“Ricciardi è un tipo di detection completamente diversa da quella che siamo abituati a vedere in televisione che è fatta di azione, che è fatta di telefonia, di radar, di telecamere, di prove fatte dalla scientifica. Noi siamo entrati in un mondo che era quello degli anni Trenta dove l’indagine era intuitiva”. Il personaggio che approda sul piccolo schermo, grazie all’interpretazione di Lino Guanciale e alla scrittura di Maurizio de Giovanni “non è soltanto un indagatore, è anche un po’ un giudice nel senso che nel dolore del segreto che lui contiene è anche capace di selezionare il Bene e il Male. Molto spesso emette anche dei giudizi molto importanti”. Saranno anche discutibili, ma “si prende la responsabilità dell’amministrazione del Bene e del Male”.
Queste sono le parole del regista de Il commissario Ricciardi, Alessandro D’Alatri in chiusura di conferenza stampa.
Debutta lunedì 25 gennaio 2021 su Rai 1 Il commissario Ricciardi, una coproduzione Rai Fiction – Clemart srl. La fiction è tratta dai romanzi della serie de omonima di Maurizio de Giovanni editi da Giulio Einaudi Editore. A due giorni dall’uscita, noi di Tvserial.it abbiamo il piacere di partecipare alla conferenza stampa di lancio del titolo, in remoto. Partecipano gli attori Lino Guanciale (commissario Luigi Alfredo Ricciardi), Antonio Milo (Raffaele Maione), Serena Iansiti (Livia) e Maria Vera Ratti (Enrica) e il regista Alessandro D’Alatri.
Alessandro D’Alatri: Ricciardi ha un “dono che è anche una dannazione”
Per il regista Il commissario Ricciardi è un’esperienza straordinaria, il progetto più complesso della sua carriera. Dopo una lunga gestazione, la fiction arriva in tv. Il protagonista è un nobile, barone cilentano che decide di fare il commissario. Questo genere di professione è anomalo per un uomo benestante degli anni Trenta. La motivazione dietro questa scelta sta nel grande fardello che Ricciardi porta con sé.
Il commissario Ricciardi ha un “dono che è anche una dannazione che è la capacità di poter vedere le anime dei morti di morte violenta” e di percepire il loro ultimo pensiero. Nessuno è a conoscenza di questo aspetto e è “un segreto con sé stesso.” Il commissario Ricciardi ha il “terrore di poter trasmettere questo aspetto” ad altri. È per questo che si allontana dal gentil sesso: la paura di riprodursi e condannare qualcun altro al medesimo destino è la ragione per cui allontana il mondo femminile. È proprio questo tormento che rende, secondo il regista Alessandro D’Alatri, l’aspetto sentimentale più interessante.
Il cuore pulsante di questa fiction, vale a dire il lavoro del commissario Ricciardi, è una “indagine emozionale sulla sofferenza.” Il protagonista ha un approccio specifico con il dolore degli altri, è un personaggio “empatico con la sofferenza delle anime.”
Lino Guanciale: la “integrità affettiva” di Ricciardi e degli altri personaggi è più che mai attuale
Il commissario Ricciardi è interpretato da Lino Guanciale che durante la conferenza stampa del 23 gennaio 2021 approfondisce il “mondo dei sentimenti” del personaggio. Gli aspetti che emergono, non solo del suo ma anche degli altri personaggi nella serie sono la “genuinità, autenticità e semplicità” con cui approcciano le relazioni più strette in un “mondo che comincia ad essere acceleratamente complesso”. Per l’attore, quindi, sono personaggi molto attuali, soprattutto se pensiamo alla contingenza che stiamo vivendo.
In questo periodo siamo costretti a stringerci “intorno ai nodi più semplici e primari” dal punto di vista affettivo. Nel mondo complesso in cui viviamo ora ci sono negate alcune dimensioni che reputavamo normali dal punto di vista relazionale. È per questo che “in questa integrità affettiva soprattutto sta un grano della modernità della scrittura” secondo Lino Guanciale.
Antonio Milo: questa fiction è un “inno ai sentimenti” in cui “la forza dei personaggi è l’empatia”
Il personaggio che è legato a doppio filo con il commissario Ricciardi è Raffaele Maione. L’attore che lo interpreta, Antonio Milo, spiega il perché. Maione vive “un grandissimo dolore, un grandissimo vuoto che è il lutto per la perdita di un figlio”. Proprio questa condizione lo lega a Ricciardi. Oltre al rapporto lavorativo, esiste una connessione più profonda “perché grazie a Ricciardi – in qualche modo – riesce a comprendere quel vuoto” e forse a superarlo. Per questo prova anche gratitudine nei confronti di Ricciardi. Alla domanda se abbia paura del Commissario, Raffaele Maione risponde di no perché non importa quello che vede. A lui basta è quello che ha nel cuore.
In questo senso aggiunge forza alla interpretazione per cui “i sentimenti servono per superare i momenti bui della vita”. Di fatto Il commissario Ricciardi è “inno ai sentimenti” in cui “la forza dei personaggi è l’empatia”: tutti i personaggi diventano esseri umani, persone a 360°, in carne e ossa.
Serena Iansiti: Livia forse oggi sarebbe un personaggio diverso
Come sarebbero questi personaggi in carne e ossa se vivessero oggi? Probabilmente diversi. Serena Iansiti, interprete di Livia, ipotizza che probabilmente il suo personaggio non avrebbe rinunciato alla carriera per avere una famiglia se fosse stato scritto ai giorni nostri. Negli anni Trenta, invece, fa questa scelta in linea con il pensiero dell’epoca. Proprio per questo accantona la sua realizzazione professionale “apparentemente senza grandi sacrifici”.
Maria Vera Ratti: Enrica “avrebbe rinunciato a tutto per il Commissario”, ma lui non glielo avrebbe chiesto
A proposito di sacrificio, citiamo una frase stupenda di Maria Vera Ratti, l’interprete di Enrica nella fiction. Il suo personaggio, che ama Ricciardi, “avrebbe rinunciato a tutto per il Commissario, ma non credo che lui glielo avrebbe chiesto”. In questo assunto c’è la genuinità, la semplicità e la forza dei sentimenti di cui i personaggi de Il commissario Ricciardi si fanno portatori.
Anche quando il dolore è senza senso, parafrasando il titolo del primo episodio Il senso del dolore, il commissario Ricciardi ci insegna a non lasciarci scivolare addosso la sofferenza degli altri ma a indagarla per imparare qualcosa anche su noi stessi.
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