Luglio 1967, Newark (New Jersey).
Scoppiano le rivolte tra comunità afroamericani e quelle italiane per il controllo del territorio. A guidare i due estremi sono il ribelle Harold McBrayer (Leslie Odom Jr.), e il mafioso gentiluomo più amato della città Dickie Moltisanti (Alessandro Nivola). Quest’ultimo sembra possedere la giusta dose di intelligenza e sangue freddo per iniziare a scrivere la generazione precedente di una delle più celebri famiglie della storia della televisione. Parliamo de I Soprano, pluripremiata serie HBO creata da David Chase che qui rivive in un’altra storia più antica e controversa, quella di Dickie Moltisanti.
Affascinante, impavido e rispettato da tutte le grandi “famiglie” italo-americane, Dickie è fortemente ammirato dal giovane nipote Anthony Soprano, ragazzo che finisce per essere plagiato dallo zio dando inizio alla leggenda della sua famiglia.
Questa è l’idea alla base de I Molti santi del New Jersey, film distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures che propone uno sguardo nostalgico indietro nel tempo su retroscena della serie premiata con 21 Primetime Emmy Aweard, cinque Golden Globe e due Peabody Award, per citarne alcuni.
Cosa porta infatti Anthony Soprano ad essere l’uomo che conosciamo? Chi è stato ad iniziarlo nel mondo della criminalità e chi ha influenzato il suo carattere rendendolo il leader più temuto di Newark? Scopriamo la risposta a più di venti anni dal debutto della serie con un avvincente lungometraggio diretto dal vincitore di un Emmy per la regia della serie originale, Alan Taylor (“Il Trono di spade”, “Mad Men”), e sceneggiato dallo stesso David Chese insieme a Lawrence Konner.
Scomponendo ogni struttura classica, I Molti Santi del New Jersey non si sofferma sul racconto di un eroe, o meglio di un antieroe che supera una crisi personale, ma si basa su più trame e personaggi uniti da uno stesso dilemma: schierarsi con la famiglia carnale o con quella lavorativa? Questo il grande dubbio che nella serie originale porta Tony, importante boss mafioso spietato e sensibile allo stesso tempo, a cercare aiuto nelle sessioni di terapia. Ad interpretarlo nel film da ragazzo è l’attore emergente Michael Gandolfini (la serie TV “The Deuce: La via del porno”), il vero figlio del compianto James che per sei stagioni ha ritratto l’iconico Tony nella serie originale.
Al suo fianco incontriamo un cast stellare che richiama anche i veri personaggi presenti nella serie tv e non solo. Tra questi citiamo Alessandro Nivola (“Disobedience”, “American Hustle – L’apparenza inganna”), il vincitore del premio Tony Leslie Odom Jr. (“Assassinio sull’Orient Express”), Jon Bernthal (“Baby Driver – Il genio della fuga”), Corey Stoll (“First Man – Il primo uomo”), Billy Magnussen (“Game Night – Indovina chi muore stasera?”), Michela De Rossi (“La terra dell’abbastanza”) John Magaro (“L’ultima tempesta”), con il vincitore dell’Emmy Ray Liotta (la serie TV “Shades of Blue”, “Quei bravi ragazzi”) e la candidata all’Oscar Vera Farmiga (“Tra le nuvole”).
Se da una parte I Soprano rappresentano il mondo della criminalità organizzata nel quotidiano, ovvero mentre si è anche occupati a crescere i propri figli, il lungometraggio diretto da Alan Taylor si concede uno sguardo più ampio raccontando anche dell’esperienza degli immigrati in America. All’inizio del film i membri dei Black Saints rapinano alcuni allibratori clandestini di Dickie, spingendo così il distretto italiano di Newark a rispondere all’offesa. I risentimenti crescono, e nel luglio 1967 la città si infuoca. Ad assistere affascinato è il piccolo Tony, quasi pronto a ricevere il testimone per continuare a scrivere la storia.
Secondo lo stesso regista, l’idea di poter cambiare il proprio destino, le proprie idee e quindi se stessi è alla base del sogno americano. A volte, però, il sogno può anche finire male, proprio come per Dickie Moltisanti.
Ritrovandosi infatti in una delle epoche più tumultuose della storia di Newark, Dickie fatica a gestire le sue responsabilità professionali e personali, influendo così sull’infanzia del nipote che da goffo adolescente si prepara a diventare l’onnipotente boss mafioso Tony Soprano. Chase ci fa scoprire la sua infanzia includendo persino Junior e Johnny, lo zio e il defunto padre di Tony che nella serie tv appaiono soltanto in brevi flashback.
Questi gli ingredienti che compongono la trasposizione valida e in qualche modo anche a sé stante della serie tv. Un racconto che propone un nuovo linguaggio audiovisivo senza però tralasciare mai i tipici tratti distintivi del format originale.
A partire dalla affezionatissima colonna sonora presente sin dal trailer, all’inconfondibile fascino della tipica atmosfera gangstar di fine anni Sessanta. I Molti Santi del New Jersey ripercorre l’inizio di una nuova era della storia americana, avvicinandoci inoltre a una risposta a lungo rimasta in sospeso. Nonostante la brutalità e la crudeltà che lo caratterizzano, perché tutti noi amiamo Tony Soprano?
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