“Oh baby, baby it’s a wild world”. Era il 2007 quando il cast di Skins concluse la prima, sconvolgente stagione della serie con un’esibizione corale di Wild World.
Oltre ad avere introdotto ad una nuova generazione di ascoltatori il successo che Yusuf Islam, al secolo Cat Stevens, pubblicò nel 1970, Skins ebbe il merito di rompere il Velo di Maya che nessun teen drama, le cosiddette serie adolescenziali, aveva osato squarciare. Portare in scena storie di adolescenti che fossero autentiche nel linguaggio e nella rappresentazione.
Il racconto di formazione non doveva per forza adeguarsi al canone aspirazionale e patinato di Beverly Hills, 90210. Bryan Elsley e Jaime Brittain, co-creatori di Skins, spianarono la strada alle generazioni successive di serie giovani in grado di portare in scena personaggi radicati nel reale.
Tra questi c’era Anwar (interpretato da Dev Patel), liceale di Bristol la cui fede musulmana lo portava a vivere un conflitto interiore nei confronti del migliore amico Maxxie (Mitch Hewer), orgogliosamente gay.
Avrebbero senz’altro molte cose da raccontarsi Anwar e Sana, la protagonista della quarta stagione di SKAM Italia al debutto venerdì 15 maggio su Timvision e Netflix. Ispirata al format norvegese, la serie realizzata da Cross Productions e Timvision rappresenta il primo, e ad oggi, il più riuscito esempio di racconto dell’adolescenza nel panorama della serialità italiana.
Sana, a parole sue
Tredici anni dopo il primo finale di stagione di Skins, il mondo non è meno folle, anzi. Ma ci sono anche segnali incoraggianti.
Per la prima volta in una serie televisiva italiana pone al centro del racconto una ragazza italiana di fede musulmana, rendendola non soltanto protagonista ma riponendo nelle sue mani il controllo della propria narrazione.
“La più grande cosa contro cui Sana lotta per tutto il corso della stagione è l’idea di essere vista come una persona che ha subìto dei condizionamenti” ha raccontato Ludovico Bessegato, regista e showrunner della serie, nel corso dell’incontro di presentazione alla stampa tenutosi via Zoom. “
Sana invece rivendica la sua scelta di essere credente, di portare il velo e di voler aspettare il matrimonio per avere una vita sentimentale. Nella serie, è il suo stesso padre a chiederle di non portare il velo, in quanto indossarlo genera pregiudizi e diffidenza: è Sana di aver scelto di portarlo contro il consiglio dei genitori stessi”, ha spiegato Bessegato.
“Finalmente in Italia vediamo qualcosa di nuovo, di importante e di speciale: la narrazione al di fuori di cliché della vita normalissima di una giovane donna musulmana in Italia” ha esultato Sumaya Abdel Qader, sociologa, autrice e consulente alla sceneggiatura per la quarta stagione.
Mulsulmana praticante, Abdel Qader ha aperto le porte di casa sua al regista Bessegato e lo ha introdotto alla comunità nella quale è attiva per intraprendere il lavoro di ricerca che ha reso possibile il livello di profondità narrativa conseguito nella serie.
“Questo focus è inedito: non siamo abituati a storie su giovani donne italiane di fede musulmana” ha aggiunto Abdel Qader specificando che la stessa concezione di seconda generazione è ormai superata. Si tratta di giovani italiani che contribuiscono “Ad un processo avanzato di interazione e pieno attivismo in quello che si ritiene ciò che si ritiene il proprio Paese, l’Italia”, ha specificato l’autrice.
“Sana vive un conflitto tra la scelta di avere una scelta così forte e la volontà di partecipare attivamente la vita sociale delle sue coetanee che include anche risvolti sentimentali” ha riflettuto Beatrice Bruschi, interprete di Sana, che continua: “La difficoltà che ha Sana che accomuna molti giovani come lei è quella di mettere a fuoco la propria identità”.
In questa stagione Sana si sentirà un pesce fuor d’acqua, anticipa l’attrice: “Le sue compagne non la capiscono, ma nemmeno i genitori e le sue amiche musulmane più conservatrici”. Questo la porterà a sentirsi incompresa, secondo Beatrice Bruschi: “Sana si sentirà sola e come tantissimi ragazzi adolescenti avrà paura. Quando uno ha paura tende a chiudersi, isolarsi, a comportarsi in maniera irrazionale”.
In questo percorso di auto-consapevolezza, Sana potrà contare sull’aiuto di Malik (Mehdi Meskar), amico del fratello Rami (Ibrahim Keshi). “Malik ha trovato un certo equilibrio tra i valori in cui crede e il suo posto nella società. Sarà questa qualità ad incuriosire Sana all’inizio, e magari la farà anche innamorare” ha detto Mehdi Meskar, che oggi vive in Francia.
Nello spiegare cosa lo avesse colpito sin dal primo istante del suo personaggio, Beskar ha confessato: “Mi ha colpito la sua delicatezza, la sua generosità, ama prendersi cura degli altri. È sempre un piacere trovare un personaggio portatore di valori positivi di generosità, di convivialità, che magari spesso non si trovano nei personaggi di origini magrebine”.
“Sana è una come noi”
La quarta stagione di SKAM Italia giunge a seguito di un percorso travagliato e complesso, funestato anche da condizioni meteorologiche sfavorevoli.
“Su trentun giorni di riprese ha piovuto per ventinove giorni e mezzo. Nonostante questo non abbiamo battuto ciglio” ha detto Bessegato sorridendo, per poi aggiungere: “Negli ultimi due mesi di lavorazione c’è stata una pandemia che ci ha costretti di montare questa stagione da remoto con Zoom”.
Poco male: la storia di Sana meritava di essere raccontata. Lo spiega il regista Bessegato:
Grazie a tutti gli sforzi di Timvision, Netflix e Cross Productions, abbiamo realizzato una stagione nella quale abbiamo cercato di dare ulteriore profondità trattando un argomento che finora in Italia è sempre stato affrontato in maniera laterale. Noi ci siamo presi la responsabilità di affrontarlo pienamente.
L’obiettivo di SKAM Italia, secondo il regista Bessegato, “Non è dare risposte ma porre domande al pubblico, che attraverso questa serie entra in contatto con qualcosa con cui non è sempre abituato a empatizzare”.
Concorda Abdel Qader, che aggiunge:
Credo che SKAM Italia, e la quarta stagione ancor di più, sia un manifesto alla diversità intesa come pluralità, specificità.
Questioni che portano ricchezza, sfide – non tutto è facile da assimilare – evoluzione e crescita personale.
Questi personaggi lo dimostrano e questo stesso impatto lo avrà anche su chi guarderà la serie e questa stagione in particolare.
Sui fan di SKAM Italia, che non in minima parte hanno contribuito alla realizzazione della quarta stagione grazie alla loro incessante attività sui social, Ludovico Bessegato ha rivolto parole di grande affetto:“Il fatto che SKAM abbia un fandom così fantastico e numeroso è parte della serie, non si può slegare SKAM dal suo pubblico, siamo un’unica entità”.
“Sarò onesta: avevo paura di come il pubblico italiano potesse accogliere questa protagonista” ha ammesso Sumaya Abdel Qader, che si è detta ben felice di doversi ricredere. “Invece ho trovato la voglia di conoscerla senza pregiudizio. Sono molto contenta di aver visto sui social dalle fasce più giovani una reazione positiva. I fan accorrevano a difendere il personaggio dai suoi detrattori dicendo: ‘Sana è una come noi’”.
I pregiudizi che le Sana d’Italia (e non solo) si ritrovano ad affrontare quotidianamente non sembrano attecchire sulle nuove generazioni, secondo Ludovico Bessegato. “Sono convinto, e l’ho visto coi miei occhi, che le persone giovani non abbiano questo tipo di pregiudizi che sono soltanto condizionamenti culturali.
Le persone giovani sono attirate dalla curiosità”.
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