Il tema di Justin su Clay in Tredici: il momento più emozionante della quarta stagione assume un significato ancora più speciale quando il pubblico scopre l’argomento del tema di Justin (Brandon Flynn) per la sua domanda di ammissione al college.
ATTENZIONE: quello che segue racconta cosa succede nei dieci episodi di Tredici 4 e include grossi spoiler su tutta la quarta stagione. Se non avete ancora concluso la visione o non volete guastarvi le sorprese, vi consigliamo di non proseguire la lettura.
Nell’ultimo episodio della quarta stagione di Tredici scopriamo che il funerale è di Justin, che soccombe alle complicazioni dell’AIDS. A seguito della sua tossicodipendenza e del suo trascorso da sex worker, Justin non ha mai voluto effettuare il test per HIV. Questo ha impedito al suo medico curante di diagnosticare la patologia e di curarla, compromettendo la salute di Justin al punto che l’infezione da HIV ha raggiunto lo stadio finale di AIDS.
Dopo aver detto addio a Jessica (Alisha Boe), ai suoi genitori Lainie (Amy Hargreaves) e Matt (Josh Hamilton), ad Alex (Miles Heizer) e Charlie (Tyler Barnhardt), a Zach (Ross Butler) e infine a Clay (Dylan Minnette), Justin cade in uno stato comatoso dal quale non si sveglierà più.
Poco prima di partire con Tony (Christian Navarro) per un road trip alla scoperta dell’università di quest’ultimo in Nevada, Clay legge il tema che Justin scrisse per la sua ammissione al college e che gli valse un posto nella prestigiosa Occidental. Avendolo reperito nell’armadietto di Justin, che ha dovuto svuotare l’ultimo giorno di scuola, il tema coglie di sorpresa Clay perché scopre di essere lui il soggetto.
Ecco le parole di Justin, che si manifesta come frutto dell’immaginazione di Clay mentre quest’ultimo le legge, nel toccante addio tra i due fratelli.
Nella mia vita ci sono state ben poche cose positive,
continua a leggere dopo la pubblicitàe gli esempi che ho avuto intorno sono stati pessimi.
Mia madre era tossicodipendente, cambiava in continuazione uomo, e quasi tutti si drogavano.
Avevo un amico che ammiravo, ma poi ha fatto del male a persona cui tenevo e ora è morto.
C’è stato un momento in cui non avevo altro che i vestiti che avevo addosso, e un’infinità di rimorsi alle spalle.
continua a leggere dopo la pubblicitàE poi è comparsa una persona, il suo nome è Clay Jensen.
Anche se gli vomitavo addosso e sul letto, lui c’era, non si tirava mai indietro, ed è il motivo per cui anche se non ho mai avuto una vera famiglia, ora so cosa si prova ad averne una.
Perché Clay me l’ha insegnato. Perché lui è mio… fratello, è la mia influenza positiva. È il motivo per cui sono vivo e in grado di scrivere qualcosa da presentare all’università.
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