Stranger Things 4, che cos’è il Progetto Nina
Che cos’è il Progetto Nina in Stranger Things 4? Scopriamo di che cosa si tratta una delle novità più misteriose introdotte nella quarta stagione disponibile su Netflix dal 27 maggio con i primi sette episodi, e dall’1 luglio con i restanti due.
ATTENZIONE: quello che segue è la spiegazione integrale di che cos’è il progetto Nina in Stranger Things 4 e include alcuni spoiler su tutto quello che succede. Se non avete ancora concluso la visione della quarta stagione e non volete guastarvi le sorprese, vi consigliamo di non proseguire la lettura. Se invece volete scoprire che cos’è il Progetto Nina in Stranger Things 4, qui troverete la risposta.
Come anticipato alla fine della terza stagione, Undici (Millie Bobby Brown) non è più provvista dei suoi poteri a seguito della Battaglia allo Starcourt. Sconsolata e confusa sulla propria identità adesso che non è più una supereroina, Undici viene salvata in extremis dal dottor Owens prima che l’esercito arrivi a lei.
Owens, le rivela, ha messo a punto un progetto per riabilitare i poteri di Undici poiché essi costituiscono l’unica speranza del genere umano di salvarsi dalla minaccia dell’oscurità che proviene dal Sottosopra. Quando Undi acconsente ad andare con Owens per scoprire se i suoi poteri torneranno, il dottore la porta in una base missilistica smantellata nel deserto del Nevada che è stata riconvertita a quartier generale del Progetto Nina.
Di che cosa si tratta? Insieme al dottor Brenner alias Papà, Owens ha messo a punto un piano, insieme ad un equipe di scienziati, che costituisce l’ultimo baluardo prima che le tenebre del Sottosopra prendano il sopravvento. Lo scopo del Progetto Nina è di riattivare i poteri di Undici, che secondo le ipotesi di Brenner e Owens sono ancora dentro di lei, ma sopiti. Bisogna istigarli a manifestarsi di nuovo, così da permettere a Undi di contrastare l’avanzata del Mind Flayer nel loro piano di realtà.
Per scatenarli, i due dottori caleranno la giovane in una vasca sensoriale all’interno del quale sarà costretta, attraverso registrazioni di video-sorveglianza, a rivivere i ricordi più dolorosi del suo passato al laboratorio di Hawkins, e nello specifico quelli legati ad un terribile massacro che l’ha vista coinvolta.
Il nome del progetto deriva da “Nina, ou La folle par amour”, un’opera del compositore francese Nicolas Dalayrac risalente al 1786. Brenner racconta a Undi di aver scelto quel nome perché la protagonista eponima, come lei, si rifugia in un mondo nel quale blocca con vigore i ricordi più dolorosi del proprio passato nel tentativo di proteggersi e preservarsi.
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