The Legend of Ochi, un viaggio magico tra “puppets” e natura
“The Legend of Ochi,” diretto dall’esordiente Isaiah Saxon, si presenta come un’avventura magica che mescola abilmente tecniche pratiche e digitali per ricreare un mondo tanto realistico quanto fiabesco. Saxon, conosciuto per la sua esperienza nella regia di video musicali e opere sperimentali con Encyclopedia Pictura, si cimenta in un primo lungometraggio che richiama le atmosfere degli anni ’80 e ’90 con un’estetica che evoca film come “E.T.” o “The NeverEnding Story,” ma con un tocco fresco e moderno. La sua carriera, segnata da un approccio visivo e artigianale e un amore profondo per il cinema senza CGI eccessivo, si traduce in un’opera che si distingue come un omaggio sincero alla magia del cinema realizzato “con le mani.”
Un viaggio nel cuore dell’anima e della natura
“The Legend of Ochi” è molto più di una semplice avventura fantastica; è un racconto intriso di poesia e sensibilità che guida lo spettatore nel profondo dell’animo umano e della sua connessione con il mondo naturale. Al centro di questa storia c’è il desiderio di appartenenza e di comprensione, incarnato nella figura di Yuri, una ragazza fragile e introversa che, attraverso il suo legame con il cucciolo di Ochi, scopre una forza interiore che non sapeva di possedere. Questo legame diventa un ponte tra due mondi, un modo di comunicare oltre le parole, attraverso gesti, sguardi e la musica del cuore.
La meraviglia di vedere queste creature che appaiono così autentici e che sembrano respirare emozioni vere, ci ricorda quanto il vero magico risiede nella semplicità, nell’amore e nel rispetto per la vita. Il film ci invita a riflettere su quanto la gentilezza e la compassione possano trasformare non solo le creature del nostro mondo, ma anche noi stessi, aprendoci a una consapevolezza più profonda e a un sentimento di speranza che, anche nel caos della vita moderna, trovi sempre spazio per l’incanto.
La carriera e le radici di Isaiah Saxon

Isaiah Saxon, regista e fondatore di Encyclopedia Pictura, ha fatto i suoi primi passi nel mondo della creatività attraverso cortometraggi, video musicali e opere sperimentali. La sua passione per i mezzi pratici, la scultura e la creazione artigianale di mondi immaginari lo ha portato a sviluppare uno stile unico, riconosciuto per la sua attenzione ai dettagli e all’autenticità. Prima di “Ochi,” Saxon ha alimentato il suo talento creando ambientazioni e creature che sembrano provenire da un mondo remoto e tangibile, un approccio che si riflette nel film attraverso un uso quasi totale di creature e ambienti pratici, valorizzati da effetti digitali minimali e mirati.
Una storia di empatia, natura e fiaba
Il film narra la vicenda di Yuri, una ragazza introversa e ribelle (interpretata brillantemente da Helena Zengel), che cresce in un villaggio remoto delle montagne dei Carpazi. Convinta delle storie terribili sugli ochi — creature mitiche e minacciose — la scoperta di un cucciolo ferito la porterà a intraprendere un viaggio epico per ricollegarsi con la natura e il suo mondo interiore. La narrazione si ispira a archetipi classici come il viaggio dell’eroe e la rinascita, ma si impreziosisce grazie a una regia che privilegia le emozioni sottese, il valore dell’empatia e il rispetto per la natura, tutto potenziato da un’atmosfera visiva che coniuga effetto pratico e ambientazioni naturali.
Innovazione tecnica e creatività artigianale
Il punto di forza di Saxon risiede nell’uso di creature tangibili: pupazzi e animatronics che sembrano vividi e pieni di vita, grazie all’esperienza e alla maestria di artisti come David Darby e Peter Elliot, esperto di primati. La collaborazione con i migliori artigiani e puppeteers ha portato a risultati visivi impressionanti, che sfidano la percezione del pubblico e dimostrano che la magia del cinema può essere creata senza affidarsi esclusivamente alla CGI. La realizzazione di oltre 600 effetti visivi, principalmente di set extension e matte paintings, completa un universo ancora più grande e credibile, fatto di materiali tangibili che invitano lo spettatore a credere nell’impossibile.

Un cast composto da talenti emergenti e veterani
Helena Zengel, già nota per “News of the World,” brilla nella sua prima interpretazione da protagonista in un film di grandi dimensioni, trasmettendo con semplicità e profondità il percorso di crescita e scoperta di Yuri. Willem Dafoe, perfetto nel ruolo di Maxim, propone una performance complessa tra durezza e vulnerabilità, mentre Emily Watson ritrae una madre saggia e selvaggia, portando con sé una forte presenza emotiva. Anche Finn Wolfhard si inserisce nel cast con la sua tipica sensibilità, completando un quadro di interpreti che, pur con pochi dialoghi, riescono a comunicare emozioni profonde attraverso la mimica e il tocco naturale.
Un film che promuove il rispetto per la natura
“The Legend of Ochi” porta sul grande schermo un messaggio potente: il rispetto per la natura e la coesistenza sono valori più importanti che il dominio e la paura. Saxon reinterpreta un mito antico, privilegiando la sensibilità e l’empatia come strumenti di trasformazione e di connessione tra umani e creature del mondo naturale. La presenza delle creature Ochi, senza superpoteri o capacità sovrumane, rafforza l’idea che il vero incanto nasce dalla naturalità, dall’artigianalità e dalla delicatezza delle tecniche manuali, rispetto all’artificialità della CGI digitale.
Un debutto promettente con alcune limitazioni
Pur incarnando molte virtù, “The Legend of Ochi” non è perfetto: alcune parti della narrazione appaiono un po’ più schematiche, e il ritmo può risultare a tratti dilatato. Tuttavia, la sua forza risiede nel cuore giovanile e nella genuinità delle trovate visive che trasmettono calore e meraviglia. È un film che riconcilia l’arte manuale con la fantasia moderna, offrendo un’esperienza sensoriale ricca e coinvolgente, perfetta per le famiglie desiderose di un prodotto che prediliga l’immaginazione e la tecnica senza l’uso massiccio della tecnologia digitale.
Un esempio di cinema artigianale e sognante
“The Legend of Ochi” si presenta come un raro esempio di cinema che valorizza l’artigianalità, la creatività e la sensibilità artistica. È un debutto promettente di Isaiah Saxon, che dimostra come un racconto fantastico possa essere credibile, emozionante e visivamente affascinante grazie alle tecniche “artigianali” e all’attenzione ai dettagli. Piacerà sicuramente a chi cerca storie sincere, atmosfere magnetiche e creature che sembrano vivere da sempre nell’immaginazione collettiva, lasciando un messaggio duraturo sulla bellezza e la vitalità della natura e della fantasia “fatta a mano.”
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