Westworld 2×09, il punto di fuga
Nella prospettiva, il “punto di fuga” (Vanishing point) è un punto nel quale le linee parallele sembrano convergere in un unico punto. Il titolo di questa nona puntata di Westworld riassume quindi esattamente la sensazione di “convergenza” suscitata dalle storylines dei protagonisti, che si dirigono in un punto preciso del parco ciascuno spinto da intenzioni diverse.
“Quando ad Alessandro fu detto dell’esistenza di un’infinità di mondi egli pianse perché non era riuscito a dominarne nemmeno uno”. In una delle prime scene dell’episodio William corregge la citazione di un ospite della sua festa e apre una porta per una possibile interpretazione della sua vicenda, che scorre parallela a quella di Dolores, con la quale molto probabilmente si misurerà nuovamente nella puntata finale.
Il punto di fuga, la convergenza immaginaria tra l’Uomo in Nero e la “Portatrice di morte” è di nuovo nel dolore, nella perdita macchiata dalla colpa, nell’impossibilità di dominare il microcosmo costituito dal sé dove il lato oscuro si allarga a macchia d’olio, si mescola ai ricordi e annebbia la capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Entrambi si muovono su un sentiero ambiguo, in cui compiono delle scelte che con buona approssimazione non sono completamente libere, scrivono capitolo dopo capitolo la narrativa di qualcun altro, illudendosi di poter dominare Westworld e di riflesso il mondo intero.
Dolores e William sono specchio l’uno della l’altra, incarnano il bene esteriore e il male interiore, riassumono, esasperandolo, il conflitto presente in parte infinitesimale in ciascuno di noi, che in quanto esseri umani ci troviamo a metà strada tra gli angeli e le bestie (Cit delle Enneadi di Plotino).
Quanto è coinvolto Ford in questo doloroso peregrinare? Quanto la sua visione meccanicistica dell’”uomo come lupo per l’altro uomo” (Thomas Hobbes) è coinvolta nella creazione di questo grandioso esperimento in cui l’intelligenza artificiale tenta di riprodurre la complessità dell’animo umano, il dolore, la disperazione, ma anche la grandezza, di cui Maeve è l’incarnazione.
Lei, la creatura che Ford ha amato più intensamente e per la quale ha creato un sentiero verso la libertà, ha compiuto la vera scelta libera di rifiutare il mondo reale per rientrare nel parco nel nome di un amore che non ha mai potuto dimenticare. Il suo cammino è quello che più di tutti richiama l’uomo “angelo”, che non si tira indietro di fronte a ciò che va fatto, ma nello stesso tempo non forza la mano, lascia libertà di scegliere.
Il viaggio sta volgendo al termine: difficile dire che cosa ciascuno troverà nell’Oltre Valle e se sarà deluso, felice o semplicemente sopravvissuto.
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