A febbraio arriva il film, commedia musicale Magic Mike – The Last Dance, terzo capitolo del franchise Magic Mike. Dopo il successo di critica e pubblico, Magic Mike – The Last Dance riunisce nuovamente il team del primo film: Channing Tatum riprende il ruolo di Mike Lane, mentre Steven Soderbergh torna alla regia, basato sulla sceneggiatura di Reid Carolin, già autore dei primi due capitoli. Protagonista al fianco di Tatum c’è Salma Hayek Pinault.
Qui la sinossi del film: Dopo una lunga pausa e in seguito ad un affare fallito che lo ha lasciato al verde, costringendolo a lavorare come bar tender nei locali della Florida, per “Magic” Mike Lane (Tatum) è giunta l’ora di tornare sul palco. Con la speranza di partecipare a quello che considera l’ultimo show della sua carriera, Mike si dirige a Londra con una donna ricca e altolocata (Salma Hayek Pinault) che lo attira con un’offerta che non può rifiutare… e un’agenda già pianificata. La posta in gioco è altissima quando Mike scopre cosa ha veramente in mente la donna: riuscirà, insieme ad un nuovo gruppo di ballerini da rimettere in carreggiata, ad essere in grado di farcela?
Completano il cast: Ayub Khan Din (Ackley Bridge); la new entry Jemelia George; Juliette Motamed (We Are Lady Parts) e Vicki Pepperdine (Johnny English colpisce ancora).
Il team di Soderbergh che ha lavorato dietro le quinte, include lo scenografo Pat Campbell (The Bastard Son & The Devil Himself), il costumista Christopher Peterson (The Irishman) e il supervisore musicale Season Kent (KIMI, Lasciali parlare), con le coreografie di Alison Faulk e Luke Broadlick, già entrambi parte del franchise di Magic Mike. Magic Mike – The Last Dance arriva nelle sale italiane a partire dal 9 febbraio 2023, distribuito da Warner Bros. Pictures.

Magic Mike – The Last Dance, la recensione
“Un terzo film non era nei piani. Da un paio di anni lavoravano ad uno spettacolo teatrale tratta dal film. La sceneggiatura e le coreografie erano pronti, quando, dopo una prima prova generale, mi è balenata un’idea folle: e se avessi raccontato al cinema una versione romanzata di come Mike ha avuto l’ide a di realizzare uno spettacolo dal vivo?” Queste sono le parole di Steven Soderbergh in merito al film, il che fa pensare – dopo aver visto il film – che l’idea di base nel realizzare questo capitolo finale si è concretizzata in follia.
La saga cinematografica di Magic Mike che si ispira alla vita del suo protagonista Channing Tatum probabilmente era arrivata al suo culmine con il secondo film. Ogni personaggio aveva il suo epilogo e nonostante la forzatura della trama di Magic Mike XXL, il cerchio si chiudeva in toto. Dopo otto anni arriva il terzo e ultimo film con l’aggiunta nel titolo – appunto – The Last Dance (l’ultimo ballo).
Per molte persone i film di Magic Mike sono stati intesi come guilty pleasure, ovvero del tempo da dedicarsi per non pensare troppo e godersi un’esplosione di ormoni sullo schermo. La sorpresa, però, che i primi due film della saga avevano anche una buona sceneggiatura, con personaggi caratterizzati e non solo oggettivati come corpi maschili sullo schermo. Inoltre, gli attori in scena erano nomi di un certo livello come Matthew McConaughey, Joe Manganiello o Matt Bomer ( spoiler questi ultimi due fanno un cameo nel nuovo film, in una videochiamata).
Ripartire dal ballo
Tutto si perde in Magi Mike – The Last Dance. Ripartire dal ballo, lì dove tutto è iniziato, tornare alle origine delle comunità antiche dove la comunicazione danzante era fondamentale. Il legame tra le persone e la socialità che il ballo ti regala è qualcosa di unico dopo gli anni della pandemia. Premesse ottime che ci vengono narrate dalla voce fuori campo di Zadie Rattigan (Jemelia George), figlia del personaggio interpretato da Salma Hayek Pinault. Channing Tatum – anche produttore del film – ha dichiarato che con questo terzo e ultimo capitolo volevano inserire i migliori ballerini del mondo, presentare la forza della protagonista femminile per ridefinire la figura di Magic Mike.
Elementi che si fanno fatica a ritrovare nella pellicola, dove il tutto si può riassumere in una serie di sequenze frettolose e noiose con pinze narrative casuali che ci catapultano in quel di Londra. Scenografie affascinanti in questo teatro inglese d’epoca, girando in una Rolls Royce Cloud Three, nel centro del capoluogo inglese. Ma il potere del ballo, delle coreografie e soprattutto della musica non ci sono in questo Magic Mike – The Last Dance. Soderbergh ha voluto “strafare” e la potenza del corpo che si muove, la rottura dell’intimità, attraverso un ballo che diventa di più di un rapporto sessuale, vanno a sbiadire. Pecca la musica che – senza alcun motivo – da diegetica diventa extradiegetica, quando in un film sul ballo essa deve sempre essere dentro la scena, devo sentire i suoni dei piedi sul parquet.

Il ballo con la musica distaccata
I ballerini selezionati nel film sono eccezionali. Coreografie che piacciono ma fuggono via senza lasciare traccia. Questo perché la musica non accompagna adeguatamente la scena. L’idea di ricercare ballerini in giro per la città, tra street dancer e provini è un classico del genere, ma senza personalità. I personaggi non hanno un nome e i dialoghi si svolgono principalmente tra i soli due protagonisti. Il resto è puro contorno senza approfondimento. Curiosità: uno dei ballerini è un ragazzo italiano di nome Sebastiano Melo, ex-concorrente del talent show di Maria De Filippi, Amici.
L’unico personaggio interessante è Victor (Ayub Khan-Din) il maggiordomo di Maxandra. Nel complesso la storia risulta una corsa verso la realizzazione di un unico spettacolo, tra difficoltà burocratica e inesperienza da regista del protagonista. Le sequenze in città hanno solo un’occasione per brillare: in un autobus a due piani, i ballerini convincono la classica “signora della burocrazia”(Vicki Pepperdine), tenendola buona per non far chiudere il teatro (visto e rivisto).
I ballerini sono membri degli spettacoli dal vivo, in scena nelle più grandi città del mondo, come Londra, Las Vegas, Berlino e in Australia. Quindi nel film hanno riproposto anche coreografie fatte a teatro con tanti e nuovi stili rispetto ai film precedenti. Troviamo hip hop, krumping jazz, salsa e lap dance atletica.
Una gigantesca scena di ballo
“Abbiamo un ballo di Channing e Salma in prima linea. E poi gli ultimi 30 minuti, e oltre, del film saranno dedicati a questa gigantesca sequenza di ballo”. Il ballo sotto la pioggia finale, più volte ripreso nelle saghe di Step-Up come omaggio a Singin’ in the Rain, doveva regalarci l’epilogo appagante, in un climax per questo grande finale dello spettacolo. Invece si percepisce la sensazione di una performance piatta e distante. L’utilizzo dell’espediente della ballerina professionista (Christie-Leigh Emby) non è molto diverso da una sequenza iconica del film Her di Spike Jonze. Nonostante la presenza di un pubblico dal vivo durante queste sequenze di ballo, la percezione che arriva allo spettatore è di assenza. Invidio molto quelle persone che hanno sentito per davvero l’emozione di questi corpi in movimento.
Ridare potere alle donne, a Isabel dell’opera teatrale immaginaria, rivisitata in una chiave “moderna”, trasformando la protagonista in una Maneater – come canta Nelly Furtado. Tanto potenziale su tematiche attuali, ma la rivelazione filmica decade in un’esibizione fantasma. Come per la saga di Ocean’s Eleven, Steven Soderbergh doveva fermarsi al primo film.
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