The Last Viking, quando l’assurdo incontra la fratellanza, un’odissea danese irresistibile
Anders Thomas Jensen, regista danese noto per il suo umorismo nero e le trame intricate in film come “Riders of Justice” e “Men & Chicken”, torna a collaborare con Mads Mikkelsen, uno degli attori più versatili e apprezzati del panorama cinematografico contemporaneo, famoso per ruoli intensi in “Casino Royale”, “Hannibal” e “Another Round”. Insieme, presentano “The Last Viking”, un’eccentrica commedia criminale presentata in anteprima fuori concorso all’82a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Questo film, come spesso accade nel lavoro di Jensen, esplora le dinamiche familiari in contesti tanto surreali quanto profondamente umani, dimostrando la sua abilità nel trovare l’umorismo nelle situazioni più oscure e nel raccontare storie che risuonano con il pubblico a un livello emotivo profondo. Jensen si conferma come uno dei registi più originali e interessanti del panorama cinematografico contemporaneo.
Performance fraterne da Oscar, Mikkelsen e Kaas illuminano lo schermo
Le interpretazioni sono il cuore pulsante di “The Last Viking”. Mads Mikkelsen offre una performance magistrale nei panni di Manfred, un uomo che si identifica fermamente come John Lennon, a causa di un trauma del passato. Mikkelsen cattura la vulnerabilità e la risolutezza del personaggio con una delicatezza sorprendente, evitando la caricatura e offrendo un ritratto toccante e divertente al tempo stesso. Riesce a trasmettere la fragilità di Manfred, senza mai cadere nel patetico, e a rendere credibile la sua ossessione per John Lennon, mostrando come questa identità alternativa sia per lui un rifugio sicuro in un mondo che non riesce a comprendere.
Nikolaj Lie Kaas, veterano del cinema di Jensen, interpreta Anker, il fratello burbero e pragmatico, appena uscito di prigione. Kaas riesce a rendere credibile un personaggio che potrebbe facilmente risultare antipatico, mostrando la sua profonda lealtà e il suo affetto nascosto per Manfred. Attraverso piccoli gesti e sguardi fugaci, Kaas rivela la complessità di Anker, un uomo tormentato dal passato e incapace di esprimere i propri sentimenti. Il resto del cast, tra cui Sofie Grabol e Soren Malling, contribuisce a creare un universo di personaggi eccentrici e memorabili, ognuno con le proprie nevrosi e idiosincrasie. Questi personaggi, pur nella loro stranezza, risultano incredibilmente umani e contribuiscono a creare un’atmosfera unica e coinvolgente.
La regia di Jensen: un maestro dell’assurdo con un cuore umano
La regia di Anders Thomas Jensen è uno dei punti di forza di “The Last Viking”. Jensen dimostra la sua abilità nel creare un’atmosfera unica e riconoscibile, caratterizzata da un umorismo nero e da una vena surreale. La regia è dinamica e coinvolgente, con una particolare attenzione alla composizione dell’immagine e all’uso della musica. Jensen riesce a bilanciare perfettamente i momenti di commedia con quelli di dramma, creando un film che è al tempo stesso divertente e toccante. La sua regia è caratterizzata da uno stile visivo pulito e da una grande attenzione ai dettagli.
Un mosaico di generi: commedia nera, heist movie e legami familiari
“The Last Viking” è un film che sfida le convenzioni di genere, mescolando elementi di commedia nera, heist movie e dramma familiare con una fluidità sorprendente. Jensen riesce a bilanciare momenti di violenza grottesca con sequenze di slapstick e introspezioni profonde sui legami fraterni. La sceneggiatura è ricca di dialoghi brillanti e situazioni assurde, che contribuiscono a creare un’atmosfera unica e coinvolgente. Il film non si prende mai troppo sul serio, ma riesce comunque a toccare temi importanti come la salute mentale, la famiglia e la redenzione. Jensen dimostra la sua abilità nel trovare l’umorismo nelle situazioni più oscure e nel raccontare storie che risuonano con il pubblico a un livello emotivo profondo.
Rune del passato: un’infanzia difficile e un legame indissolubile
Attraverso flashback ben dosati, lo spettatore viene trasportato nell’infanzia difficile di Anker e Manfred, segnata dal bullismo e da un padre autoritario. Questi momenti rivelano le radici del legame fraterno e spiegano il comportamento eccentrico di Manfred, che si rifugia in un mondo di fantasia popolato da vichinghi. I flashback aggiungono profondità emotiva alla narrazione e rendono i personaggi ancora più umani e comprensibili. Jensen utilizza i flashback non solo per fornire un contesto alla storia, ma anche per esplorare il tema del trauma e del suo impatto sulla psiche umana.
Un finale dal tocco di classe: l’importanza dell’unione
Il film si apre e si chiude con una sequenza animata che racconta la storia di un re che ordina a tutti i suoi sudditi di perdere un braccio per far sentire meno solo il figlio menomato. Questa parabola, apparentemente disgiunta dalla trama principale, acquista un significato profondo nel finale, sottolineando il tema centrale del film: l’importanza della solidarietà e della compassione verso i più deboli. Jensen utilizza questa parabola per trasmettere un messaggio universale di inclusione e accettazione, invitando lo spettatore a riflettere sul significato della diversità.
Cosa mi è piaciuto:
- L’interpretazione magistrale di Mads Mikkelsen.
- L’originalità della trama e la fusione di generi diversi.
- L’umorismo nero e l’assurdità delle situazioni.
- L’approfondimento dei temi familiari.
- La regia impeccabile di Anders Thomas Jensen.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Snellire la parte centrale del film, eliminando alcuni personaggi secondari superflui.
- Approfondire ulteriormente l’analisi psicologica dei personaggi.
- Rendere il finale meno prevedibile.
Verdetto Finale:
“The Last Viking” è una commedia nera danese sanguinolenta e deliziosamente eccentrica. Grazie alle performance eccezionali di Mads Mikkelsen e Nikolaj Lie Kaas, alla regia visionaria di Anders Thomas Jensen e a una sceneggiatura ricca di sorprese, il film è un’esperienza cinematografica unica e indimenticabile. Un film che, pur nella sua follia, celebra l’amore fraterno e la capacità di trovare un significato anche nelle situazioni più assurde.
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