Castle – 7×23 “Hollander’s Woods”
Fantasmi del passato e grandi rivelazioni per il futuro in questa ventitreesima ed ultima puntata della settima stagione!
Scopriamo finalmente cosa voleva dire questo nome per Castle quando venne pronunciato dalla bocca del finto Henry Jenkins nel secondo episodio della serie. Un altro indizio che speriamo ci venga spiegato nella prossima stagione.
Senza aggiungere l’adrenalina che ha percorso tutto l’episodio e la commozione finale!
La puntata si apre con una donna ferita che corre nei boschi. Da chi sta scappando? Chi l’ha ferita? Non potremo averle da lei queste risposte perchè in un attimo non si accorge di essere in mezzo ad una strada e viene investita da un camion. La donna è una Jane Doe, ovvero una ragazza senza nome, la cui identità ancora non conosciamo.
Nel frattempo a casa Castle è un giorno importante e c’è una scelta importante da fare: quale delle due foto di Castle bisogna scegliere da tenere sullo sfondo mentre pronuncerà il suo discorso di ringraziamento una volta ricevuto il premio Poe’s Pen Careeer Achievement Award? Quella più seria o quella più sorridente? Sorridente dice Kate. E così sia. Non c’è tempo per rimuginare, il lavoro chiama.
Non appena arrivati sulla scena del delitto ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va sul volto di Castle che appare molto turbato. I segni che la vittima porta in viso, non è la prima volta che Richard li vede. L’autista del camion che ha investito la vittima sostiene di aver visto nei boschi una persona mascherata. La maschera è descritta perfettamente dall’uomo così come l’uomo nero che sostiene di aver visto. Tante sono le domande che Castle gli pone prima di affermare: “Era tutto vero”. E il caso si fa sempre più interessante.
“Beckett io l’ho già vista quella maschera”
Di cosa sta parlando Castle? Il racconto inizia. Quando aveva undici anni il piccolo Castle si trovava a casa dei genitori di un suo amico vicina ai boschi chiamati Hollander’s Woods. L’unica regola che gli era stata data era quella di non entrare da solo lì dentro. Ovviamente lui non l’aveva rispettata e una volta addentratosi aveva visto una cosa di cui non si era mai scordato. Una donna con le stesse ferite in volto della Jane Doe appena trovata, era distesa per terra e un uomo con la stessa maschera descritta dal camionista, era sopra di lei. Quando l’uomo mascherato sembrava essersene andato, Castle si era avvicinato alla vittima. Quello è il primo cadavere che ha visto. Quello è il motivo per cui è diventato uno scrittore di gialli. Mentre, nel ricordo, stava toccando la vittima e stava pensando a quanto freddo fosse il suo corpo, l’uomo mascherato lo aveva afferrato e con un coltello alla gola gli aveva intimato di andarsene e di non dire niente a nessuno se no avrebbe fatto una brutta fine.
Il piccolo Castle era poi andato in un telefono pubblico per fare una soffiata anonima alla polizia. Ma la donna non era mai più stata ritrovata. Il mistero si infittisce.
L’uomo di adesso è lo stesso uomo di allora? Se si, sono passati più di vent’anni, quante vittime ha fatto l’uomo in tutti questi anni? Castle poteva fare qualcosa di più di quello che ha fatto? Tante sono le domande che assillano lo scrittore durante tutta la puntata. L’uomo prende molto a cuore questo caso e vuole risolverlo a tutti i costi.
Nel frattempo con l’aiuto della squadra riusciamo ad identificare la vittima. Il suo nome è Emma e la ragazza, secondo il racconto del padre, si trovava nella zona per cercare un’amica scomparsa, Zoey. L’amica non aveva famiglia e non aveva molti amici. Quando la ragazza era dispersa, nessuno aveva pensato a un rapimento ma solo ad una ragazza che se ne era andata volontariamente. Tutti tranne la sua amica Emma che era andata a cercarla, facendo purtroppo la sua stessa fine. Due più due fa quattro e capiamo che l’uomo mascherato sceglie vittime che non hanno grandi legami o posti fissi in modo che nessuno ne denunci la scomparsa.
Diverso è stato con Emma e diverso fu allora con Castle. Questo è anche il motivo per cui lasciò andare l’undicenne: qualcuno l’avrebbe cercato e forse l’avrebbero scoperto.
Ora è arrivata l’ora di trovare quest’uomo.
L’auto in cui sono state viste salire le vittime è registrata a nome di una donna di settant’anni. Facciamo visita alla sua casa, ma quello che troviamo non è quello che ci aspettavamo. La televisione accesa e una donna di spalle che la guarda. Peccato che appena giriamo la poltrona vediamo che la donna è morta ormai da anni e tutta la scena è a dir poco raccapricciante. La donna ha un figlio, Kate prova a chiamarlo al cellulare. Il cellulare squilla da dentro un armadio della casa. Siamo tutti pronti per vedere cosa c’è una volta aperte le ante. Non c’è niente. Aspettate: un colpo di pistola viene sparato. Dietro l’armadio c’è un varco che fa scappare l’uomo lontano. Per fortuna nessuno è ferito. Abbiamo perso però il sospettato: Noah Lewis.
E’ il momento di Kate. La donna, come sappiamo, ha sostenuto gli esami per diventare Capitano. La donna, come sappiamo, ha dei grandi progetti per il futuro. Quando il Capitano Gates la chiama nel suo studio, la avvisa che la Commissione vuole vederla quella stessa sera. Buono o cattivo segno? Lo scopriremo presto.
Kate si presenta di fronte a due uomini della Commissione e le viene chiesto perché dovrebbe diventare Capitano. Beckett sta iniziando ad elencare i motivi quando viene interrotta da uno dei due uomini e viene attaccata duramente. Le vengono rinfacciati tutti i casi in cui si è quasi spinta oltre la legge, le viene rinfacciata la sua storia con Richard, le vengono ricordati alcuni suoi errori. Non c’è speranza che la facciano Capitano, forse non dovrebbe essere neanche detective, secondo la loro opinione.
Kate sta per andarsene affranta quando torna indietro e si fa valere. Non è d’accordo con tutto quello che è stato detto sul suo conto. Non si è mai spinta oltre la linea della giustizia, ci è arrivata solo sopra. E’ fiera della sua relazione con Castle, con l’uomo che l’ha aiutata a risolvere molti casi. La donna ha fatto un egregio lavoro nel servire le famiglie delle vittime di New York e, a prescindere da quello che dicono due uomini in giacca e cravatta che guardano solo dei documenti, Kate è fiera del suo lavoro e di quello che ha fatto finora.
Brava Kate. Ha superato il test. I due la stavano solo mettendo alla prova per vedere come la donna riusciva a difendersi. E Kate l’ha fatto magnificamente. La commissione teneva d’occhio Beckett da tanto tempo. I due uomini dicono di aver bisogno di persone incorruttibili e forti come lei e le propongono un lavoro. Un lavoro che Kate non si sarebbe mai aspettata. Un lavoro che potrebbe tenerla lontana dal NYPD. Un lavoro in politica come candidata per il New York State Senate. Kate è lusingata ma ci deve pensare.
Castle le dice che la sosterrà qualsiasi cosa deciderà di fare. That’s amore!
Torniamo di colpo al caso quando Noah viene trovato, arrestato e portato in centrale. E’ il momento dell’interrogatorio. L’uomo, palesemente psicotico, confessa di aver ucciso la madre ma non dice nulla sulle altre vittime. A questo punto ci viene il dubbio. E’ davvero lui l’uomo che stiamo cercando? Anche se la sua macchina corrisponde a quella dove sono state viste salire le vittime e anche se tutto sembra dire che lui è il colpevole abbiamo qualche titubanza.
Andiamo quindi a parlare con lo psichiatra che aveva in cura Noah per vedere se scopriamo qualcosa di più. E in effetti qualcosa la scopriamo. Appena lo psichiatra, il Dr. Van Holtzman, inizia a parlare, il volto di Castle cambia espressione. E’ lui. La voce è la stessa dell’uomo mascherato ad Hollader’s Woods. Come fare per incastrarlo? L’uomo sembra un perfetto padre di famiglia. La sua fedina penale è pulita. Ma la voce è quella. Castle non si è mai sbagliato. E noi gli crediamo. E, nonostante qualche dubbio iniziale, anche Kate. E’ allora che escogitano un piano.
Lo psichiatra possiede un capanno sperso nel nulla. Lì dentro potrebbero esserci le prove che stiamo cercando. Ma Kate è un poliziotto, se lei trovasse delle prove senza un mandato, queste prove non potrebbero essere usate in tribunale. Diverso invece se le trovasse solo Castle. Rischierebbe una pena per violazione di proprietà privata, ma lo farebbe per una giusta causa. E infatti lo fa. Ma solo con Kate che aspetta in macchina e collegata telefonicamente, pronta ad intervenire se qualcosa andasse storto.
Castle entra nel capanno. Il luogo sembra un magazzino di cose inquietanti. Alza un telo e la vede: la stessa macchina di Noah. La prima prova. Si gira e la vede: la maschera già vista in passato. Seconda prova. Apre un cassetto e trova un album di foto, foto delle vittime. Terza prova. L’uomo è colpevole. E l’uomo si trova anche dentro il capanno e chiude fuori Kate che prova ad entrare e salvare Castle. L’uomo mascherato atterra Castle e gli punta nuovamente il coltello alla gola, sta per ucciderlo quando Castle mette la mano da sotto la porta e si fa passare da Kate la pistola. Tanti colpi e l’uomo cade a terra, morto. L’incubo è finito. Giustizia è stata fatta.
E’ ora del discorso di ringraziamento al Poe’s Pen Careeer Achievement Award. La commozione inizia a farsi sentire. Non solo per le belle parole di Richard nei confronti di mamma e figlia, della squadra del NYPD, in particolare Ryan ed Esposito e di Kate, ma perché sappiamo che questa stagione è finita, che dovremo aspettare ancora molto prima di rivederli tutti quanti insieme.
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