Mission Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, la recensione
Tom Cruise è tornato a salvare il cinema con il primo blockbuster dell’estate 2023 Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, dal 12 luglio nelle sale. Scritto e diretto da Christopher McQuarrie, uomo di fiducia di Cruise da anni, il film è la prima parte di quello che è il lungo capitolo finale delle missioni impossibili. Ethan Hunt si appresta a un’altra sfida, leggermente affaticato dall’età.
Nel cast ci sono due ingressi tutti al femminile, HayleyAtwell (l’agente Carter dell’MCU) insieme ad un’altra attrice del mondo dei supereroi, Pom Klementieff (Guardiani della Galassia. Insieme a Tom Cruise, tornano Ving Rhames, Simon Pegg, Rebecca Ferguson e Vanessa Kirby.
In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato. Trovare e disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’intera umanità. Con il destino del mondo e il controllo del futuro appesi a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate.
In un viaggio in giro per il mondo, il settimo film della saga ispirata alla serie tv anni ’60, pone ancora una volta l’adrenalina al centro di queste opere di genere. La IMF (Impossible Mission Force) torna alle origini del primo capitolo di Brian De Palma del 1996, con un’evoluzione dell’intrattenimento subita dopo trent’anni. Mission: Impossible – Dead Reckoning è appunto la parte 1 di un capitolo finale diviso in due parti come è la tendenza del periodo. Tanti colossal che stanno giungendo al termine dopo anni, come FastX. Dopo Top Gun – Maverick, Tom Cruise torna ad essere il paladino della sala cinematografica, ma questa volta il suo Ethan Hunt non si fa da parte, anzi continua a compiere incredibili scene di stunt, diventate elementi iconici e caratterizzanti di tutto il franchise.
Tom Cruise, il paladino del cinema
In questi anni di produzione – lunga e travagliata a causa della pandemia -, sono stati diffusi video e immagini di Cruise intento nelle varie acrobazie. Perché Mission: Impossible si è sempre contraddistinta da tanti altri film d’azione riponendo al centro la fisicità dell’attore. Azioni analogiche che Tom Cruise ha perfezionato nel corso degli anni. Lanci con il paracadute e imprese sempre più inverosimili ma al tempo stesso più reali. In un’epoca in cui stiamo lottando con l’imminente arrivo dell’intelligenza artificiale, la CGI abusata al cinema, Mission Impossible – Dead Reckoning ci riporta alla realtà dell’analogico.
Ethan è diventato più segnato, cinico, emotivamente provato; ha acquisito la gravità che deriva dalla perdita e scopriamo qualcosa dal suo passato. Lui, è cambiato, è più legato ai suoi amici e ai suoi affetti, molto più sentimentale e altruista, dopo aver sofferto. Resta sempre il leader saggio e comprensivo della IMF, quasi indistruttibile alla Dominic Toretto. Al punto tale che anche i suoi compagni danno per scontato che possa saltare con una moto e un paracadute, atterrando su un treno in corsa. Grazie a questa fisicità posta al centro della scena, Christopher McQuarrie ha compreso che per fare un film con Cruise bisogna creare una sceneggiatura che ruoti intorno a lui. Nonostante l’età avanzata (sono 61 per Tom), l’attore vorrebbe continuare fino a 80 anni, e – in realtà – il suo vero nemico è proprio il tempo.
Preservare la purezza del lavoro, della fatica dell’attore, come nel film si combatte contro un villain virtuale, con l’analogico come arma di difesa. Perché nel settimo film di Mission: Impossible, il nemico è un’entità astratta, un’avversario senza corpo fisico, in grado di infiltrarsi in ogni sistema informatico del pianeta.
L’Entità digitale in grado di controllare e manipolare le potenze mondiali, tramite la navigazione nel cyberspazio, e la mente umana viene messa in crisi. C’è chi vorrebbe distruggere quest’arma, perché troppo pericolosa nelle mani di una sola persona e chi vorrebbe utilizzarla per creare una società nuova per un bene superiore. Un concetto che torna come vero nemico di una società che ancora oggi è manipolata e corrotta dalle manie di controllo e grandezza.
Intrattenimento puro
In termini di intrattenimento puro, il film ha molto da offrire. Il montaggio di Eddie Hamilton tiene il ritmo incalzante, mentre la fotografia di Fraser Taggart mantiene le immagini fluide ed emozionanti. Gran parte della spinta deriva anche dalla colonna sonora di Lorne Balfe, con l’iconico tema della serie tv composta da Lalo Schifrin.
Per una serie che ormai è entrata nel suo terzo decennio, Mission: Impossible prosegue con alti e bassi, mantenendo uno standard elevato. Alcuni potrebbero lamentare la trama complicata a discapito di uno sviluppo dei personaggi. La lunghezza del film, per essere una parte uno, 2 ore e 45 minuti forse sono è eccessiva. Alcuni passaggi a vuoto dal punto di vista della narrazione vengono superati grazie a un cast molto azzeccato. Alla produzione elevata che preserva sempre il fattore ‘wow’.
Nel finale c’è un omaggio al primo film con un climax in cui si scontrano quasi tutti i personaggi principali a bordo di un treno fuori controllo, questa volta l’Orient Express, che si precipita verso Innsbruck. La domanda che sorge spontanea è: “Perché i cattivi vogliono sempre arrampicarsi sui tetti dei treni ad alta velocità?”.
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