Jack Bannon, “La posta in gioco è ancora più alta”

Sir Michael Caine nella trilogia di Christopher Nolan, Jeremy Irons in Justice League e Douglas Hodge in Joker. A loro si unirà presto Andy Serkis, scelto per il film di Matt Reeves. Gli interpreti di Alfred Pennyworth, fidato maggiordomo di Bruce Wayne alias Batman, hanno tutti una cosa in comune: hanno tutti varcato la soglia dei cinquant’anni.
In nessuna iterazione dell’universo di Batman prima d’ora era stata esplorata la gioventù di Alfred. Alla figura paterna dell’Uomo Pipistrello, colui che si è preso cura del piccolo Bruce a seguito del duplice omicidio che lo rese orfano, è restituita una origin story avvincente che si colloca nella Londra degli anni Sessanta.
Tra echeggi di contemporaneità, con una deriva fascista che minaccia il futuro del Regno Unito, e suggestioni che richiamano i mod della Swinging London, Pennyworth combina le proprie incursioni nel pantheon di Batman con le atmosfere di un period drama come se ne vedono pochi in televisione.
“Dopo tutto quello che ha passato nella prima stagione, Alfred gestisce un club notturno a SoHo, un locale nuovo e più grande in una zona considerata neutrale” dice Jack Bannon, classe 1991 e un trascorso in serie come Il giovane Ispettore Morse, mentre al cinema ha preso parte a The Imitation Game.
Reduce della Seconda Guerra Mondiale, nella prima stagione Alfred ha dovuto dire addio alla donna che amava, Esme Winkus, interpretata da una certa Emma Corrin. La sua morte in Pennyworth ha a che fare col ruolo di Lady Diana che ottenne nella quarta stagione di The Crown? Chissà.
“Alfred vuole lasciare Londra, che è in fiamme, e sta cercando di mettere da parte abbastanza soldi per emigrare in America con sua madre e gli amici” racconta Bannon, che aggiunge: “L’elemento della guerra, molto presente nella seconda stagione, contribuisce ad aumentare la tensione nella serie. Per ciascuno dei personaggi, la posta in gioco non è mai stata così alta”.
Paloma Faith, “Tra me e Bet, un gioco di ruoli”

“A volte mi chiedo se c’è una parte di me in Bet, e viceversa” scherza Paloma Faith, eclettica cantautrice inglese che è esplosa sulla scena musicale britannica nel 2009 con il suo album di debutto “Do You Want the Truth or Something Beautiful?”.
Grazie al successo di hit come “Stone Cold Sober”, “New York” e “Only Love Can Hurt Like This”, Paloma Faith ha consolidato il proprio nome nella scena soul-pop d’Oltremanica, parte della stessa generazione di musiciste inglesi assieme a Amy Winehouse, Duffy e Emeli Sandé.
La recitazione non è mai stata trascurata da Faith, che nel 2015 è apparsa nel ruolo di sé stessa in “Youth” di Paolo Sorrentino. Pennyworth rappresenta il suo primo ruolo da protagonista. Nella serie prequel, la cantante interpreta Bet Sykes, aguzzina dell’organizzazione fascista Raven Society. Nella seconda stagione, Bet sarà più vulnerabile.
“Il mio personaggio si legherà ad una persona in maniera romantica, seppur in maniera disfunzionale perché Bet è disfunzionale” dice Faith, che anticipa un esito infelice: “Le persone affette da un disordine non possono avere relazioni sane. Tuttavia, Bet apre il suo cuore e sarà ricambiata, e questo la renderà più tenera, in certi momenti”.
Ritrovare Bet dopo cinque mesi (la serie è stata tra le innumerevoli produzioni interrotte dalla pandemia globale) è stato sorprendentemente facile per la sua interprete. “A dirla tutta ero un po’ preoccupata per essere tornata nei panni di Bet così facilmente” ha scherzato Paloma Faith.
In apertura di post il video integrale con il racconto di Jack Bannon e Paloma Faith riguardo all’esperienza di Pennyworth 2, in streaming a partire dal 28 febbraio su Starzplay.
Di seguito trovate l’intervista esclusive con gli altri protagonisti della serie Emma Paetz (Martha Kane) e Ben Aldridge (Thomas Wayne).
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