rapporto solido e affettuoso con sua figlia Maria (Olive Gray), una giovane artista che vive a Londra e che cerca di trovare la propria strada nel mondo. Vlad trova conforto e gioia nella musica, suonando l’armonica in una band balcanica con il suo amico di lunga data Misko (Stuart Martin).
Le loro ambizioni sono modeste, ma sincere: portare la loro musica in giro per i pub e i locali di Bristol, condividendo la loro passione con il pubblico e celebrando la loro identità culturale. Tuttavia, la precarietà della vita di Vlad è costantemente minacciata dai problemi finanziari che lo affliggono. La madre e il fratello, rimasti in Serbia, lo sollecitano incessantemente per ottenere denaro, mettendo a dura prova le sue finanze e riaprendo vecchie ferite emotive. Le ambizioni musicali di Vlad, alimentate da un desiderio di riscatto e di affermazione personale, diventano più grandi di quanto possa realisticamente sostenere, trascinandolo in una spirale discendente che lo riporta a confrontarsi con i traumi del passato, le sue debolezze e le sue tentazioni.
Un’esperienza sensoriale intensa e coinvolgente
La regia di Thea Gajić si distingue per la sua sensibilità e la sua attenzione ai dettagli, creando un’esperienza sensoriale intensa e coinvolgente per lo spettatore. Il talento del direttore della fotografia Olan Collardy si manifesta nella capacità di immergere lo spettatore nella realtà di Vlad, creando un’atmosfera intima e realistica. La macchina da presa segue da vicino il protagonista, catturando le sue espressioni, i suoi gesti, i suoi momenti di gioia e di disperazione. Collardy evita uno stile patinato o eccessivamente drammatico, preferendo un approccio sobrio e autentico che rende la storia ancora più credibile e toccante. La colonna sonora, curata da Hugo Brijs, è un elemento fondamentale del film.
La musica balcanica, vivace e appassionata, accompagna le performance della band di Vlad, creando un contrasto interessante con le difficoltà che il protagonista deve affrontare. La musica diventa un simbolo della sua identità culturale, un modo per connettersi con le sue radici e trovare conforto nei momenti difficili. Il film è dedicato alla memoria del padre di Gajić, Vladimir Gajić, e del suo compagno di band Mychajlo “Misko” David Czerkas, sottolineando l’importanza di onorare le storie di persone comuni che lottano per sopravvivere e per trovare un significato nella vita, anche di fronte alle avversità.
Un ritratto sfaccettato della dipendenza e della fragilità umana
“Surviving Earth” affronta temi complessi e delicati come la crisi della salute mentale, la dipendenza, le difficoltà degli immigrati e le conseguenze della guerra. Il film non si limita a descrivere gli effetti devastanti della dipendenza, ma cerca di esplorare le cause profonde, le motivazioni che spingono una persona a rifugiarsi nell’alcol o nelle droghe per anestetizzare il dolore e la sofferenza. Il personaggio di Vlad è tratteggiato con grande sensibilità e realismo, mostrando le sue debolezze, i suoi errori, ma anche la sua umanità, la sua capacità di amare, di provare rimorso e di desiderare una vita migliore. Slavko Sobin offre una performance intensa e commovente, incarnando alla perfezione la complessità del personaggio di Vlad e trasmettendo allo spettatore le sue emozioni contrastanti.
Tuttavia, il film non sempre riesce a trasmettere appieno l’urgenza del passato tormentato di Vlad e a coinvolgere lo spettatore nel suo sogno musicale. Alcuni momenti cruciali, come la rottura dell’armonica della nonna, un oggetto di grande valore affettivo e simbolico, non raggiungono la profondità emotiva desiderata, lasciando lo spettatore con un senso di incompletezza.
Un’analisi sottile delle dinamiche familiari e delle ferite del passato
Il film esplora anche le dinamiche complesse all’interno della famiglia di Vlad, mostrando le difficoltà di comunicazione tra padre e figlia, le tensioni con la madre e il fratello rimasti in Serbia e il peso dei traumi del passato che continuano a condizionare il presente. Il rapporto tra Vlad e Maria è caratterizzato da un affetto sincero, ma anche da incomprensioni, silenzi e difficoltà a superare le ferite del passato. Maria cerca di sostenere il padre, ma si sente impotente di fronte alle sue ricadute e alle sue debolezze. Il film suggerisce che solo attraverso il dialogo aperto e la capacità di perdonare è possibile superare le difficoltà e costruire un rapporto più solido e autentico.
Tensioni inesplorate e potenzialità inespresse
Gajić accenna anche alle tensioni etnopolitiche all’interno del gruppo, in particolare attraverso la figura di Zlatan (Toni Gojanović), che mette in discussione la lealtà di Vlad e lo accusa di aver combattuto per la Serbia durante la guerra. Questa sottotrama, pur interessante, rimane marginale e non viene sviluppata appieno, lasciando lo spettatore con la curiosità di sapere di più sulle dinamiche complesse all’interno della comunità balcanica di Bristol e sulle conseguenze della guerra sulle vite dei protagonisti.
La musica come linguaggio universale e fonte di speranza
La musica, come già accennato, svolge un ruolo fondamentale nel film. Le esibizioni della band di Vlad sono un’esplosione di energia e di passione, un momento di gioia e di condivisione che contrasta con le difficoltà della vita quotidiana. La musica diventa un linguaggio universale che unisce persone di culture diverse e offre un momento di evasione e di speranza. L’armonica, lo strumento suonato da Vlad, assume un significato simbolico, rappresentando la sua identità culturale, il suo legame con il passato e la sua capacità di esprimere le proprie emozioni attraverso la musica.
Cosa mi è piaciuto:
- L’interpretazione intensa e carismatica di Slavko Sobin nel ruolo di Vlad.
- La colonna sonora coinvolgente che celebra la musica balcanica.
- L’approccio realistico e senza filtri alla storia della dipendenza.
- La capacità del film di suscitare empatia verso un personaggio complesso e imperfetto.
- La regia attenta ai dettagli e capace di creare un’atmosfera intima.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Approfondire le tensioni etnopolitiche all’interno della band.
- Dare maggiore spazio allo sviluppo emotivo della figlia di Vlad, Maria.
- Rendere più incisivi alcuni momenti chiave della narrazione.
- Evitare che la trama secondaria rimanga irrisolta.
Verdetto finale:
“Surviving Earth” è un film toccante e ben interpretato che merita di essere visto per la sua autenticità, il suo coraggio nell’affrontare temi difficili e la sua capacità di suscitare emozioni profonde nello spettatore. Nonostante alcune imperfezioni, l’opera prima di Thea Gajić è una promessa per il futuro del cinema indipendente e un invito a riflettere sulla complessità della vita, sulla forza della resilienza e sulla necessità di coltivare l’amore, la comprensione reciproca e la solidarietà. Il film è un’ode alla fragilità umana, ma anche alla capacità di rialzarsi dopo le cadute, di trovare la bellezza anche nei momenti più difficili e di continuare a lottare per un futuro migliore.
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