The Substance, il film body-horror più sconvolgente dell’anno
Dopo aver sconvolto il Festival di Cannes ed essere stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, arriva al cinema grazie ad I Wonder Pictures il prossimo 30 ottobre il film The Substance. Il body-horror ideato e diretto da Coralie Fargeat, alla sua seconda regia, ci regala un capolavoro del cinema contemporaneo. Un intenso, divertente, orrido, giocoso splatter con due interpreti d’eccezione. Una straordinaria e ritrovata (forse alla sua migliore interpretazione) Demi Moore, ed una sempre più affermata e polivalente, eclettica Margaret Qualley (Maid).
Una storia che racconta della crudeltà subita dalle donne verso il proprio corpo quando invecchia. Quanto siamo disposti a mettere in gioco per soddisfare la nostra ossessione degli ideali di bellezza? Impulsi che arrivano dagli sguardi esterni maschili che giudicano senza pietà e distruggono l’animo di una donna.
Hai mai sognato una versione migliore di te stessa?
Elisabeth Sparke (Moore) è un’ex-attrice che ha rimodellato la sua carriera trasferendosi in Tv con un programma di fitness. La donna viene licenziata dal suo viscido, sudicio e orripilante capo (Dennis Quaid) nel giorno del suo cinquantesimo compleanno. Una scena che mette fin da subito il cibo al centro di tutto. L’inquadratura al dettaglio sulla bocca di Quaid che mangia con la bocca aperta i gamberi racchiude tutta l’essenza del personaggio.
Al contrario, Elisabeth non mangia nulla mentre viene licenziata. In una situazione molto precaria, dopo aver subito un incidente senza danni, la donna riceve un invito a provare una sostanza che può fare al caso suo, nel giro di un mercato nero. Si tratta di The Substance. Un liquido verde in grado di creare un’altra versione di te, migliore, più giovane, perfetta. Tu però sei la matrice e puoi essere il nuovo avatar per sette giorni, poi devi tornare ad essere il tuo vero io. Senza la base la copia non può esistere. “Ricordati, tu sei una sola”.
Da Elisabeth si crea così Sue (Qualley) che soggiogata dalla bellezza perfetta prende sempre più possesso del tempo a sua disposizione compromettendo il stato di salute di entrambi i corpi. La tentazione dei glutei perfetti, la nuova fama sono irresistibili.
La voglia di Sue di prevalere e di odio verso la sua versione originale cresce. Le due si detestano al punto tale che Elisabeth si riempie di cibo che prima non mangiava, lasciando in giro per casa mucchi di ossa di pollo rosicchiate, waffle, salsicce mezze masticate. La donna si sente quasi più libera e autorizzata a mangiare senza farsi problemi, mentre quando è Sue ad avere il controllo, l’unica sostanza che sembra ingerire è una diet coke. Il tutto diventa un appetito senza piacere.
Due entità che non vivono senza lo sguardo degli altri. Una narrazione che parla di opposti e ossessione. Opposti che si respingono ma che senza non possono coesistere.
Una versione contemporanea di Dorian Grey
The Substance può essere inteso come un film alternativo, moderno su Dorian Grey. L’ossessione della bellezza eterna è un concetto che va avanti da secoli. Qui, in un lavoro che unisce Cronenberg e qualcosa di Povere Creature!, film in cui Qualley era presente. Nel film di Lanthimos era una creazione “mostruosa” nata in laboratorio, anche in quel caso un body-horror con venature comiche.
L’insicurezza data dal mondo esterno può crearci una distruzione interna fatale. La paura di invecchiare, l’ossessione di piacere agli altri e non uscire di casa. Guardarsi allo specchio tante volte e continuare a rifarsi il trucco. Per arrivare a non uscire proprio e odiarsi. Con The Substance Elisabeth ha la possibilità di far nascere il uso bambino interiore, migliore, giovane, bello e perfetto. Anche fanciullesco che esagera con la pratica della sostanza fino ad un epilogo nefasto e esplosivo di sangue.
Un omaggio a Kubrick e sound mixing
Ci troviamo in una Los Angeles distopica, senza un tempo preciso, dove le stelle brillano in cielo più che mai. Elisabeth Spakle ha la sua stella sulla Walk of Fame che viene macchiata inizialmente dal cibo – sempre presente – per poi finire piena di sangue con una scena finale che cita addirittura il Viaggio nella Luna di George Meliez.
La regia di Fargeat gioca con dei primi piani e movimenti di camera da far tirare il fiato. Soggettive e dettagli che raccontano, narrano con le immagini. Il tutto coadiuvato da un mix sonoro che permette di entrare ancora di più dentro le scene. Il sound ci rende l’apnea della trasformazione ancora più empatica e un senso di scombussolamento che non gioca a favore a chi è debole di stomaco.
Inoltre, ogni scena è un’esperienza visiva così come l’esperienza di gruppo in sala è unica con le persone con cui si condivide questa pellicola. Coraline Fargeat fa una regia veloce e ferma, con i tempi dettati e precisi che permettono alle scene di darti un pugno in pancia solo con i colori o con la prospettiva. Di fatto, The Substance cita – come pochi film hanno fatto così bene – il maestro Kubrick, su tutti Shining, a partire dalla scena nel bagno rosso, ma il film ne contiene a iosa di riferimenti al regista di Arancia Meccanica.
Demi Moore e Margaret Qualley
Dopo tanto tempo fuori dalle scene, Moore torna con un’interpretazione senza precedenti mettendosi completamente a nudo e spogliandosi di ogni stereotipo addossato nel corso della sua carriera. La sua Elisabeth rappresenta un concetto molto diffuso nella società contro cui si fatica a combattere. L’estremismo di The Substance è voluto e a tratti goliardico e ironico fino a ribaltare l’orrido verso la risata.
Che dire di Margaret Quailey ormai più che consacrata. L’abbiamo vista in ogni dove, in ogni genere di film, serie che si voglia. La sua Sue è divina, perfetta, sensuale e sensazionale, ma anche letale. Nelle sequenze di ballo di Pump it Up con una regia in stile Ciao Darwin il potere del cinema di Fargeat inibisce l’aspetto sessuale a favore dell’ansia che sta per colpire e far accadere qualcosa di atroce e potente. Magistrale.
Il film The Substance è un’opera d’arte contemporanea. Visivamente è un’esperienza ad ogni immagine, ad ogni inquadratura tanto di nicchia quanto disturbante per la deformazione corporea. Ma è giocando con gli eccessi che la regista realizza qualcosa di nuovo pur citando e riferendosi a concetti passati che si trascinano ancora oggi. Un’esperienza cinematografica nuova, sovrastante che a molti giocherà un brutto scherzo allo stomaco. Ma è indubbio il livello tecnico, l’innovazione e la bravura di questa triade di donne che dominano il cinema e ci regalano una bellezza, mostrandoci quanto in realtà essa possa trasformarsi in un mostro.
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