Suzie Pickles è una beniamina del pubblico inglese, il quale all’età di 15 anni la incoronò vincitrice di un popolare talent show. Seguì il ruolo di Captain Brea nell’amatissima serie fantascientifica Quo Vadis. Più recentemente è la protagonista di After Death, una serie in cui è in costante fuga dalla minaccia di un gruppo di zombie nazisti.
Da anni Suzie ha lasciato Londra in favore della la vita in campagna. È lì che lei e il marito Cob, professore universitario, hanno deciso di crescere loro figlio Frank, un bambino sordo di sette anni. La carriera di Suzie si appresta a vivere un grande rilancio. Nonostante lei abbia solo 35 anni, è stata scelta per il ruolo di una principessa attempata nel prossimo grande film Disney.
C’è un problema. Qualcuno ha hackerato il suo cloud e diffuso in Rete delle foto di Suzie che la mettono in una posizione estremamente compromettente agli occhi dell’opinione pubblica. L’attrice affronta questa violazione della privacy attraversando le fasi di elaborazione del trauma – shock, negazione, paura, vergogna, negoziazione, senso di colpa, rabbia e accettazione – mentre lei e la sua migliore amica e manager Naomi cercano di preservare la sua vita, la sua carriera e il suo matrimonio.
È questa la premessa di I Hate Suzie, la serie in onda da sabato 3 luglio su Sky Atlantic e disponibile in streaming su NOW. La serie targata Sky Original in otto episodi è creata da Lucy Prebble (Succession, Enron) insieme a Billie Piper (Doctor Who). Le due autrici tornano a collaborare dopo il successo della serie inglese “Diario di una squillo perbene” (Secret Diary of a Call Girl) che le vide lavorare insieme alla fine degli anni Duemila.
Risate amare e performance straordinarie
La sensazione che si ha guardando I Hate Suzie è che la serie sia stata cucita addosso alla sua protagonista Billie Piper, fatta eccezione per lo scandalo che travolge Suzie.
Come il personaggio che interpreta, Piper divenne una celebrità all’età di 15 anni, quando divenne la più giovane artista femminile a raggiungere la vetta della classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito con la sua hit “Because We Want To”.
L’attrice divenne una presenza fissa sulle pagine dei rotocalchi rosa: nel 2001 fecero scalpore le sue nozze con Chris Evans, popolare DJ inglese. Quando si sposarono a Las Vegas dopo sei mesi di frequentazione, Piper aveva diciotto anni ed Evans trentacinque. La separazione arrivò nel 2004, mentre un anno dopo Piper ottenne il ruolo che la reintrodusse al grande pubblico: quello di Rose Tyler in Doctor Who, il popolare franchise di fantascienza che BBC rilanciò con Russell T. Davies.
Da quel momento Billie Piper continuò a dedicarsi alla recitazione grazie a progetti come Diario di una squillo perbene. Nel 2015 approdò anche oltreoceano con una parte nell’horror Penny Dreadful.
Se i riferimenti alla carriera di Billie Piper costituiscono un valido riferimento per raccontare la parabola di una donna divenuta famosa forse troppo giovane, I Hate Suzie conquista lo spettatore grazie alla fermezza con cui la co-creatrice Lucy Prebble guida il pubblico nel viaggio di questa caotica commedia dark.
Assistere al crollo – personale, professionale, coniugale – di Suzie conduce lo spettatore ad una riflessione su come pretendiamo che le donne, ancor di più se sono celebrità, restino confinate nei ruoli che abbiamo predisposto per loro. “Non voglio solo creare problemi” mormora Suzie nel primo episodio, avendo da poco appreso dello scandalo di cui è vittima e ritrovandosi la casa invasa dal personale di una rivista di moda che è lì per scattare un servizio.
La protagonista di I Hate Suzie è volubile, talvolta capricciosa e un po’ troppo incline ad auto-assolversi. Tuttavia non si può fare a meno di provare empatia per Suzie grazie all’interpretazione di Billie Piper, che conferisce spessore al personaggio grazie ad una vulnerabilità disarmante.
Dall’esplorazione del desiderio sessuale fino alle conseguenze della propria irresponsabilità, I Hate Suzie è il racconto privo di vergogna di una donna che, nel momento più buio della sua vita e della sua carriera, smette di rimpicciolirsi per accomodare le aspettative dell’opinione pubblica e di quello sguardo maschile che la perseguita da quando si ritrovò i riflettori puntati addosso, ancora adolescente.
La serie è già stata confermata per una seconda stagione, che promette di offrire al pubblico altre ragioni per amare I Hate Suzie.