Killers of the Flower Moon, la recensione del nuovo film di Martin Scorsese
Killers of the Flower Moon è il nuovo attesissimo film del premio Oscar Martin Scorsese, presentato al Festival di Cannes 2023 in anteprima mondiale. Diretto e scritto con Eric Roth dal regista di The Wolf of Wall Street, la pellicola è basata sull’omonimo romanzo di David Grann.
Scorsese realizza un crime epico, gangster violento sul passato americano. Una storia incentrata sulla corruzione, sul razzismo, e la malvagità del popolo statunitense nei confronti dei nativi. Il tutto contornato dallo stile estetico del regista con cittadinanza italiana; evocativo e denso di passione fino a colpire dritto all stomaco lo spettatore.
Il cast stellare è guidato dai premi Oscar Robert De Niro e Leonardo DiCaprio. Fra i protagonisti anche il candidato all’Oscar Jesse Plemons, Lily Gladstone e Brendan Fraser, vincitore agli Academy Award 2023 per The Whale.
Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema, Killers of the Flower Moon uscirà nelle sale italiane il 19 ottobre con 01 Distribution, in contemporanea con l’uscita mondiale.
La storia si ambienta all’inizio del XX secolo, dopo la Prima Guerra Mondiale. In America la scoperta del petrolio ha trasformato radicalmente l’esistenza del popolo degli Osage, che diventarono improvvisamente ricchissimi. Il benessere inaspettato dei nativi americani attirò – ovviamente – l’interesse dei bianchi che iniziarono un epoca di manipolazione, corruzione ed estorsione per sottrarre i beni agli Osage. Fino a ricorrere all’omicidio.
Fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per avidità? Questa è la domanda che divampa per tutte le tre ore e mezza del film. Una durata lunga, importante per una sceneggiatura che è tipicamente “scorsesiana“. I fan di Martin Scorsese non resteranno delusi dall’ennesimo film destinato ad entrare nella filmografia cult del regista. In un periodo storico dove Oppenheimer diventa un film commerciale nonostante la sua natura di film d’autore (come era stato per Il Padrino), Killers of the Flower Moon potrebbe non risultare allo stesso modo vincente in sala, ma ottenere ottimi numeri grazie – soprattutto – all’attrattiva dei nomi in campo nella produzione.
Scorsese mette in prima linea due attori feticcio Robert De Niro e Leonardo DiCaprio. Già solo vederli recitare insieme nei primi dieci minuti, a trent’anni da Voglia di Ricominciare e La Stanza di Marvin, vale tutta la visione. DiCaprio, che deve molto alla cinematografia del regista, qui firma l’ennesima performance da ricordare. Ernest Burkhar, un arrivista, complice di un destino più grande di lui, e per il personaggio l’attore ha preso molto spunto da suoi ruoli precedenti. In particolare, da Rick Dalton in C’era una volta a Hollywood per l’accento e il modo di parlare, e – probabilmente per le ambientazioni, per i momenti romance e gli abiti – da Il Grande Gatsby. Ernest, reduce dalla prima guerra mondiale ha tanta voglia di metter su famiglia, e si innamora della nativa americana Mollie (Lily Gladstone da Oscar).
Infine, da aggiungere una mimica facciale con mascella alla Marlon Brando ne Il Padrino. Film che si accosta al personaggio di De Niro, William Hale. Lo zio detto addirittura “Il Re”, è il burattinaio che muove i fili del popolo e delle eredità degli Osage. Hale mette in piedi un vero e proprio business di malavita per rubare le concessioni ai nativi americani. Organizza dietro le quinte matrimoni combinati, diventa amico dei nativi, li convince a farsi assicurazioni sulla vita, e calcola omicidi al minimo dettaglio.
Tuttavia, la vera rivelazione è Lily Gladstone nei panni della ricca donna della tribù Osage Mollie Burkhart, che si innamora di un autista (DiCaprio). Presto la donna vede la sua famiglia e la sua cultura morire lentamente davanti ai suoi occhi. Una performance straordinaria che inizia come dolce e sicura di sé, ma quell’aura presto scivola via come se la vita venisse gradualmente prosciugata dal suo corpo, dalla malattia e dai suoi occhi, i veri protagonisti del film.
Nonostante alcune scene di dialoghi vivaci che fanno sembrare ogni parte della pianificazione e della trama come qualcosa uscito da Quei bravi ragazzi, quindi un divertimento disarmante, Killers of the Flower Moon è un giallo raccontato dal punto di vista degli assassini. Ci offre lo sguardo sfrontato di uomini cospiratori che uccidono un popolo che ritengono inferiore a loro.
Da sottolineare un utilizzo del sonoro impeccabile. Un accompagnamento doveroso alla cultura dei nativi d’America, che arricchisce l’esperienza filmica e la portata del messaggio del film. Epocale la scena culminante del film con il racconto della storia in un teatro di posa, oggi diremmo in stile podcast-live. Qui, con tanto di rumoristi che raccontano le vicende con un omaggio all’iconica Guerra dei Mondi di Orson Wells.
Sebbene siamo di fronte ad una trama conclusiva, Killers of the Flower Moon non ci offre un vero senso di chiusura emotiva. Forse una scelta, quella di Scorsese di enfatizzare il fatto che la violenza non è finita sullo schermo, ma continua ancora oggi.
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